
Incarichi di progettazione gratis, Catanzaro non è un caso isolato
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Incarichi di progettazione gratis, Catanzaro non è un caso isolato
Architetti: ‘sentenza aberrante, si avalla il caporalato intellettuale e professionale’. Oice: ‘non ci stiamo, siamo ancora una Repubblica fondata sul lavoro?’
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del 24/03/2025

06/10/2017 - Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha stabilito che le Amministrazioni possono bandire gare di progettazione senza prevedere un compenso per il progettista. La pronuncia si riferisce al caso del Comune di Catanzaro, che invece di indicare un compenso per il vincitore, ha previsto solo un rimborso spese.
La sentenza ha suscitato le proteste dei professionisti, anche perché il Comune di Catanzaro non è l’unica Amministrazione pubblica ad aver chiesto ai progettisti di lavorare a titolo gratuito.
Qualche anno fa, il Comune di Battipaglia (Salerno) era alla ricerca di volontari che partecipassero alla redazione del PUC. Per il Nuovo stadio di Pisa, i geometri hanno pagato per realizzare un progetto gratuito, fornito dopo un corso di formazione costato 600 euro a testa. Era a titolo gratuito anche la ricerca di uno sviluppatore informatico nel Comune di Parma. Dopo questi casi, nel 2013 Inarsind ha istituito un Osservatorio.
Sempre nel 2013, il Comune di Brolo (Messina) conferiva un incarico, a titolo gratuito, per la redazione di uno studio geologico. Ci sono stati poi il Comune di Bagheria (Palermo), che offriva un euro per un progetto di riqualificazione di una scuola, Pomezia (Roma) che cercava professionalità esterne disposte a far parte dello staff del Sindaco, ‘mediante contratti di liberalità’.
Nel 2016 il Comune di Gubbio (Perugia) ha chiesto la riprogettazione in BIM (Building Information Modeling) dei lavori di realizzazione di una scuola elementare. In cambio ha offerto una sponsorizzazione, cioè la possibilità di indicare l’incarico svolto nel curriculum.
“La redazione di un Piano Strutturale - ha spiegato - è un incarico lungo, complesso e multidisciplinare da cui scaturiscono le azioni di tutela e sviluppo dell’intero territorio comunale. È un incarico estremamente delicato che mette in gioco grandi interessi privati e pubblici e che le Amministrazioni normalmente definiscono “strategico” e su esso investono energie intuendone l’importanza per la competitività dei loro territori”.
Dopo aver ricordato che il Codice Appalti vieta la prestazione d’opera professionale a titolo gratuito a vantaggio di una pubblica Amministrazione, che nei contratti aventi ad oggetto servizi di ingegneria e architettura la stazione appaltante non può prevedere quale corrispettivo forme di sponsorizzazione e che è obbligatorio l’utilizzo del Decreto Parametri (DM 17 giugno 2016) per calcolare l’importo a base di gara, Cappochin ha affermato che “è quindi paradossale che in Italia il dibattito non si concentri sulla qualità dei Piani (e in generale sulla bontà delle prestazioni professionali), ma sul mero risparmio economico (perseguito, perlopiù, solo sul breve periodo) ricavabile da surreali quanto inefficaci percorsi di affidamento”.
Sulla base di questi elementi, Cappochin ha sottolineato la necessità di approvare al più presto la norma sull’equo compenso “che affianchi a livello di incarichi privati quanto già normato per gli incarichi pubblici”.
"Oltre a violare i principi del recente Codice degli Appalti, che rimette al centro del sistema la qualità della prestazione professionale, vietando di prevederne il pagamento subordinato al finanziamento dell’opera, si afferma l'incredibile principio secondo il quale il corrispettivo del professionista risiederebbe addirittura nel "ritenersi lusingato" dall'eseguire un piano urbanistico per il Comune di Catanzaro!"
"E’ vero che la Corte di Giustizia, al fine di ampliare i margini della tutela della concorrenza, ha recepito la nozione di "onerosità" del contratto di appalto in termini elastici. Tuttavia, nel caso di specie il "corrispettivo", ancorché immateriale, è puramente ipotetico ed idealizzato dal Consiglio di Stato e si presta ad usi impropri ed a facilitare pratiche corruttive nell’affidamento degli incarichi, proprio quelle che il Codice (D.lgs. 50/2016) intendeva evitare".
“Comunque la si analizzi - ha concluso Zambrano - questa è una sentenza grave che crea un precedente pericolosissimo. A questo punto diventa urgente, a maggior ragione, la fissazione di un equo compenso per l’attività del professionista. A tutela della dignità di quest’ultimo, ma soprattutto degli interessi dei cittadini e della collettività. Ci auguriamo che il Parlamento e l’Anac intervengano per evitare il pericolo di una ulteriore degenerazione della pubblica amministrazione".
"Innanzitutto - ha precisato Scicolone - la sentenza riguarda un caso precedente il Decreto Correttivo del Codice che ha vietato alle amministrazioni di prevedere come corrispettivo forme di sponsorizzazioni o rimborsi come remunerazione delle attività di ingegneria e architettura, ma è nel merito delle argomentazioni che non si può essere in alcun modo d'accordo con la sentenza".
"È semplicemente folle immaginare che un professionista o una società possano svolgere attività che impattano sulla sicurezza dei cittadini e sull'efficienza ed efficacia degli investimenti pubblici senza alcun corrispettivo, nel presupposto di non meglio identificate, e francamente inquietanti, altre utilità. I giudici, animati dal solo intento di legittimare ogni forma di contenimento della spesa, anche sulle spalle di giovani professionisti che lavorano in studi e società, hanno preso un vero e proprio abbaglio non considerando che il paragone con gli enti no profit è palesemente improprio perché - come è noto - anche per tali enti i fattori della produzione, cioè il lavoro, sono ovviamente inglobati nel corrispettivo, ancorché ridotto".
"Si deve decidere se - ha aggiunto - dopo le vessazioni continue del settore pubblico che costringe a pagare una tassa per partecipare alle gare, a rimborsare le spese di pubblicità dei bandi di gara e ad accettare clausole inique sui pagamenti, progettisti, studi e società di ingegneria devono definitivamente chiudere o rivolgere la propria attenzione all'estero dove la professionalità è apprezzata. Noi non ci stiamo e ci appelliamo al Governo, al Parlamento, all'ANAC e agli altri colleghi del nostro settore affinché prendano posizione su questa scellerata pronuncia che rappresenta un vero e proprio insulto alla dignità di chi in Italia lavora per progettate edifici e infrastrutture all'avanguardia, investendo in innovazione e ricerca, per non parlare di chi all'estero porta alta la bandiera del Made in Italy professionale. E, a monte di tutto - ha concluso - vale ancora in questo Paese l'articolo 1 della Costituzione? Siamo ancora una Repubblica fondata sul lavoro?"
“La nostra Carta Costituzionale, all’articolo 36, non potrebbe essere più chiara: il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Rispetto ai contratti pubblici, il nuovo Codice ha tradotto e rafforzato questi principi vietando alle stazioni appaltanti sia di subordinare la corresponsione dei compensi per l’attività di progettazione al finanziamento dell’opera, sia di prevedere quale corrispettivo forme di sponsorizzazione o di rimborso. Inoltre, con l’intervento correttivo dello scorso aprile, su sollecitazione di ANAC, si è reso obbligatorio il riferimento al decreto parametri quale criterio per la determinazione dell’importo da porre a base dell’affidamento. Questa sentenza, al contrario, mette ancora una volta in discussione l’equo compenso, terreno di numerose battaglie, anche sul fronte del dibattito parlamentare, uno strumento che sarebbe invece un reale argine anche alla corruzione, cronico male del nostro Paese, nonché indispensabile forma di tutela dei diritti alla sicurezza e alla salute, della tutela dell’ambiente e del paesaggio, tutti fondamentali valori costituzionali.”
“È una sentenza pericolosissima, che potrebbe determinare coni d’ombra nel comportamento della Pubblica Amministrazione, soprattutto in relazione ad inquietanti e non meglio identificate altre utilità e lascio alla fantasia di ognuno immaginare le possibili degenerazioni derivanti dall’utilizzo di tale strumento”.
La sentenza ha suscitato le proteste dei professionisti, anche perché il Comune di Catanzaro non è l’unica Amministrazione pubblica ad aver chiesto ai progettisti di lavorare a titolo gratuito.
Incarichi gratis: Catanzaro non è un caso isolato
La sentenza del Consiglio di Stato potrebbe liberalizzare la possibilità di bandire gare gratis. Ci sono infatti altri casi simili.Qualche anno fa, il Comune di Battipaglia (Salerno) era alla ricerca di volontari che partecipassero alla redazione del PUC. Per il Nuovo stadio di Pisa, i geometri hanno pagato per realizzare un progetto gratuito, fornito dopo un corso di formazione costato 600 euro a testa. Era a titolo gratuito anche la ricerca di uno sviluppatore informatico nel Comune di Parma. Dopo questi casi, nel 2013 Inarsind ha istituito un Osservatorio.
Sempre nel 2013, il Comune di Brolo (Messina) conferiva un incarico, a titolo gratuito, per la redazione di uno studio geologico. Ci sono stati poi il Comune di Bagheria (Palermo), che offriva un euro per un progetto di riqualificazione di una scuola, Pomezia (Roma) che cercava professionalità esterne disposte a far parte dello staff del Sindaco, ‘mediante contratti di liberalità’.
Nel 2016 il Comune di Gubbio (Perugia) ha chiesto la riprogettazione in BIM (Building Information Modeling) dei lavori di realizzazione di una scuola elementare. In cambio ha offerto una sponsorizzazione, cioè la possibilità di indicare l’incarico svolto nel curriculum.
Cnappc: ‘caporalato intellettuale e professionale’
“Credevamo che, dopo la bocciatura del bando da parte del TAR della Calabria, finalmente la giustizia sarebbe riuscita a fermare una iniziativa immorale e scandalosa, come quella del bando lanciato l’ottobre scorso dal Comune di Catanzaro per affidare la redazione del Piano Strutturale al compenso simbolico di un euro, manifestazione di un vero e proprio caporalato intellettuale e professionale” ha commentato il presidente del Consiglio nazionale degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, Giuseppe Cappochin.“La redazione di un Piano Strutturale - ha spiegato - è un incarico lungo, complesso e multidisciplinare da cui scaturiscono le azioni di tutela e sviluppo dell’intero territorio comunale. È un incarico estremamente delicato che mette in gioco grandi interessi privati e pubblici e che le Amministrazioni normalmente definiscono “strategico” e su esso investono energie intuendone l’importanza per la competitività dei loro territori”.
Dopo aver ricordato che il Codice Appalti vieta la prestazione d’opera professionale a titolo gratuito a vantaggio di una pubblica Amministrazione, che nei contratti aventi ad oggetto servizi di ingegneria e architettura la stazione appaltante non può prevedere quale corrispettivo forme di sponsorizzazione e che è obbligatorio l’utilizzo del Decreto Parametri (DM 17 giugno 2016) per calcolare l’importo a base di gara, Cappochin ha affermato che “è quindi paradossale che in Italia il dibattito non si concentri sulla qualità dei Piani (e in generale sulla bontà delle prestazioni professionali), ma sul mero risparmio economico (perseguito, perlopiù, solo sul breve periodo) ricavabile da surreali quanto inefficaci percorsi di affidamento”.
Sulla base di questi elementi, Cappochin ha sottolineato la necessità di approvare al più presto la norma sull’equo compenso “che affianchi a livello di incarichi privati quanto già normato per gli incarichi pubblici”.
CNI: 'sentenza criminogena'
“La sentenza del Consiglio di Stato è abnorme, oserei dire criminogena, perché potrebbe aprire la strada a comportamenti scorretti della pubblica amministrazione. Siamo arrivati al punto in cui un organo giudiziario amministrativo del Paese legittima l’affidamento di appalti a titolo gratuito!”. Così Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri (CNI)."Oltre a violare i principi del recente Codice degli Appalti, che rimette al centro del sistema la qualità della prestazione professionale, vietando di prevederne il pagamento subordinato al finanziamento dell’opera, si afferma l'incredibile principio secondo il quale il corrispettivo del professionista risiederebbe addirittura nel "ritenersi lusingato" dall'eseguire un piano urbanistico per il Comune di Catanzaro!"
"E’ vero che la Corte di Giustizia, al fine di ampliare i margini della tutela della concorrenza, ha recepito la nozione di "onerosità" del contratto di appalto in termini elastici. Tuttavia, nel caso di specie il "corrispettivo", ancorché immateriale, è puramente ipotetico ed idealizzato dal Consiglio di Stato e si presta ad usi impropri ed a facilitare pratiche corruttive nell’affidamento degli incarichi, proprio quelle che il Codice (D.lgs. 50/2016) intendeva evitare".
“Comunque la si analizzi - ha concluso Zambrano - questa è una sentenza grave che crea un precedente pericolosissimo. A questo punto diventa urgente, a maggior ragione, la fissazione di un equo compenso per l’attività del professionista. A tutela della dignità di quest’ultimo, ma soprattutto degli interessi dei cittadini e della collettività. Ci auguriamo che il Parlamento e l’Anac intervengano per evitare il pericolo di una ulteriore degenerazione della pubblica amministrazione".
OICE: 'noi non ci stiamo'
"Il Consiglio di Stato vuole inspiegabilmente distruggere l'ingegneria e l'architettura italiana; noi non ci stiamo", ha commentato il presidente di Oice, Gabriele Scicolone."Innanzitutto - ha precisato Scicolone - la sentenza riguarda un caso precedente il Decreto Correttivo del Codice che ha vietato alle amministrazioni di prevedere come corrispettivo forme di sponsorizzazioni o rimborsi come remunerazione delle attività di ingegneria e architettura, ma è nel merito delle argomentazioni che non si può essere in alcun modo d'accordo con la sentenza".
"È semplicemente folle immaginare che un professionista o una società possano svolgere attività che impattano sulla sicurezza dei cittadini e sull'efficienza ed efficacia degli investimenti pubblici senza alcun corrispettivo, nel presupposto di non meglio identificate, e francamente inquietanti, altre utilità. I giudici, animati dal solo intento di legittimare ogni forma di contenimento della spesa, anche sulle spalle di giovani professionisti che lavorano in studi e società, hanno preso un vero e proprio abbaglio non considerando che il paragone con gli enti no profit è palesemente improprio perché - come è noto - anche per tali enti i fattori della produzione, cioè il lavoro, sono ovviamente inglobati nel corrispettivo, ancorché ridotto".
"Si deve decidere se - ha aggiunto - dopo le vessazioni continue del settore pubblico che costringe a pagare una tassa per partecipare alle gare, a rimborsare le spese di pubblicità dei bandi di gara e ad accettare clausole inique sui pagamenti, progettisti, studi e società di ingegneria devono definitivamente chiudere o rivolgere la propria attenzione all'estero dove la professionalità è apprezzata. Noi non ci stiamo e ci appelliamo al Governo, al Parlamento, all'ANAC e agli altri colleghi del nostro settore affinché prendano posizione su questa scellerata pronuncia che rappresenta un vero e proprio insulto alla dignità di chi in Italia lavora per progettate edifici e infrastrutture all'avanguardia, investendo in innovazione e ricerca, per non parlare di chi all'estero porta alta la bandiera del Made in Italy professionale. E, a monte di tutto - ha concluso - vale ancora in questo Paese l'articolo 1 della Costituzione? Siamo ancora una Repubblica fondata sul lavoro?"
Fondazione Inarcassa: 'condanna a morte delle libere professioni'
“È inconcepibile che il massimo organo di giustizia amministrativa dello Stato abbia dato ragione al Comune di Catanzaro. Le prestazioni professionali tecniche, al pari di ogni altro lavoro, devono essere compensate per l’effettiva quantità e qualità del lavoro svolto.” Si è espresso in questi termini Egidio Comodo, Presidente di Fondazione Inarcassa.“La nostra Carta Costituzionale, all’articolo 36, non potrebbe essere più chiara: il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Rispetto ai contratti pubblici, il nuovo Codice ha tradotto e rafforzato questi principi vietando alle stazioni appaltanti sia di subordinare la corresponsione dei compensi per l’attività di progettazione al finanziamento dell’opera, sia di prevedere quale corrispettivo forme di sponsorizzazione o di rimborso. Inoltre, con l’intervento correttivo dello scorso aprile, su sollecitazione di ANAC, si è reso obbligatorio il riferimento al decreto parametri quale criterio per la determinazione dell’importo da porre a base dell’affidamento. Questa sentenza, al contrario, mette ancora una volta in discussione l’equo compenso, terreno di numerose battaglie, anche sul fronte del dibattito parlamentare, uno strumento che sarebbe invece un reale argine anche alla corruzione, cronico male del nostro Paese, nonché indispensabile forma di tutela dei diritti alla sicurezza e alla salute, della tutela dell’ambiente e del paesaggio, tutti fondamentali valori costituzionali.”
Geologi: 'sentenza sconcertante'
"Sconcertante". Questo il commento del Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Francesco Peduto. “Una sentenza illogica e inspiegabile, - denuncia Peduto - che non tiene in nessun conto dei principi del Codice Appalti, il quale, non solo delinea un percorso mirando alla qualità del progetto, ma addirittura, nella versione emendata dal correttivo, stabilisce l'obbligo di utilizzare il Decreto Parametri per stabilire correttamente i compensi da porre a base di gara. Non possiamo essere assolutamente d’accordo con il merito delle motivazioni utilizzate per la sentenza, alcune delle quali riteniamo che siano addirittura infondate".“È una sentenza pericolosissima, che potrebbe determinare coni d’ombra nel comportamento della Pubblica Amministrazione, soprattutto in relazione ad inquietanti e non meglio identificate altre utilità e lascio alla fantasia di ognuno immaginare le possibili degenerazioni derivanti dall’utilizzo di tale strumento”.