
Rimozione barriere architettoniche, il diniego va motivato
NORMATIVA
Rimozione barriere architettoniche, il diniego va motivato
La Soprintendenza può impedire le opere solo se dannose per il bene tutelato
Vedi Aggiornamento
del 14/09/2012
01/12/2011 - Deve sempre essere motivato il diniego della Soprintendenza all’installazione di dispositivi per il superamento delle barriere architettoniche in immobili di pregio storico artistico.
Lo hanno affermato ultimamente il Tar Campania con la sentenza 4402/2011 e il Tar Lazio con la sentenza 7597/2011. I tribunali amministrativi hanno esaminato due casi in cui l’interesse della tutela del patrimonio storico si scontrava con quello del diritto alla salute e al normale svolgimento della vita da parte di persone con disabilità fisiche.
In entrambi i casi è stato raggiunto un bilanciamento degli interessi in gioco. Sia in Campania che nel Lazio, la Soprintendenza aveva negato l’installazione di un ascensore nel cortile di un palazzo storico, spingendo i condomini a presentare ricorso impugnando l’atto di diniego.
I ricorsi sono stati respinti dai Tar perché, a detta dei giudici, i provvedimenti di diniego risultavano debitamente motivati. Spiegavano cioè la natura e la serietà del pregiudizio che l’opera avrebbe arrecato all’immobile in riferimento alle alternative prospettate dall’interessato.
Nei casi esaminati, la Soprintendenza aveva proposto modalità di installazioni alternative, che secondo i condomini si erano però rivelate inattuabili. Il diniego della Soprintendenza, quindi, può essere accettato solo perché la realizzazione delle opere non è possibile senza provocare un danno al bene tutelato.
Lo hanno affermato ultimamente il Tar Campania con la sentenza 4402/2011 e il Tar Lazio con la sentenza 7597/2011. I tribunali amministrativi hanno esaminato due casi in cui l’interesse della tutela del patrimonio storico si scontrava con quello del diritto alla salute e al normale svolgimento della vita da parte di persone con disabilità fisiche.
In entrambi i casi è stato raggiunto un bilanciamento degli interessi in gioco. Sia in Campania che nel Lazio, la Soprintendenza aveva negato l’installazione di un ascensore nel cortile di un palazzo storico, spingendo i condomini a presentare ricorso impugnando l’atto di diniego.
I ricorsi sono stati respinti dai Tar perché, a detta dei giudici, i provvedimenti di diniego risultavano debitamente motivati. Spiegavano cioè la natura e la serietà del pregiudizio che l’opera avrebbe arrecato all’immobile in riferimento alle alternative prospettate dall’interessato.
Nei casi esaminati, la Soprintendenza aveva proposto modalità di installazioni alternative, che secondo i condomini si erano però rivelate inattuabili. Il diniego della Soprintendenza, quindi, può essere accettato solo perché la realizzazione delle opere non è possibile senza provocare un danno al bene tutelato.