
Oice: le gare BIM sono più che triplicate in un anno
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Oice: le gare BIM sono più che triplicate in un anno
Presentato il Rapporto sui bandi 2017. Scicolone: ‘cambio epocale che i progettisti, specie quelli di lungo corso, devono intercettare’
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del 03/10/2018

15/02/2018 - Nei bandi pubblici per servizi di ingegneria e architettura del 2017 il BIM compare solo nell’1,4% dei casi, una quota minima del complesso della domanda pubblica. Ma il 2017 è stato un anno di svolta perché i bandi BIM sono triplicati: si è passati infatti dalle 26 gare del 2016 alle 86 del 2017; erano invece solo 4 nel 2015.
I dati arrivano dal Rapporto sulle gare BIM del 2017 predisposto dall’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e di architettura italiane aderente a Confindustria, analizzando 86 procedure di gara per opere pubbliche emesse nello scorso anno in Italia per servizi di ingegneria e architettura.
Dal Rapporto, presentato ieri a Roma e illustrato dal Direttore Generale OICE Andrea Mascolini, emerge che le amministrazioni più attive sono state i Comuni, seguiti dalle Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, le Province e gli Ospedali. Quasi la maggioranza delle gare è stata bandita per opere puntuali, fra le quali oltre il 30% nell’edilizia scolastica.
Il BIM è stato prevalentemente richiesto come elemento premiale in sede di offerta, in particolare nella valutazione delle caratteristiche metodologiche dell’offerta, con un punteggio variabile da 1 a 20 quando è stato puntualmente individuato come sub-elemento di valutazione, al BIM sono stati assegnati in media da 4 a 5 punti.
“Non so certo dire se i cambiamenti che il BIM introduce oggi nelle metodologie di lavoro dei progettisti, nell’organizzazione stessa degli studi tecnici e delle società, siano davvero maggiori rispetto a quelli che hanno contraddistinto il passaggio dal progetto ‘cartaceo’ al ‘digitale’” - ha affermato il Presidente OICE Gabriele Scicolone.
“Certo, anche questa volta, ci troviamo di fronte ad un cambio epocale che, specialmente i progettisti di lungo corso dovranno imparare ad intercettare. Sarà un percorso di evoluzione continua che dovrà essere accompagnato da un cambio di paradigma nel modo di intendere la progettazione e la filiera stessa dell’appalto e della collaborazione tra gli attori del processo ideativo-costruttivo. L’OICE e i suoi associati hanno già accettato la sfida perché all’estero già da anni si lavora così” - ha concluso Scicolone.
Per Antonio Vettese, Consigliere OICE alla digitalizzazione e Industria 4.0, “il nostro Rapporto 2017 sulle gare BIM evidenzia un crescente interesse verso l’incremento dei livelli di digitalizzazione evocato con il termine BIM. La crescita è sensibile considerando i dati del 2017 confrontati con quelli degli anni precedenti, ma la percentuale dei bandi BIM sul totale dei bandi rimane ancora marginale e non può essere considerata come espressione di un livello di digitalizzazione in crescita ancorché timida, perché, come chiaramente indicato nel Rapporto, il termine BIM è utilizzato molto spesso (non è azzardato dire per lo più) senza precisarne i contenuti, e soprattutto senza un esplicito collegamento alla combinazione migliorata di metodi e strumenti desiderata per disporre di informazioni più efficaci nel ciclo di vita dell’opera”.
Una delle soluzioni per OICE è - dice Vettese - “favorire l’incontro fra Project Management e Information Management, da circostanziare, nei contenuti, con sperimentazioni che permettano di definire un corpo delle conoscenze, validato con la prassi, al quale riferire i necessari processi formativi che la trasformazione indurrà e da utilizzare come riferimento univoco per committenze ed operatori”.
Il Provveditore alle opere pubbliche di Lombardia e Emilia Romagna, Pietro Baratono, ha illustrato i contenuti del DM 560/2017 che prevede l’obbligo di appaltare con richiesta di BIM dall’anno prossimo per le opere oltre 100 milioni evidenziando che “il BIM conviene a tutti, è richiesto dalle direttive Ue e ha una forte valenza politica: costruire più opere con le stesse risorse, con tempi e costi certi. È un’onda digitale che va gestita con ragionevolezza per arrivare in tre-cinque anni ad una rivoluzione del settore pubblico e privato che presuppone da oggi un cambio di mentalità. Bisognerebbe definire le linee guida del MIT”.
Per Giuseppe Di Giuda, Professore dipartimento architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito del Politecnico di Milano, che ha svolto una relazione sull’applicazione di linee guida nelle stazioni appaltanti “esiste molta confusione nell’uso del BIM nelle gare. Occorre una definizione del BIM Use. Non basta sapere usare un software per essere Project Manager del BIM. L’appalto integrato sarebbe necessario perché favorisce l’integrazione”.
I dati arrivano dal Rapporto sulle gare BIM del 2017 predisposto dall’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e di architettura italiane aderente a Confindustria, analizzando 86 procedure di gara per opere pubbliche emesse nello scorso anno in Italia per servizi di ingegneria e architettura.
Dal Rapporto, presentato ieri a Roma e illustrato dal Direttore Generale OICE Andrea Mascolini, emerge che le amministrazioni più attive sono state i Comuni, seguiti dalle Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, le Province e gli Ospedali. Quasi la maggioranza delle gare è stata bandita per opere puntuali, fra le quali oltre il 30% nell’edilizia scolastica.
Il BIM è stato prevalentemente richiesto come elemento premiale in sede di offerta, in particolare nella valutazione delle caratteristiche metodologiche dell’offerta, con un punteggio variabile da 1 a 20 quando è stato puntualmente individuato come sub-elemento di valutazione, al BIM sono stati assegnati in media da 4 a 5 punti.
“Non so certo dire se i cambiamenti che il BIM introduce oggi nelle metodologie di lavoro dei progettisti, nell’organizzazione stessa degli studi tecnici e delle società, siano davvero maggiori rispetto a quelli che hanno contraddistinto il passaggio dal progetto ‘cartaceo’ al ‘digitale’” - ha affermato il Presidente OICE Gabriele Scicolone.
“Certo, anche questa volta, ci troviamo di fronte ad un cambio epocale che, specialmente i progettisti di lungo corso dovranno imparare ad intercettare. Sarà un percorso di evoluzione continua che dovrà essere accompagnato da un cambio di paradigma nel modo di intendere la progettazione e la filiera stessa dell’appalto e della collaborazione tra gli attori del processo ideativo-costruttivo. L’OICE e i suoi associati hanno già accettato la sfida perché all’estero già da anni si lavora così” - ha concluso Scicolone.
Per Antonio Vettese, Consigliere OICE alla digitalizzazione e Industria 4.0, “il nostro Rapporto 2017 sulle gare BIM evidenzia un crescente interesse verso l’incremento dei livelli di digitalizzazione evocato con il termine BIM. La crescita è sensibile considerando i dati del 2017 confrontati con quelli degli anni precedenti, ma la percentuale dei bandi BIM sul totale dei bandi rimane ancora marginale e non può essere considerata come espressione di un livello di digitalizzazione in crescita ancorché timida, perché, come chiaramente indicato nel Rapporto, il termine BIM è utilizzato molto spesso (non è azzardato dire per lo più) senza precisarne i contenuti, e soprattutto senza un esplicito collegamento alla combinazione migliorata di metodi e strumenti desiderata per disporre di informazioni più efficaci nel ciclo di vita dell’opera”.
Una delle soluzioni per OICE è - dice Vettese - “favorire l’incontro fra Project Management e Information Management, da circostanziare, nei contenuti, con sperimentazioni che permettano di definire un corpo delle conoscenze, validato con la prassi, al quale riferire i necessari processi formativi che la trasformazione indurrà e da utilizzare come riferimento univoco per committenze ed operatori”.
Il Provveditore alle opere pubbliche di Lombardia e Emilia Romagna, Pietro Baratono, ha illustrato i contenuti del DM 560/2017 che prevede l’obbligo di appaltare con richiesta di BIM dall’anno prossimo per le opere oltre 100 milioni evidenziando che “il BIM conviene a tutti, è richiesto dalle direttive Ue e ha una forte valenza politica: costruire più opere con le stesse risorse, con tempi e costi certi. È un’onda digitale che va gestita con ragionevolezza per arrivare in tre-cinque anni ad una rivoluzione del settore pubblico e privato che presuppone da oggi un cambio di mentalità. Bisognerebbe definire le linee guida del MIT”.
Per Giuseppe Di Giuda, Professore dipartimento architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito del Politecnico di Milano, che ha svolto una relazione sull’applicazione di linee guida nelle stazioni appaltanti “esiste molta confusione nell’uso del BIM nelle gare. Occorre una definizione del BIM Use. Non basta sapere usare un software per essere Project Manager del BIM. L’appalto integrato sarebbe necessario perché favorisce l’integrazione”.