
Imu, enti no profit esenti se adeguano gli statuti in cinque anni
NORMATIVA
Imu, enti no profit esenti se adeguano gli statuti in cinque anni
Divieto di distribuzione utili e devoluzione del patrimonio per scioglimento tra gli elementi da inserire
Vedi Aggiornamento
del 15/03/2013
11/03/2013 - Per essere esenti dall’Imu gli enti ecclesiastici e non commerciali dovranno adeguare statuti e regolamenti entro cinque anni. Lo ha stabilito il Dipartimento per l’economia e le finanze con la risoluzione 3/DF emessa nei giorni scorsi.
Come ricordato dal Def, l’adeguamento dell’atto costitutivo, che deve individuare gli adempimenti a carico degli enti non commerciali, è considerato strumentale alla verifica dei requisiti per l’esenzione.
L’adeguamento deve avvenire entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stato effettuato il versamento o è stata presentata la dichiarazione da cui desumere i requisiti per l’esenzione o le condizioni che possono provocare cambiamenti nella situazione contributiva. Dato che i Comuni hanno cinque anni per rettificare le dichiarazioni e i versamenti Imu, secondo il Dipertimento delle finanze gli enti possono sfruttare questo periodo per rivedere le regole interne.
Per poter continuare a beneficiare dell’esenzione, gli enti no profit dovranno inserire negli statuti delle clausole contenenti:
- il divieto di distribuzione degli utili e degli avanzi di gestione tra soci, lavoratori o collaboratori, a meno che la distribuzione non sia imposta dalla legge;
- l’obbligo di reinvestire gli utili e gli avanzi di gestione per lo sviluppo delle attività collegate allo scopo istituzionale dell’ente;
- l’obbligo che, in caso di scioglimento, il patrimonio sia devoluto ad un altro ente non commerciale operante in attività analoghe a quella istituzionale.
Dal momento che gli enti ecclesiastici non possono modificare il proprio statuto, il rispetto delle clausole deve emergere da una scrittura privata registrata.
Ricordiamo che, in base al Regolamento 200/2012, sono esenti le attività assistenziali e sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive svolte a titolo gratuito o dietro il versamento di corrispettivi di importo simbolico (Leggi Tutto).
Nel giorni scorsi, inoltre, il Def con la circolare 4/DF ha chiarito che continua a godere dell’esenzione dall’Imu l’ente no profit che concede l’immobile in comodato d’uso gratuito. Diversamente, l’esenzione viene persa se l’immobile è dato in locazione. Da quest’ultima operazione, deriverebbe infatti un reddito.
Come ricordato dal Def, l’adeguamento dell’atto costitutivo, che deve individuare gli adempimenti a carico degli enti non commerciali, è considerato strumentale alla verifica dei requisiti per l’esenzione.
L’adeguamento deve avvenire entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stato effettuato il versamento o è stata presentata la dichiarazione da cui desumere i requisiti per l’esenzione o le condizioni che possono provocare cambiamenti nella situazione contributiva. Dato che i Comuni hanno cinque anni per rettificare le dichiarazioni e i versamenti Imu, secondo il Dipertimento delle finanze gli enti possono sfruttare questo periodo per rivedere le regole interne.
Per poter continuare a beneficiare dell’esenzione, gli enti no profit dovranno inserire negli statuti delle clausole contenenti:
- il divieto di distribuzione degli utili e degli avanzi di gestione tra soci, lavoratori o collaboratori, a meno che la distribuzione non sia imposta dalla legge;
- l’obbligo di reinvestire gli utili e gli avanzi di gestione per lo sviluppo delle attività collegate allo scopo istituzionale dell’ente;
- l’obbligo che, in caso di scioglimento, il patrimonio sia devoluto ad un altro ente non commerciale operante in attività analoghe a quella istituzionale.
Dal momento che gli enti ecclesiastici non possono modificare il proprio statuto, il rispetto delle clausole deve emergere da una scrittura privata registrata.
Ricordiamo che, in base al Regolamento 200/2012, sono esenti le attività assistenziali e sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive svolte a titolo gratuito o dietro il versamento di corrispettivi di importo simbolico (Leggi Tutto).
Nel giorni scorsi, inoltre, il Def con la circolare 4/DF ha chiarito che continua a godere dell’esenzione dall’Imu l’ente no profit che concede l’immobile in comodato d’uso gratuito. Diversamente, l’esenzione viene persa se l’immobile è dato in locazione. Da quest’ultima operazione, deriverebbe infatti un reddito.