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Berlusconi spinge per il condono edilizio e fiscale

Berlusconi spinge per il condono edilizio e fiscale

Il premier lancia la proposta per finanziare le misure del nuovo Decreto Sviluppo. Contrario il Ministro Tremonti

Vedi Aggiornamento del 18/10/2011
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 18/10/2011
11/10/2011 - Un condono edilizio e fiscale per finanziare le misure previste nel nuovo decreto Sviluppo allo studio del Governo.
 
L’idea, lanciata nei giorni scorsi da alcuni esponenti del Pdl, ma avversata sia delle opposizioni che da membri della stessa maggioranza, riprende quota oggi con le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha aperto al condono fiscale, alla sanatoria sui piccoli abusi edilizi e alla tassa patrimoniale.
 
È scontro aperto quindi con il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che si è invece dichiarato contrario all’ipotesi di condono, fiscale tombale, edilizio o previdenziale.
 
 
La cronistoria
Nei giorni scorsi, il tavolo ministeriale che sta mettendo a punto il decreto ha respinto l’ipotesi di condono edilizio, temendo una bocciatura da parte dell’Unione Europea e ritenendolo in contrasto con la lotta all’evasione fiscale messa in campo dal Governo.
 
Con un comunicato sul sito ufficiale, venerdì 7 ottobre, Palazzo Chigi ha dichiarato che “il governo non ha preso e non prende in considerazione ipotesi di condono. Indiscrezioni del genere a riguardo sono prive di fondamento e vengono escluse nel modo più totale”, in accordo con il Ministro Tremonti.
 
Ma nei giorni seguenti l’idea è stata tutt’altro che archiviata: secondo il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, “sul condono si sono concentrate polemiche che non ci intimidiscono affatto, per cui non ritiriamo la questione”. Invece, il sottosegretario all’Economia e Finanza, Luigi Casero, ha ribadito il no del Governo: “La posizione del Governo non è cambiata rispetto a venerdì. Crediamo che inserire il condono negli interventi che stiamo preparando non sia praticabile. Siamo contrari sia dal punto di vista etico e politico perché frenerebbe la lotta all’evasione che stiamo facendo.” ha detto ieri.
 
 
I pareri
Secondo il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, “il edilizio che il centrodestra continua a proporre in modo irresponsabile è un’operazione a perdere. La sanatoria di Berlusconi costerebbe, infatti, alla collettività 18 miliardi di euro per l’edificazione di opere di urbanizzazione secondarie (strade, fogne, acquedotti) degli immobili condonati: ossia 4-5 volte di più di quanto porterebbe nelle casse del tesoro”.
 
L’Ance, Associazione nazionale dei costruttori edili “è sempre stata contraria a qualsiasi forma di condono perchè cambia il mercato e crea condizioni di premialità per chi non ha rispettato le regole”. Lo ha detto, a margine di un incontro al Saie a Bologna, il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, rilanciando la proposta di un Piano Città.
 
“C’è tantissimo da fare - ha sottolineato -, dal punto di vista del risparmio energetico; ce lo chiede l’Unione Europea. Poi c‘è la manutenzione dei nostri fabbricati che sono stati fatti, nel 65% dei casi, prima del 1970 e c‘è anche la necessità di modificare le periferie e renderle più moderne: laddove è necessario, abbattere e ricostruire ma anche fare interventi più mirati”. Secondo Buzzetti, i sindaci devono varare un grande Piano Città; “le norme urbanistiche ormai ci sono, ci vuole la miccia fiscale. Se vuole realizzare un vero piano di sviluppo dell’edilizia - ha concluso -, il Governo deve introdurre agevolazioni fiscali sull’esistente”.
 
No categorico al condono edilizio anche dal Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. “Appare scellerato - ha scritto venerdì scorso il Cnappc -, a poche ore dalla tragedia di Barletta, anche solo pensare di utilizzare un provvedimento, come quello del condono edilizio che, negli anni, ha dimostrato tutta la propria pericolosità proprio riguardo alla sue conseguenze per la  sicurezza dei cittadini”.
 
“Gli architetti italiani - continua la nota - auspicano che le risorse per il rilancio dell’economia siano reperite attraverso misure che incentivino lo sviluppo e non attraverso lo scempio e la devastazione del paesaggio del nostro Paese, che, invece, dovrebbe, e deve essere ottimizzato quale fonte di ricchezza nazionale. La strada da intraprendere secondo  il Consiglio Nazionale  va invece verso la direzione opposta: quella della realizzazione di un vero e proprio progetto di salvaguardia ambientale e paesaggistica, basato sul principio  imprescindibile che  la cultura ed il paesaggio sono delle risorse fondamentali anche di tipo economico che vanno valorizzate attraverso progetti di sviluppo non invasivi”.
 
“Il condono va esattamente nella direzione opposta rispetto a quanto auspicato e richiesto insistentemente dal sistema imprenditoriale più sano e qualificato del Paese” è il commento del presidente di Aniem (Associazione Nazionale delle pmi edili manifatturiere aderente a Confapi), Dino Piacentini. Secondo l’Associazione è ora di dire basta a provvedimenti estemporanei che servono solo a far cassa, ma che bloccano ogni possibilità di sviluppo culturale, sociale ed economico. Il settore necessità di politiche di politiche industriali, di riforme che sappiano garantire uno sviluppo sostenibile dell’ambiente, di strumenti che rendano operativi piani di demolizione e sostituzione di aree degradate, operazioni che sono già realizzate da decenni in altri Paesi e che in Italia sono ancora un tabù.
 
“Sappiamo che non ci sono risorse pubbliche sufficienti, ma lo Stato può rendere fruibili e sostenibili operazioni complesse di riqualificazione integrata che potrebbero veder coinvolti capitali privati”, incalza Piacentini. “Vogliamo interrompere la strada della furbizia, dell’illegalità condonata per avviare effettivamente un percorso di riqualificazione complessiva sostenibile delle nostre aree urbane”. Su questo Aniem nei prossimi mesi intende avviare un confronto presentando proposte agli enti locali, al mondo bancario, ai singoli cittadini.

 
I prossimi step
Secondo la tabella di marcia del Governo, il decreto Sviluppo dovrebbe essere pronto entro il 20 ottobre.
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