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Spalma Incentivi, il taglio retroattivo dei bonus al fotovoltaico è legittimo

Spalma Incentivi, il taglio retroattivo dei bonus al fotovoltaico è legittimo

La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso. Le aziende green contestano la decisione e temono l’esodo degli investimenti esteri

Vedi Aggiornamento del 11/09/2018
Spalma Incentivi, il taglio retroattivo dei bonus al fotovoltaico è legittimo
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 11/09/2018
15/12/2016 - La rimodulazione retroattiva degli incentivi al fotovoltaico è legittima. La Corte Costituzionale con la sua decisione ha spiazzato gli operatori del settore, che speravano invece nella cancellazione delle norme “Spalma Incentivi”.
 
Si tratta di un pacchetto di regole, varate nel 2014, che hanno cambiato le carte in tavola mettendo in difficoltà molti investitori. Operatori che erano convinti di ottenere un determinato guadagno, ma che invece, dopo aver sostenuto le spese, sono rimasti delusi.
 
L’anno scorso, di fronte alle numerose proteste, il Tar Lazio ha accolto il ricorso delle aziende green e chiesto la pronuncia della Corte Costituzionale, affermando che chi ha sostenuto un investimento all’insegna dell’efficienza energetica ha il diritto di mantenere l’incentivo del Conto Energia accordato al momento della realizzazione dell’intervento.
 
La Corte Costituzionale, però, nei giorni scorsi ha confermato le scelte compiute due anni fa dal Governo, deludendo ulteriormente gli addetti ai lavori.
 

Spalma Incentivi e rimodulazione dei bonus al fotovoltaico

Il Decreto “Spalma Incentivi” (DL 91/2014) e le norme attuative (DM 16 ottobre 2014 e DM 17 ottobre 2014) hanno dato agli operatori la possibilità di scegliere fra tre opzioni:

a) erogazione per 24 anni della tariffa, ricalcolata secondo percentuali di riduzione indicate nell’allegato 2 al Decreto Competitività;
b) incentivo erogato in 20 anni e rimodulato secondo le modalità individuate dal DM 17 ottobre 2014;
c) tariffa erogata in 20 anni e ridotta, per il periodo residuo di incentivazione, di una percentuale proporzionale alla potenza dell’impianto.
 
In assenza di una dichiarazione esplicita è stata applicata la terza opzione, che secondo le rilevazioni del Gse si è rivelata la più diffusa.
 

Spalma incentivi, il ricorso

Gli investitori hanno chiesto la dichiarazione di incostituzionalità delle norme, che operano una modifica peggiorativa del rapporto contrattuale con effetti retroattivi, violando il principio della certezza del diritto e quello del legittimo affidamento, tutelato dagli articoli 3 e 41 della Costituzione.
 
Tutte le accuse sono state rispedite al mittente perché il taglio degli incentivi risponde al cambiamento delle condizioni economiche, all’esigenza di non pesare sulle bollette e di non falsare il mercato e la concorrenza con la concessione di aiuti a determinati settori.
 

Spalma incentivi, il commento delle aziende

“Contestiamo la decisione della Corte Costituzionale, che non solo non condividiamo ma che ci sorprende - ha dichiarato Paolo Rocco Viscontini, Presidente di ItaliaSolare - D’ora in avanti non ci potrà più essere fiducia nelle leggi dello Stato sulle quali cittadini e imprese fanno delle scelte di investimento. Abbiamo notizia di diversi investitori che all’indomani della decisione della Corte Costituzionale hanno deciso di interrompere le loro attività in Italia.”
 
“Stupisce constatare come una riduzione retroattiva degli incentivi possa essere stato considerato un provvedimento non lesivo di diritti costituzionalmente garantiti, quali la tutela del legittimo affidamento e la libertà di impresa - ha affermato il Presidente di Assorinnovabili, Agostino Re Rebaudengo, che ha aggiunto - la non retroattività delle misure e la stabilità sul lungo termine dei meccanismi di supporto sono considerati principi cardini imprescindibili”.
 

Certificati Bianchi, denunciato altro attacco alle rinnovabili

Oltre allo Spalma Incentivi, le associazioni delle imprese operanti nel settore delle rinnovabili hanno manifestato il loro disaccordo su un'altra questione: i certificati bianchi, cioè i titoli che certificano il risparmio energetico conseguito dopo determinati interventi di efficientamento energetico. Gli operatori hanno lamentato che nelle linee guida per il meccanismo dei Certificati Bianchi, che il Ministero dello Sviluppo Economico ha messo in consultazione, vengono esclusi gli interventi di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile per autoconsumo all’interno degli edifici.

“Tale esclusione - dichiara Paolo Rocco Viscontini, Presidente di Italia Solare - oltre che rappresentare un ulteriore colpo basso agli operatori del settore, a nostro avviso è stata fatta sulla base di una interpretazione erronea della normativa comunitaria. Mentre il Ministero considera non conteggiabile ai fini dell’efficienza energetica il risparmio di energia fossile, gli orientamenti comunitari, ai quali il Ministero scrive di far riferimento, considerano analogo ad un intervento di efficienza energetica il risparmio di energia da fonte fossile derivante dall’autoconsumo di energia da fonte rinnovabile prodotta in loco”. 
 
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