24/10/2011 - Il 36% degli edifici scolastici necessita di manutenzione urgente, solo il 10% è costruito con criteri antisismici e il 54% possiede il certificato di agibilità.
Questi i dati più eclatanti emersi dal
Rapporto ‘Ecosistema Scuola’ presentato nei giorni scorsi da Legambiente, che fotografa la qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado dei Comuni capoluogo di Provincia, analizzando gli investimenti degli enti locali per la sostenibilità e la sicurezza degli edifici scolastici.
In tutto sono 91 i Comuni che hanno partecipato all’indagine, compilando il questionario con i dati relativi al 2010. Il primo posto nella classifica è andato alla città di
Trento; seguono Verbania, Prato, Reggio Emilia, Pordenone, Asti, Parma, Biella, Piacenza e Terni.
Anche quest’anno la forbice tra le città del sud e delle isole e quelle del nord e del centro è molto ampia: Benevento (21°) e Lecce (22°) sono le prime città del sud in graduatoria mentre Olbia (32°) è la prima tra quelle delle isole. Un divario che non accenna ad assottigliarsi soprattutto sul fronte dei servizi e delle buone pratiche a favore delle scuole.
Trento conquista il podio grazie ai buoni risultati conseguiti da tutti gli edifici scolastici per il possesso dei certificati di collaudo statico, agibilità, agibilità igienico-sanitaria, impianti elettrici a norma, porte antipanico e requisiti di accessibilità, e per i servizi e le buone pratiche: il 30% degli edifici è servito da pedibus; il 74% dispone di piste ciclabili nelle aree circostanti; la raccolta differenziata viene praticata in tutte le scuole; tutte le mense scolastiche sono dotate di cucina interna e utilizzano posate riutilizzabili; nel 19% degli edifici sono installati impianti di energia rinnovabile.
Nel complesso però sono pochi i passi in avanti rispetto agli anni precedenti. “Non si riesce a uscire dall’emergenza - commenta
Vanessa Pallucchi, responsabile Legambiente Scuola e Formazione -. Gli enti locali, strozzati fra il patto di stabilità e il mancato trasferimento di fondi dallo Stato, non riescono più a stanziare sufficienti finanziamenti per la manutenzione delle scuole e il livello di qualità dei servizi scolastici, come mette in evidenza il nostro rapporto. Il primo stralcio di
358 milioni di euro del miliardo dei fondi Cipe per l’edilizia scolastica pare non essere arrivato ancora a destinazione.
Il nodo aperto rimane l’aumento dei finanziamenti previsti per la messa in sicurezza delle scuole, associato a una programmazione che individui le priorità da affrontare. Ma per fare questo è necessario l’accesso ai dati dell’
anagrafe scolastica, che malgrado gli annunci non sono ancora noti. Per questo chiediamo ancora una volta che l’anagrafe sia finalmente pubblicata, anche con dati parziali, riconoscendo ai cittadini il diritto di sapere le condizioni reali delle nostre scuole”.
Tornando al Rapporto, l’analisi dei singoli parametri evidenzia una lieve flessione dei dati relativi alle certificazioni, segno di una difficoltà o una scarsa sensibilità da parte delle amministrazioni alla messa a norma degli edifici scolastici. Solo il 54,12% di questi è, infatti, in possesso del
certificato di agibilità mentre una scuola su quattro non ha
impianti elettrici a norma, una su due non dispone di
scale di sicurezza e circa un terzo degli edifici non è in possesso del
certificato di agibilità igienico-sanitaria.
Molto alta (93,06), invece, la percentuale delle scuole che svolgono regolarmente le prove di evacuazione e quelle con i requisiti in materia di
accessibilità (78,98%). Trend positivo per gli interventi volti a eliminare le
barriere architettoniche. A fronte di un 41,48% di edifici posti in Comuni a rischio sismico, solo il 10,30% è costruito secondo
criteri antisismici e solo sul 24,81% degli istituti è stata eseguita la
verifica di vulnerabilità sismica.
Il patrimonio immobiliare scolastico è e rimane vecchio: più del 60% degli edifici risale a prima del 1974 e solo il 7,97% è stato costruito negli ultimi venti anni. Il 36,47% degli edifici continua a necessitare di
manutenzione urgente e, negli ultimi 5 anni, una struttura su due è stata sottoposta a interventi di manutenzione straordinaria. Nel complesso, gli investimenti per la
manutenzione straordinaria e ordinaria scendono entrambi del 14% rispetto all’anno precedente, ma i dati seguono andamenti diversi da regione a regione. Campania, Marche, Sardegna e Toscana registrano i migliori segnali di crescita sul fronte della manutenzione straordinaria mentre sono in discesa Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Sicilia e Umbria. Il maggior progresso degli investimenti in manutenzione ordinaria si riscontra invece in Basilicata, Sardegna, Trentino Alto Adige e Veneto mentre il calo più significativo si ha in Emilia Romagna, Liguria e Piemonte.
Tra i parametri sui rischi ambientali interni agli edifici scolastici, si registra un significativo incremento dei Comuni che hanno realizzato il monitoraggio sulla presenza di
amianto all’interno delle strutture (92,11%). Aumentano i monitoraggi e diminuiscono i casi certificati ma, purtroppo, calano anche le azioni di bonifica. Tendenza inversa per il monitoraggio del
radon, realizzato solo dal 29,87% dei Comuni. La presenza di questo gas continua, infatti, a essere sottovalutata anche in quelle regioni dove si riscontra la maggiore concentrazione nel suolo, come nel Lazio dove il dato pervenuto è pari allo 0%.
Sul Rapporto ‘Ecosistema Scuola’ è intervenuta
l’Ance, associazione dei costruttori: “ancora una volta la fotografia dello stato del patrimonio edilizio scolastico pubblico che ci viene restituita dal Rapporto Legambiente mostra che nel corso dell’anno non si è verificato alcun miglioramento significativo rispetto allo stato di grave degrado e mancanza di sicurezza di questi edifici” ha dichiarato il presidente Paolo Buzzetti.
“Gli investimenti in manutenzione straordinaria e ordinaria - ha aggiunto - sono scesi nel 2010 del 14%, a seguito della grave mancanza di risorse registrata dalle Amministrazioni. È necessario un salto di qualità e un cambio di prospettiva, che consideri anche la possibilità della
sostituzione edilizia e dell’apporto di
capitali privati per avviare un nuovo percorso, che nel medio periodo possa portare alla soluzione definitiva del problema”.
“In questa direzione - ha concluso Buzzetti - l’Ance ha formulato una propria proposta: chiediamo al Governo di utilizzare l’ultimo stralcio di oltre 400 milioni del miliardo di euro deliberato dal CIPE nel maggio 2009, come volano per
iniziative di Partenariato, attivando così un volume di investimenti complessivo pari a oltre il doppio; risorse che potrebbero essere immediatamente immesse nell’economia anche attraverso procedure celeri, la sottrazione dai vincoli del Patto di stabilità interno e misure fiscali di sostegno”.