14/04/2008 - Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e l’assessore all’Assetto del Territorio, Angela Barbanente, hanno presentato il disegno di legge “Norme per la rigenerazione urbana”.
“Il nostro progetto – ha specificato Barbanente – è stato richiesto anche da altre Regioni e Comuni. Introduce norme per il riuso e la riqualificazione delle città in contesti che non richiedono solo interventi fisici ma anche risorse urbanistiche. I comuni avranno un ruolo centrale, con procedura semplificata per quelli sotto i 20.000 abitanti. Ci saranno quindi procedure più snelle per la riqualificazione anche nelle realtà più grandi”. L’auspicio è che la legge possa essere approvata in Consiglio entro l’estate.
Il presidente Vendola ha sottolineato come “il ddl rappresenta e rappresenterà una svolta nell’urbanistica nazionale, vista l’attenzione che viene anche da università come quella di Venezia. Recupero, riuso, riqualificazione sono il meglio dell’urbanistica moderna, ma in Puglia non sono mai entrati nell’uso comune, dove invece si speculava, si operavano varianti e deroghe, sanatorie che hanno presentato un rendiconto molto aspro per i nostri centri urbani, con danni che pagheremo nel tempo. L’innovazione di questa legge sta nella ricerca di un rapporto stretto tra il costruito e il costruibile e chi abita il costruito. Per questo ringraziamo l’assessore Barbanente che rappresenta una delle migliori espressioni della Giunta per le innovazioni legislative elaborate”.
SINTESI DEL DISEGNO DI LEGGE
La centralità della riqualificazione urbana nelle politiche del governo regionale
La riqualificazione urbana ha assunto un ruolo centrale nelle politiche territoriali del nuovo governo regionale. Tale centralità si è sviluppata in diversi atti amministrativi e utilizzando strumenti diversi: dal Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG) – Indirizzi per la formazione dei Piani Urbanistici Comunali (PUG), in vigore dall’agosto 2007, al Documento Programmatico del nuovo Piano paesaggistico, dai Programmi Integrati di Riqualificazione delle Periferie all’Asse prioritario della nuova programmazione 2007-2013 dedicato alle città, a specifici interventi pilota di riqualificazione di quartieri di edilizia pubblica (ad es. San Girolamo a Bari).
La differenza rispetto al passato è cospicua: le (poche) esperienze di riqualificazione urbana avviate in Puglia per sollecitazione di programmi nazionali e comunitari (dai Programmi di Recupero Urbano ai Contratti di Quartiere, al Programma Urban), anche per mancanza di una cornice normativa regionale che le legasse alle pratiche ordinarie di governo del territorio, non solo avevano avuto carattere episodico ma spesso avevano anche male interpretato il significato del termine, tradendo lo spirito originario dei programmi.
Finalità, forme e strumenti d’intervento
Il Disegno di legge definisce un quadro normativo organico e sistematico al nuovo approccio alla riqualificazione urbana promosso dal governo regionale. Esso mira a promuovere la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani per migliorarne le condizioni urbanistiche, abitative, socio-economiche, ambientali e culturali mediante strumenti di intervento, i “Programmi integrati di rigenerazione urbana”, elaborati con la partecipazione degli abitanti e il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati interessati. I Programmi hanno anche valore di Piani urbanistici esecutivi secondo la legge urbanistica regionale e dunque entrano a pieno titolo a far parte degli strumenti ordinari di governo del territorio a disposizione delle amministrazioni comunali.
Gli ambiti d’intervento sono i contesti urbani periferici e marginali, compresi i contesti urbani storici e i siti dismessi, interessati da carenza di attrezzature e servizi, degrado degli edifici e degli spazi aperti e processi di esclusione sociale.
Alla base dei Programmi vi sono le tre parole-chiave che ricorrono in tutte le azioni regionali in materia: integrazione, sostenibilità ambientale e partecipazione degli abitanti. La rigenerazione è intesa come intervento integrato, che coinvolge non solo gli aspetti fisici, ma anche quelli sociali ed economici del degrado urbano. È questo che induce a parlare non solo di “riqualificazione”, ma anche di “rigenerazione”. Nella consapevolezza dell’intreccio fra degrado fisico e disagio sociale, la rigenerazione urbana è orientata al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale mediante il contenimento del consumo di suolo e la rigenerazione ecologica degli insediamenti. Ma è anche forma d’intervento volta a rispondere alla domanda abitativa superando le logiche della mera offerta quantitativa di alloggi e ponendosi l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita degli abitanti. Inoltre, è strumento per rendere più attrattivi città e sistemi urbani attraverso la valorizzazione delle risorse storiche, culturali, paesaggistiche e affrontando nello stesso tempo le gravi questioni di degrado dell’ambiente fisico, sociale, economico che connotano alcune loro porzioni, sulla base degli orientamenti della politica di coesione comunitaria per le città.
Fondamentale è il ruolo assegnato ai Comuni, cui spetta il compito di predisporre un Documento programmatico per la rigenerazione urbana (anche quale parte del Documento Programmatico Preliminare dei PUG), definendo gli ambiti territoriali che, per le loro caratteristiche di contesti urbani marginali, rendono necessari interventi di rigenerazione urbana. Il Documento deve essere messo a punto con la partecipazione degli abitanti e tenendo conto delle proposte di intervento avanzate da altri soggetti pubblici e privati. Nei Comuni con popolazione inferiore a 20.000 abitanti la procedura è semplificata: la mancata approvazione del Documento programmatico non impedisce infatti la presentazione di proposte di Programmi integrati di rigenerazione urbana da parte di operatori pubblici o privati. I Programmi potranno essere approvati mediante due distinti procedimenti a seconda che siano o meno conformi agli strumenti urbanistici generali comunali. Essi non potranno comportare varianti urbanistiche per trasformare in aree edificabili aree a destinazione agricola, comunque definite negli strumenti urbanistici comunali. Entrambi i procedimenti sono ispirati ai principi della trasparenza, della partecipazione, semplificazione amministrativa e della collaborazione istituzionale, prevedendo l’uso della conferenza di servizi in luogo del modo tradizionale di acquisire i pareri degli enti competenti, la più ampia pubblicità degli atti e la presentazione di osservazioni da parte di tutti i soggetti interessati.
Fra gli incentivi previsti, la priorità nella erogazione di finanziamenti regionali destinati alla riqualificazione urbana, la possibilità di apportare modifiche minori agli strumenti urbanistici generali senza necessità di variante urbanistica, riduzioni dell’ICI o di altre imposte comunali e degli oneri di urbanizzazione secondaria e del costo di costruzione, graduando gli stessi per favorire la realizzazione di edilizia residenziale sociale e insediamenti sostenibili sotto il profilo energetico-ambientale. Inoltre, per incentivare la realizzazione di edilizia residenziale sociale, i Comuni possono prevedere, senza che ciò configuri variante urbanistica, mutamenti di destinazione d’uso di immobili dismessi o da dismettere e incrementi di fino al 10 per cento della capacità insediativa prevista dagli strumenti urbanistici generali vigenti riservati a tali tipi di interventi.
Il futuro dei Programmi integrati di rigenerazione urbana
I Programmi integrati di rigenerazione urbana sono destinati a diventare assi portanti dei nuovi PUG, in particolare della parte programmatica. Infatti, il DRAG chiede ai Comuni di indicare i “contesti urbani periferici e marginali da riqualificare”, quali “parti del territorio urbanizzato che necessitano di politiche di riorganizzazione territoriale finalizzate al miglioramento della qualità ambientale e architettonica e urbanistica e a una più equilibrata distribuzione di servizi, di dotazioni territoriali o di infrastrutture per la mobilità, nonché alla eliminazione delle eventuali condizioni di abbandono e di degrado edilizio, igienico, ambientale e sociale”. Nell’ambito dello stesso DRAG, inoltre, i programmi integrati di rigenerazione/riqualificazione urbana sono esplicitamente indicati quale fondamento di un approccio strategico alla pianificazione, inteso come “capacità di rapportare le previsioni del piano alle opportunità offerte dagli strumenti di programmazione territoriale, che assumono rilevante importanza ai fini dell’operatività delle previsioni di piano”.
Infine, il Disegno di legge definisce la cornice normativa per armonizzare gli strumenti di riqualificazione/rigenerazione urbana di matrice comunitaria con la pianificazione urbanistica ordinaria, soprattutto in vista della programmazione 2007-2013. Nell’asse VII del Programma Operativo FESR approvato dalla Giunta regionale il 12 febbraio 2008, infatti, gli obiettivi della politica di coesione in tema di aree urbane sono articolati in due diversi obiettivi operativi, relativi rispettivamente :
- alla “rigenerazione urbana attraverso piani integrati di sviluppo urbano caratterizzati da azioni volte alla sostenibilità ambientale e, in particolare, alla riqualificazione della città esistente e al contenimento dell’espansione urbana, destinati alle città medie o alle aree delle grandi città dove si concentrano problemi di natura fisica, sociale, economica”;
- alla “rigenerazione territoriale attraverso piani integrati di sviluppo territoriale volti al rafforzamento, riqualificazione, razionalizzazione e, dove necessario, disegno delle reti funzionali e delle trame di relazione che connettono i sistemi di centri urbani minori con particolare riguardo a quelli fortemente connessi o con elevato potenziale di connessione dal punto di vista naturalistico e storico-culturale”.
Fonte:
www.regione.puglia.it