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Emergenza casa, dimezzare l’Imu per chi affitta a canone concordato

Emergenza casa, dimezzare l’Imu per chi affitta a canone concordato

Estendere ai Comuni la possibilità di accedere al Fondo per le ristrutturazioni e di vendere i propri alloggi, le proposte allo studio del Senato

Vedi Aggiornamento del 02/03/2015
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 02/03/2015
30/04/2014 - Incentivare i proprietari ad affittare i propri appartamenti a canone concordato dimezzando l’Imu. È una delle proposte di emendamento al ddl emergenza casa al vaglio delle Commissioni Lavori Pubblici e Ambiente del Senato.
 
Tra le altre proposte di modifica, comunicate dal relatore del provvedimento, Senatore Franco Mirabelli, ci sono anche la possibilità che i Comuni vendano i propri alloggi e l’ampliamento dei soggetti che possono accedere al canone concordato e alla cedolare secca.
 
Imu
I relatori propongono di ridurre, fino a dimezzare, l’Imu a favore dei proprietari che affittano i propri appartamenti a canone concordato e che optano per la cedolare secca. La misura costerebbe circa 90 milioni di euro e richiederebbe un accordo con i Comuni sulle modalità di applicazione.
 
Ristrutturazione degli alloggi dei Comuni
È stato proposto di estendere ai Comuni l’accesso al fondo da 568 milioni per ristrutturare gli alloggi popolari, possibilità che il testo del disegno di legge riserva solo agli Istituti autonomi case popolari (IACP).

Al momento, il Piano Casa varato da Renzi prevede lo stanziamento di 568 milioni di euro per il recupero e la realizzazione di alloggi sociali ripartiti in questo modo: 400 milioni per il recupero di 12 mila alloggi, 68 milioni il ripristino di 2 mila alloggi destinati alle categorie sociali disagiate (reddito annuo lordo complessivo familiare inferiore a 27 mila euro, nucleo familiare con persone ultrasessantacinquenni, malati terminali o portatori di handicap con invalidità superiore al 66%, figli fiscalmente a carico e che risultino soggetti a procedure esecutive di rilascio per finita locazione) e 100 milioni alle Regioni e ai Comuni intenzionati ad aumentare il numero degli alloggi sociali senza consumo di nuovo suolo.

Vendita degli alloggi dei Comuni
In Commissione è stato proposto che i Comuni possano vendere gli alloggi di loro proprietà a patto di destinare i proventi esclusivamente alla realizzazione o al recupero di nuovi appartamenti. L’impostazione attuale del ddl limita invece l’alienazione degli immobili agli istituti autonomi case popolari (IACP). 
 
Cedolare secca
Tra le altre proposte per immettere sul mercato il maggior numero di alloggi a canone concordato c’è l’aumento dei Comuni in cui poter applicare la cedolare secca al 10%. Al momento la possibilità riguarda solo i Comuni ad alta intensità abitativa, ma si pensa di includere anche quelli in cui si sono verificate calamità naturali.

Ricordiamo che per rendere più conveniente l’affitto a canone concordato per i proprietari degli appartamenti,  il ddl ha abbassato dal 15% al 10% la cedolare secca, cioè l’imposta sui contratti di affitto che sostituisce l’Irpef e le relative addizionali, l’imposta di registro e l’imposta di bollo derivanti dal reddito relativo all’immobile affittato.
 
Chi sceglie la cedolare secca può andare incontro a dei vantaggi perché è esente dai rincari della tassazione ordinaria, il suo importo non cresce al crescere del reddito Irpef e il reddito assoggettato a cedolare è escluso dal reddito complessivo.



 
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