
Seconda rata Imu, in più di 2mila Comuni si rischia di pagarla
NORMATIVA
Seconda rata Imu, in più di 2mila Comuni si rischia di pagarla
Se nel 2013 è stato deciso un aumento rispetto all’aliquota base si dovrà pagare il 40% dell'eccedenza
Vedi Aggiornamento
del 17/01/2014
02/12/2013 - bsp;- Dopo la cancellazione della seconda rata Imu col Decreto approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri, è giallo sulle prime case che potrebbero pagare un “residuo” dell’imposta.
Quali immobili non pagheranno
Il Decreto esenta dalla seconda rata Imu le prime case, ad eccezione degli immobili di lusso appartenenti alle categorie catastali A1, A8 e A9, le unità immobiliari delle cooperative edilizie, adibite ad abitazione principale dei soci assegnatari, e gli alloggi Iacp o appartenenti ad altri programmi di edilizia pubblica.
Non pagheranno neanche le case coniugali assegnate ad uno dei coniugi dopo il provvedimento di separazione, gli immobili posseduti dal personale delle forze armate e tutti quegli immobili che i Comuni hanno equiparato, con delibera, alle abitazioni principali, come ad esempio le abitazioni concesse in comodato d’uso gratuito ai figli.
Beneficeranno dell’esenzione anche i terreni agricoli e quelli non coltivati posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali e i fabbricati rurali strumentali all’attività agricola. Come comunicato dal Ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, l’imposta è stata inoltre dimezzata per i terreni agricoli posseduti da soggetti che non sono agricoltori professionali.
Minori entrate per i comuni e rischio pagamento
Il decreto stanzia 2 miliardi di euro che per compensare le minori entrate dei Comuni, ma lascia anche intendere che non tutti i contribuenti sono al riparo dalla seconda rata dell’imposta.
Secondo il testo, infatti, l’eventuale differenza tra l’imposta calcolata in base all’aliquota del 2013 e quella calcolata con l’aliquota base del 2012 deve essere versata dal contribuente “nella misura del 40% entro il 16 gennaio 2014”. Questo significa che il proprietario di una abitazione principale, situata in un Comune che nel 2013 ha elevato le aliquote dell’imposta, dovrebbe pagare il 40% della differenza tra la nuova imposta e l'imposta base (calcolata con l’aliquota del 4 per mille).
La situazione non appare ancora del tutto chiara dato che i Comuni hanno tempo fino al 9 dicembre 2013 per l’approvazione delle delibere con cui sono fissare le aliquote dell’imposta comunale. Al momento i Comuni che hanno deliberato sono circa 4 mila e quelli che hanno alzato l'aliquota poco più di 2mila, ma potrebbero aumentare fino al 5 dicembre, creando una situazione che i Caf, Centi di assistenza fiscale, hanno definito allarmante. Oltre ai tempi ristretti per la quantificazione degli importi da pagare, i Caf temono infatti il verificarsi di contenziosi tra contribuenti e amministrazioni.
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Quali immobili non pagheranno
Il Decreto esenta dalla seconda rata Imu le prime case, ad eccezione degli immobili di lusso appartenenti alle categorie catastali A1, A8 e A9, le unità immobiliari delle cooperative edilizie, adibite ad abitazione principale dei soci assegnatari, e gli alloggi Iacp o appartenenti ad altri programmi di edilizia pubblica.
Non pagheranno neanche le case coniugali assegnate ad uno dei coniugi dopo il provvedimento di separazione, gli immobili posseduti dal personale delle forze armate e tutti quegli immobili che i Comuni hanno equiparato, con delibera, alle abitazioni principali, come ad esempio le abitazioni concesse in comodato d’uso gratuito ai figli.
Beneficeranno dell’esenzione anche i terreni agricoli e quelli non coltivati posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali e i fabbricati rurali strumentali all’attività agricola. Come comunicato dal Ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, l’imposta è stata inoltre dimezzata per i terreni agricoli posseduti da soggetti che non sono agricoltori professionali.
Minori entrate per i comuni e rischio pagamento
Il decreto stanzia 2 miliardi di euro che per compensare le minori entrate dei Comuni, ma lascia anche intendere che non tutti i contribuenti sono al riparo dalla seconda rata dell’imposta.
Secondo il testo, infatti, l’eventuale differenza tra l’imposta calcolata in base all’aliquota del 2013 e quella calcolata con l’aliquota base del 2012 deve essere versata dal contribuente “nella misura del 40% entro il 16 gennaio 2014”. Questo significa che il proprietario di una abitazione principale, situata in un Comune che nel 2013 ha elevato le aliquote dell’imposta, dovrebbe pagare il 40% della differenza tra la nuova imposta e l'imposta base (calcolata con l’aliquota del 4 per mille).
La situazione non appare ancora del tutto chiara dato che i Comuni hanno tempo fino al 9 dicembre 2013 per l’approvazione delle delibere con cui sono fissare le aliquote dell’imposta comunale. Al momento i Comuni che hanno deliberato sono circa 4 mila e quelli che hanno alzato l'aliquota poco più di 2mila, ma potrebbero aumentare fino al 5 dicembre, creando una situazione che i Caf, Centi di assistenza fiscale, hanno definito allarmante. Oltre ai tempi ristretti per la quantificazione degli importi da pagare, i Caf temono infatti il verificarsi di contenziosi tra contribuenti e amministrazioni.
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