22/10/2020 - Una reale semplificazione normativa, sostegno alla progettazione e digitalizzazione della Pubblica Amministrazione per velocizzare la realizzazione di nuove infrastrutture e spendere con profitto le risorse del Recovery Fund. È la sfida lanciata dal presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), Gabriele Buia, durante l’assemblea annuale "
Ri-generazione Italia" che si è tenuta ieri.
“È necessario compiere scelte coraggiose. Occorre cominciare a fare le cose che servono davvero. Non vogliamo sentirci dire avevate ragione. Vogliamo vedere i risultati adesso" è il messaggio che l’Ance ha lanciato al mondo della politica.
“Il nostro futuro si gioca spesso sul filo di un emendamento presentato all’ultimo minuto - ha accusato Buia - soluzioni tampone, alcune delle quali rimesse in discussione e poi fortemente modificate dagli stessi partiti di maggioranza a poche settimane di distanza. Il decreto semplificazioni è la prova lampante di questi cambiamenti in corso. Qual è la logica?”
Recovery fund, tempi stretti per spendere le risorse
Il presidente Buia ha spiegato che, come chiesto dall’Unione Europea, bisogna iniziare ad utilizzare il 70% delle risorse del
Recovery Fund entro due anni e il 100% entro tre anni.
L’Italia, secondo Buia, non ha dimostrato di saper agire così velocemente. “Che dire della manutenzione - ha affermato - sono anni, per esempio, che le risorse destinate alla prevenzione del
rischio idrogeologico non vengono spese. Dopo 10 anni, sono stati spesi solo 1,5 dei circa 6 miliardi di euro stanziati. Possibile che questi dati non ci portino a reagire immediatamente? Assistiamo invece a un rimpallo di responsabilità, che poteva essere evitato se si fosse mantenuta in vita l’
unità di missione per il dissesto idrogeologico che invece è stata smantellata.
Semplificazione e norme attuative
Buia ha sottolineato che l’efficacia delle semplificazioni normative spesso si perde nell’attesa delle norme attuative. Tra il Governo Conte I e II, ha spiegato, ci sono 544 provvedimenti attuativi ancora in sospeso, ai quali se ne devono aggiungere altri 341 dei Governi precedenti.
"Abbiamo a che fare per lo più con
normative incompiute - ha continuato - basti pensare al Codice degli appalti ancora incompleto dopo 4 anni e continuamente derogato. Come dimostra il caso dei contratti di programma Rfi e Anas che impiegano dai 2 ai 3 anni per compiere 11 passaggi approvativi”.
Legalità, evasione fiscale e lavoro nero
Secondo Buia, la lotta all’illegalità, all’evasione fiscale e al lavoro nero è demandata ai privati secondo una logica che si fonda sulla
presunzione di colpevolezza fino a prova contraria.
“Spetta all’impresa dimostrare di non essere corrotta, di non evadere il fisco di non essere causa di contagio dei propri lavoratori, pagare con puntualità i debiti anche se lo Stato ancora non paga i suoi”.
“Per effetto dell’art.80 del Codice Appalti - ha aggiunto - le stazioni appaltanti possono escluderti dalle gare se hai
presunte irregolarità fiscali superiori a 5 mila euro. Quando i dati più recenti della giustizia tributaria dimostrano che nel 70% dei casi l’irregolarità segnalata dell’amministrazione non viene poi confermata”.
2,8 miliardi per la progettazione
“Mancano i progetti - ha lamentato Buia - per questo abbiamo chiesto di rendere subito disponibili
2,8 miliardi per la progettazione previsti dalle ultime leggi di bilancio e di fatto ancora inutilizzati”.
Buia ha ricordato che investire nella progettazione è fondamentale se vogliamo poter contare su opere infrastrutturali adeguate e in linea con le esigenze attuali della società.
Smart working e rallentamento della PA
Secondo il presidente Buia, al peggioramento della crisi, causato dall’emergenza Coronavirus, si è aggiunto il rallentamento della Pubblica Amministrazione, con i dipendenti in smart working durante il lockdown.
Secondo i dati del Forum Pa, il 40% dei dipendenti pubblici in smart working non ha avuto accesso a tutti i documenti di cui dispone in ufficio.
In queste condizioni, ha concluso Buia, “senza aver completato il processo di digitalizzazione, senza un percorso di formazione adeguato, senza una gestione coordinata e competenze specifiche rischia infatti di trasformarsi in un
no-working”.