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Subappalto, Cna contro la UE: ‘liberalizzazione pericolosa’

Subappalto, Cna contro la UE: ‘liberalizzazione pericolosa’

Impiantisti: ‘il giro d’affari dell’impiantistica fa gola a molti e ci si attacca a interpretazioni faziose, di parte e sbagliate’

Vedi Aggiornamento del 13/09/2018
Subappalto, Cna contro la UE: ‘liberalizzazione pericolosa’
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 13/09/2018
06/09/2017 - Sul subappalto Italia e Unione Europea non sono d’accordo. Il Codice Appalti italiano prevede un tetto del 30% e, in alcuni casi, impone fin dalla presentazione dell’offerta l’indicazione di una terna di subappaltatori. Sul versante opposto, l’Unione Europea ritiene che, per favorire la concorrenza, non dovrebbero esserci limiti alla quota di lavori da subappaltare.
 
Il risultato è il rischio di una procedura di infrazione, ma il legislatore è convinto che la particolare situazione italiana abbia bisogno di limiti precisi.
 

Cna Impianti: ‘liberalizzazione pericolosa’

In Italia, però, il mondo delle imprese è diviso. Da una parte, ad esempio, l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) concorda con l’Unione Europea e ha presentato un esposto per denunciare il limite del 30% al subappalto, l’obbligo di indicare la terna di subappaltatori in sede di offerta, l’impossibilità di qualificarsi con le lavorazioni eseguite in subappalto, il divieto di ribasso sui costi della manodopera e l’obbligo del pagamento diretto del subappaltatore.
 
Secondo Guido Pesaro, Responsabile Nazionale di CNA Installazione Impianti, invece, “dare la possibilità a chi vince un appalto di poterlo interamente subappaltare significa sancire un principio pericoloso, e cioè consentire di gestire un lavoro senza avere la professionalità e le competenze reali per farlo”.
 
Mantenere i limiti al subappalto attualmente previsti dalla nostra legislazione - ha scritto Pesaro in una nota - vuol dire salvaguardare la professionalità delle imprese specialistiche evitando in tal modo che le grandi imprese generali, spesso vere e proprie scatole vuote, acquisiscano formalmente un lavoro per poi subappaltarlo in modo selvaggio a chi possiede le capacità e la qualificazione per svolgerlo”.
 
Citando i dati del terzo Rapporto congiunturale sul mercato dell’installazione di impianti in Italia curato da Cresme e Cna, Pesaro ha affermato che nel 2016 il mercato dei contratti pubblici che prevedono attività di installazione, manutenzione e gestione di impianti civili ed industriali ha sfiorato i 19 miliardi di euro di importo complessivo con oltre 4.200 gare, pari al 25% del totale. L’impiantistica ha avuto un ruolo strategico, rappresentando il 75% della cifra d’affari complessiva. “Probabilmente, a fronte di un calo del volume di affari di altri comparti del settore delle costruzioni - ha concluso il Responsabile degli impiantisti CNA -  queste cifre fanno gola e ci si attacca ad interpretazioni faziose, di parte e sbagliate di qualche alto papavero della burocrazia comunitaria per modificare il nostro Codice Appalti il cui spirito, che abbiamo sempre condiviso, è invece quello di far eseguire le lavorazioni specialistiche alle imprese in possesso di specifica qualificazione”.
 

Subappalto, Ue favorevole alla liberalizzazione totale

Con una recente sentenza, la Corte di Giustizia Europea ha condannato la Lituania per aver posto dei limiti più restrittivi rispetto a quelli previsti dalle Direttive comunitarie sui contratti pubblici.
 
La stessa sorte potrebbe toccare all’Italia. La Commissione Europea ha giudicato “dichiaratamente restrittive della concorrenza” alcune disposizioni del Codice Appalti (D.lgs. 50/2016) e potrebbe quindi aprire una procedura di infrazione.
 
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