
Riforma Codice appalti, chiesta la riduzione dei requisiti di fatturato
LAVORI PUBBLICI
Riforma Codice appalti, chiesta la riduzione dei requisiti di fatturato
Professionisti e imprese in audizione alla Camera per la promozione dei concorsi di progettazione e il coinvolgimento di giovani e Pmi
Vedi Aggiornamento
del 17/04/2015
18/06/2014 - Favorire l’accesso alle gare di giovani progettisti e Piccole e medie imprese. Secondo progettisti e mondo imprenditoriale, intervenuti in un ciclo di audizioni in Commissione Ambiente alla Camera, dovrebbe vertere su questi obiettivi la riforma del Codice appalti per il recepimento delle nuove direttive comunitarie sui contratti pubblici.
Secondo la Rete delle professioni tecniche (RPT), il nuovo quadro normativo dovrebbe eliminare le attuali regole che impediscono l’accesso alle gare per l’affidamento di servizi di architettura e ingegneria alle strutture professionali di piccole dimensioni. Per questo andrebbe cancellato l’articolo 263 del Regolamento di attuazione del Codice dei Contratti, che subordina l’accesso alle gare per l’affidamento dei servizi al fatturato dei professionisti in gara o al numero di dipendenti e collaboratori.
Citando i dati diffusi dall'Agenzia delle Entrate, RPT fa notare che su 141.618 contribuenti esaminati nell’anno 2011 (redditi 2010), solo 1.983 hanno fruito di un numero di collaboratori superiore a 5, per una percentuale pari all’1,4%. Ciò significa che, nelle gare in cui la stazione appaltante fissa un numero di unità stimate superiore a cinque, si registra l’esclusione del 98,6% degli studi.
Mira proprio all'alleggerimento dei requisiti di fatturato e organico per la partecipazione alle gare il DL Semplificazione e occupazione esaminato dal Consiglio dei ministri venerdì scorso, di cui però non si conosce la versione definitiva.
Allo stesso tempo, a detta di RPT dovrebbe essere promossa l’esternalizzazione dei servizi di architettura e ingegneria, rilanciando lo strumento del fondo di rotazione per finanziare i progetti, in modo da premiare le amministrazioni virtuose che riescono a realizzare i lavori entro la data prevista.
Necessario, secondo Rpt, anche il potenziamento del concorso di progettazione. Al momento, nei pochi casi in cui viene utilizzata questa procedura, le opere non vengono quasi mai realizzate in conformità al progetto vincitore. Al contrario, il nuovo quadro normativo dovrebbe promuovere lo snellimento delle procedure concorsuali, puntando esclusivamente su concorsi telematici semplificati, prevedere che le stazioni appaltanti affidino le fasi successive della progettazione al professionista vincitore del concorso e dare la possibilità al vincitore di dimostrare i requisiti richiesti costituendo, anche dopo la conclusione delle procedure concorsuali, un raggruppamento temporaneo di professionisti.
Punta sulla maggiore inclusione delle Piccole e medie imprese anche l’Ance, Associazione nazionale costruttori edili, che chiede che la nuova norma preveda la suddivisione degli appalti in lotti e non contenga restrizioni inerenti al fatturato. Per garantire la qualità e l’eccellenza delle imprese italiane, gli edili propongono anche un rating delle amministrazioni, in grado di incidere sui risultati attraverso la formazione del personale, e il mantenimento del sistema i qualificazione Soa. Ma non solo, perché a detta degli edili, per evitare una eccessiva discrezionalità delle Stazioni Appaltanti, si dovrebbe continuare a poter affidare gli appalti basandosi solo sul prezzo.
Anche secondo l’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici gli appalti dovrebbero essere suddivisi in lotti e dovrebbero essere mantenuti criteri di aggiudicazione in grado di privilegiare il rapporto prezzo-qualità piuttosto che quello costo-efficacia. In linea con le nuove direttive europee, le nuove norme sugli appalti dovrebbero inglobare le consultazioni preliminari di mercato, con la possibilità di richiedere consulenze ad esperti e autorità indipendenti, e il soccorso istruttorio, cioè la possibilità di chiarire e completare le informazioni o la documentazione presentata.
Secondo Itaca, Istituto per l’innovazione e la trasparenza negli appalti, bisognerebbe razionalizzare gli adempimenti formali a carico delle amministrazioni e degli operatori economici mediante la revisione complessiva delle cause di esclusione e la definizione di modelli standardizzati da utilizzare preferibilmente in modalità elettronica. Andrebbe poi superato l’attuale sistema di vigilanza sugli appalti, che presenta una commistione fra aspetti regolatori della materia ed aspetti propri del controllo che sono esercitati dallo stesso soggetto e non assicurano una separazione di ruoli fra chi definisce le regole e chi deve controllarne l'applicazione.
Secondo la Rete delle professioni tecniche (RPT), il nuovo quadro normativo dovrebbe eliminare le attuali regole che impediscono l’accesso alle gare per l’affidamento di servizi di architettura e ingegneria alle strutture professionali di piccole dimensioni. Per questo andrebbe cancellato l’articolo 263 del Regolamento di attuazione del Codice dei Contratti, che subordina l’accesso alle gare per l’affidamento dei servizi al fatturato dei professionisti in gara o al numero di dipendenti e collaboratori.
Citando i dati diffusi dall'Agenzia delle Entrate, RPT fa notare che su 141.618 contribuenti esaminati nell’anno 2011 (redditi 2010), solo 1.983 hanno fruito di un numero di collaboratori superiore a 5, per una percentuale pari all’1,4%. Ciò significa che, nelle gare in cui la stazione appaltante fissa un numero di unità stimate superiore a cinque, si registra l’esclusione del 98,6% degli studi.
Mira proprio all'alleggerimento dei requisiti di fatturato e organico per la partecipazione alle gare il DL Semplificazione e occupazione esaminato dal Consiglio dei ministri venerdì scorso, di cui però non si conosce la versione definitiva.
Allo stesso tempo, a detta di RPT dovrebbe essere promossa l’esternalizzazione dei servizi di architettura e ingegneria, rilanciando lo strumento del fondo di rotazione per finanziare i progetti, in modo da premiare le amministrazioni virtuose che riescono a realizzare i lavori entro la data prevista.
Necessario, secondo Rpt, anche il potenziamento del concorso di progettazione. Al momento, nei pochi casi in cui viene utilizzata questa procedura, le opere non vengono quasi mai realizzate in conformità al progetto vincitore. Al contrario, il nuovo quadro normativo dovrebbe promuovere lo snellimento delle procedure concorsuali, puntando esclusivamente su concorsi telematici semplificati, prevedere che le stazioni appaltanti affidino le fasi successive della progettazione al professionista vincitore del concorso e dare la possibilità al vincitore di dimostrare i requisiti richiesti costituendo, anche dopo la conclusione delle procedure concorsuali, un raggruppamento temporaneo di professionisti.
Punta sulla maggiore inclusione delle Piccole e medie imprese anche l’Ance, Associazione nazionale costruttori edili, che chiede che la nuova norma preveda la suddivisione degli appalti in lotti e non contenga restrizioni inerenti al fatturato. Per garantire la qualità e l’eccellenza delle imprese italiane, gli edili propongono anche un rating delle amministrazioni, in grado di incidere sui risultati attraverso la formazione del personale, e il mantenimento del sistema i qualificazione Soa. Ma non solo, perché a detta degli edili, per evitare una eccessiva discrezionalità delle Stazioni Appaltanti, si dovrebbe continuare a poter affidare gli appalti basandosi solo sul prezzo.
Anche secondo l’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici gli appalti dovrebbero essere suddivisi in lotti e dovrebbero essere mantenuti criteri di aggiudicazione in grado di privilegiare il rapporto prezzo-qualità piuttosto che quello costo-efficacia. In linea con le nuove direttive europee, le nuove norme sugli appalti dovrebbero inglobare le consultazioni preliminari di mercato, con la possibilità di richiedere consulenze ad esperti e autorità indipendenti, e il soccorso istruttorio, cioè la possibilità di chiarire e completare le informazioni o la documentazione presentata.
Secondo Itaca, Istituto per l’innovazione e la trasparenza negli appalti, bisognerebbe razionalizzare gli adempimenti formali a carico delle amministrazioni e degli operatori economici mediante la revisione complessiva delle cause di esclusione e la definizione di modelli standardizzati da utilizzare preferibilmente in modalità elettronica. Andrebbe poi superato l’attuale sistema di vigilanza sugli appalti, che presenta una commistione fra aspetti regolatori della materia ed aspetti propri del controllo che sono esercitati dallo stesso soggetto e non assicurano una separazione di ruoli fra chi definisce le regole e chi deve controllarne l'applicazione.