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Ambiente Italia 2010, rischio idrogeologico in primo piano

Ambiente Italia 2010, rischio idrogeologico in primo piano

Nel quadro di Legambiente consumo di suolo e incapacità di fare sistema

Vedi Aggiornamento del 30/03/2011
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 30/03/2011
25/02/2010 - Rischio idrogeologico, consumo di suolo, mobilità e incapacità di fare sistema. Sono i terreni di indagine del Rapporto “Ambiente Italia 2010”, che ha valutato il ruolo strategico delle Regioni nella promozione dello sviluppo sostenibile e della green economy come chiave per uscire dalla crisi.
 
Il quadro tracciato da Legambiente mostra un Paese bloccato, caratterizzato da buone pratiche sparse ed esempi problematici a causa dei quali non si riesce a fare sistema. Complici di questa situazione le Regioni, che spesso non esercitano le competenze esclusive in settori delicati.
 
Sono molteplici gli obiettivi di cambiamento e sviluppo.
 
Energia : L'Italia entro il 2020 dovrebbe arrivare al 17% di produzione da fonti rinnovabili rispetto all’attuale 5,2%, agendo quindi sui consumi per elettricità, riscaldamento, raffrescamento e incentivando l’utilizzo dei biocarburanti. Oggi, invece, con 550 milioni di tonnellate di anidride carbonica, è il terzo Paese europeo per emissioni.
 
Dissesto idrogeologico: Il 70% dei Comuni italiani è a rischio idrogeologico. In vetta alla classifica regionale si posizionano la Sicilia, col 93% di comuni sottoposti al pericolo del dissesto, la Toscana col 91% e la Sardegna, dove interi quartieri residenziali sono stati costruiti in zone a rischio. In Sicilia e Toscana, inoltre, le “zone rosse” ospitano anche vari insediamenti industriali. L'eccessiva antropizzazione delle aree di esondazione naturale dei corsi d'acqua e dei versanti franosi e instabili rappresenta un rischio ulteriore. La sfida consiste quindi nell'adeguare le politiche regionali per la tutela e la prevenzione del rischio adeguando le mappe, pianificando la lotta agli illeciti ambientali e demolendo gli immobili abusivi, delocalizzando rapidamente i beni attualmente esposti al pericolo di frane e alluvioni.

Consumo di suolo: Il processo di trasformazione di suoli agricoli e boschivi ad usi urbani a ritmi elevati ha generato un impatto rilevante. Il boom dell'edilizia residenziale dal 1994 ad oggi ha portato a realizzare oltre 11 milioni di stanze a fronte di una popolazione in leggerissima crescita. Questa edilizia speculativa non ha però risolto il disagio abitativo. Dato che nessun ente monitora il consumo di suolo e definisce una chiara politica, la materia dovrebbe entrare nell'agenda politica delle Regioni perché queste hanno competenza esclusiva in campo urbanistico. E' necessario dare priorità al recupero delle aree già urbanizzate, fissare dei tetti massimi di nuove aree trasformabili, fermare la localizzazione di insediamenti commerciali e residenziali fuori dalla pianificazione urbanistica e dei trasporti, obbligando la compensazione ecologica degli impatti con la creazione di nuovi boschi.
 
Aree protette: Parchi, riserve nazionali e regionali, coprono oltre il 10,27% del territorio. Sono 827 aree che formano uno ricco esempio di biodiversità. Inquinamento e crescita edilizia sottopongono le aree a rischio degrado. Problema aggravato dall'assenza di investimenti in politiche di valorizzazione, recupero e conservazione a causa della continua riduzione di risorse: i parchi nazionali ricevono complessivamente il 25% in meno di risorse rispetto al 2001. Diventa necessario individuare risorse pubbliche certe per gli investimenti e forme di autofinanziamento che coinvolgano i privati in un progetto di rete ecologica nazionale.
 
Rifiuti : Per un sistema maggiormente sostenibile sarebbe necessario abbandonare il vecchio modello basato sullo smaltimento in discarica a favore dell'adozione del principio delle 4 R, riduzione, riuso, riciclo, recupero energetico.
 
Cave : Il recupero degli inerti presenti nelle cave potrebbe diventare più efficiente attraverso la creazione di filiere virtuose gestite dalla stesse imprese edili. Adeguando i canoni di concessione ai modelli europei si avrebbero anche nuove entrate.
 
Trasporti : Per la riduzione delle emissioni nei prossimi 5 anni il numero dei pendolari su ferro dovrebbe crescere fino a 4 milioni, grazie a un parco rotabile rinnovato, nuovi treni, maggiori finanziamenti per rafforzare i servizi, priorità agli investimenti infrastrutturali nelle città. Al contrario, i treni pendolari sono quelli più inaffidabili, vecchi, affollati e in ritardo. D’altra parte, l’Italia è il paese con la più elevata quantità pro capite di mobilità motorizzata. Nel trasporto terrestre i mezzi privati coprono circa l'82% della domanda. In rapporto al Pil, infine, l'Italia mostra la massima riduzione della tassazione ambientale in tutta l'Unione europea.
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