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Ingegneria e Burocrazia
di Paolo Rugarli*

Ingegneria e Burocrazia

Una riflessione critica su norme sismiche e buon senso del progettista

Vedi Aggiornamento del 14/11/2012
di Paolo Rugarli*
Vedi Aggiornamento del 14/11/2012
08/06/2012 - Il terremoto in Emilia e i conseguenti crolli che hanno interessato moltissimi capannoni industriali hanno dato vita ad un acceso dibattito sui sistemi costruttivi di questi edifici e sulla loro risposta al sisma.
 
Pubblichiamo un contributo di Paolo Rugarli, Ingegnere Strutturista.
 
“I morti del terremoto in Emilia interrogano tutti noi. Non è accettabile che edifici costruiti negli ultimi 50 anni cadano come castelli di carte. Quando questo avviene, e questo è avvenuto, dobbiamo chiederci perché. Si è detto che la colpa è delle normative non aggiornate. Lo hanno detto in tanti, inclusi professori universitari. Non sono d’accordo: non in questo caso, e spiego perché. Le normative non possono oggi, non potevano ieri, e non potranno domani sostituirsi alla alta competenza tecnica necessaria per progettare strutture, ed alla imprescindibile cura “del buon padre di famiglia” che si deve avere.
 
Non è corretto credere che tutto ciò che la norma non vieta espressamente sia consentito, e non è corretto credere che si debba fare solo ciò che la norma dice di fare. Chi la pensa così pone involontariamente le basi per possibili disastri, perché infinite sono le incertezze e la norma non può descriverle tutte. La norma è fatta da persone umane, con le loro manchevolezze, tecniche e non. Quelle del ‘96 come quelle del 2008. Ci vuole più umiltà e consapevolezza. Asserire che la progettazione debba essere lo specchio fedele della normativa vuol dire trasformare gli ingegneri in burocrati, chiedere loro di mettere i paraocchi e porre le premesse per il disastro. Non perché la normativa sia troppo severa, ma perché lo è per definizione troppo poco, non potendo “coprire” le innumerevoli casistiche che la realtà propone.
 
Occorre riappropriarsi del buon senso. Nessuno dubita che lo sforzo con cui gli studiosi tentano di mettere a punto e migliorare le mappe sismiche sia genuino. Ciò che si dubita è che una parte degli studiosi, strettamente collegata a chi fa le norme, abbia la modestia necessaria ad affermare l’ovvio: le stime quantitative che dicono dove ci saranno i terremoti, con che “periodo di ritorno” e con che severità, sono affette da pesanti errori ed incertezze, e quindi non possiamo e non dobbiamo fare assegnamento solo su quelle. Non ieri, e non oggi.
 
Chi scrive ha dimostrato in un articolo del 2008, sulla rivista Ingegneria Sismica, /1/, che le accelerazioni previste dalla norma 2008, sono illusoriamente precise: hanno quattro cifre, come se si misurasse l’altezza di uno sconosciuto con una bottiglia, per poi dare l’altezza in decimi di millimetro. Ivi anche si dimostrò quanto illusoria fosse la precisione del reticolo sismico su maglia di 5,5 Km, e si evidenziò che sulla frontiera tra maglia e maglia si ottenevano numeri diversi (un grave problema che era sfuggito ai normatori e che già denunciava la favolistica precisione di quel metodo, poi “corretto” nella Circolare).
 
Quali le conseguenze oggettive? Far credere di saperne molto di più di quanto in realtà se ne sappia. Si dirà “ma è il meglio che abbiamo”. Pur essendo il meglio che abbiamo non è sufficiente, e quindi da ingegneri dobbiamo integrare con regole a favore di sicurezza. Questo dice il buon senso: è ora di dire ingegneristicamente che il nostro Paese è tutto sismico, con diversi gradi di severità da determinarsi con ampi e chiari margini di sicurezza. Ma l’idea che per decreto si potesse dire “questo comune è sismico”, “quest’altro no”, tal che ancora il D.M. 1996 (il 1996, non il 1789 o il 1648, pochi anni fa) elencava presuntuosamente i comuni “sismici”, ha generato l’erronea ed infondata credenza che per decreto si potessero dominare le spaventose incertezze, ed ha fornito un involontario alibi a chi ha ritenuto di poter omettere dettagli che appaiono francamente legati al solo buon senso, non alla sismica.
 
Oggi non abbiamo più la presuntuosa lista dei comuni sismici, ma abbiamo l’altrettanto presuntuosa mappa in falsi colori (e necessariamente falsi valori) con le severità attese. In questi giorni si è sostenuto che siccome i Comuni colpiti dal terremoto non erano classificati sismici, allora è spiegabile ed era “a norma” che le travi dei capannoni fossero semplicemente appoggiate, a secco, sui montanti.
 
Avendo inserito in un forum un duro intervento a favore di una presa di coscienza del fatto che costruire triliti appoggiati è cosa pericolosa, un bravo Collega ha inserito una immagine, solo questa, che qui possiamo vedere (Fig. 1), nella quale si apprezzano i dispositivi di vincolo tra montante e traverso previsti dai costruttori di Stonehenge, 3500 anni fa. Essi non avevano le mappe sismiche, non avevano i decreti, ma avevano il buon senso per cercare di fare qualcosa. (E preciso che un archeologo esperto in Stonehenge, Professore alla Università di Sheffield, da me interpellato, ha confermato la presenza dei giunti).
 
È il buon senso ad essere stato violato. A parere di chi scrive tutti i capannoni costruiti in tal guisa, ovunque, dovrebbero essere immediatamente messi in (maggior) sicurezza. “Siccome la norma dice che qui non c’è il sisma, allora non ci sono scuotimenti significativi, non ci sono azioni dinamiche, nulla mai potrà allontanare la trave dal suo appoggio, tranne la temperatura o il vento, quasi statici, che calcolo dare effetti risibili. Quindi io non ci metto nulla. Nulla di nulla”.
 
Ma questo è un ragionamento temerario. Almeno qualcosa valutato ingegneristicamente e non burocraticamente bisognava metterlo perché noi non siamo Dio, anche se dotati di cattedra, noi non conosciamo la natura con questa certezza, e per decreto. Per decreto, e per cieca fiducia nel decreto, si è azzerato il buon senso, si è azzerato il senso comune, si è quantificato pari a 0,0000 l’incerto e l’indefinito. Ma questa non è ingegneria: è burocrazia. E a mio parere sono alibi quelli di chi pretende di aver avuto ragione. Torna alla mente la Ginestra di Leopardi: Qui mira e qui ti specchia,/secol superbo e sciocco...
 
Ma v’è di più. Incredibilmente, la norma attuale (e l’EC8: perché?) ancora consente in zona sismica travi maestre di copertura in appoggio scorrevole, il cui mancato appoggio con conseguente crollo è solo prevenuto dal controllo di spostamento (formula 7.4.24 NTC 2008); il controllo di spostamento, a sua volta, dipende dalla molto incerta “precisione” delle mappe sismiche via la stima di ag, Fo e T*C (spettro elastico), e dipende dalla molto incerta valutazione degli effetti di suolo via la stima di SS, che può variare ben da 0,9 a 1,80; dipende inoltre dalla stima della velocità delle onde di taglio vs: un chiaro esempio - a parere di chi scrive - di norma in vigore ma molto pericolosa: troppa fiducia in una illusoria precisione.
 
Forse è ora che gli Ordini degli Ingegneri verifichino quanti sono in grado di svolgere l’alto compito di progettisti strutturali, e che si limiti ai soli competenti e consapevoli dei nostri limiti il diritto di fare qualcosa in questo ambito, così come non si consente agli ortopedici laureati in Medicina di operare il cuore, o ai cardiochirurghi di fare i dentisti. Ciò comporterebbe una diminuzione del rischio. Idem per i normatori, con in più il prerequisito della totale indipendenza.
 
Altresì, è ora che i Committenti non si fidino di chi gli prospetta la struttura meno costosa e “a norma”, ma vaglino la professionalità di chi progetta: non dipende inversamente dal costo del costruito. Se un esperto dice che certe cose vanno fatte, non si deve avere l’arroganza di dire che non servono (“troppo ferro”, “tanto sta su”) , perché sarà poi anni o decenni dopo che gli errori potranno tragicamente svelarsi. Le norme da sole non bastano: serve la professionalità. È questa, a mio parere, la (ennesima) lezione.”
 
/1/ Zone Griglie o... Stanze?, P. Rugarli, Ingegneria Sismica, 1/2008
 
Fig. 1. Triliti a Stonehenge. Evidenziati i vincoli pilastro traverso
Fig. 2. Punti identici, maglie diverse. Discontinuità di maglia nella NTC 2008 (/1/)
Fig.3. La figura della normativa attuale che mostra travi scorrevoli sui pilastri

 
* Ingegnere Strutturista Castalia srl
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