Freyrie: ‘la qualità dell’architettura sia arma contro il malaffare’
27/01/2015 - “Usare l’arma della qualità dell’architettura contro il malaffare, la mafia, la cattiva sorte delle opere pubbliche italiane. È questa la sfida del nuovo Codice degli Appalti”.
Così scrive Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc), in una lettera aperta alla presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, ai presidenti dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, e della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, Ermete Realacci e al viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini.
“Il sistema mafioso o anche solo corrotto che inquina gli appalti delle opere pubbliche italiane - spiega Freyrie - non prevede la competenza di bravi architetti o di imprese di costruzioni serie: ecco perché si vince il malaffare con la qualità dei progetti, con i concorsi di architettura a cui la ‘ndrangheta non partecipa, laddove i progetti hanno tempi e soldi adeguati agli standard internazionali”.
“Le mafie - prosegue il presidente del Cnappc - non hanno problemi né a produrre certificati né a dimostrare volumi d’affari adeguati agli assurdi parametri stabiliti dall’odierno Codice degli Appalti. Il loro tallone d’Achille è la competenza, la professionalità, la cultura”.
“Un progetto ben fatto, una buona architettura, un’opera utile e bella - aggiunge Freyrie - è quello che la norma e la pratica dovrebbero assicurare alla comunità dei cittadini, spendendo i loro denari. Oggi in Italia per realizzare il progetto della ristrutturazione di un edificio ospedaliero, in Calabria, si danno ai concorrenti 60 giorni di tempo per predisporlo, ovvero il tempo normale per disegnare il rifacimento di un piccolo appartamento. Sono quotidiane le assegnazioni di incarichi pubblici di architettura con ribassi al 70 o 80% rispetto agli standard normali di costo di un progetto, in Italia come in Europa, senza chiedersi come mai ci sono professionisti disposti a perdere denaro pur di vincere”.
“In Italia - spiega Freyrie - è normale pensare che chi fa il progetto preliminare sia un professionista diverso da quello che realizza quello definitivo, diverso anche da quello cui viene commissionato quello esecutivo, mentre ad un quarto professionista va la direzione dei lavori: come se il progetto fosse un salame da fare a fette, con il bel risultato che nessuno avrà più alcuna responsabilità e le varianti impazzano”.
“Se con il nuovo Codice finalmente, il Governo e il Parlamento decideranno che nelle gare si vince sulla base di criteri di qualità del progetto, non solo avremo buone architetture pubbliche, realizzate bene e al giusto costo, ma avremo inferto un colpo molto serio alle mafie, che sugli appalti pubblici hanno costruito le fondamenta della loro economia” - conclude la lettera.