31/08/2017 - A dieci giorni di distanza dal terremoto che ha interessato alcuni Comuni dell’Isola di Ischia, proviamo ad analizzare i danni subìti dagli edifici, rilevati dagli esperti di
ReLUIS, la Rete italiana dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica, e le conseguenze che la scossa ha avuto sulll’isola.
Pochi giorni dopo l’evento sismico, gli ingegneri delle Università di Padova e di Napoli Federico II hanno effettuato un sopralluogo a Casamicciola Terme, Lacco Ameno e Forio e hanno individuato i principali danni e meccanismi causati dal sisma. Ecco alcune immagini:
1. Crollo parziale di un edificio in muratura - Via Montecito, Piazza Maio - Casamicciola Terme
Google street view pre-evento
immagine post-evento sismico
2. Muratura Beneventana - Via Montecito, Piazza Maio - Casamicciola Terme
Google street view pre-evento
immagine post-evento sismico
La
‘muratura beneventana’, o 'sistema baraccato alla beneventana’, è un metodo costruttivo definito all'indomani di un gravissimo sisma che colpì la Campania nel 1627, basato su una struttura intelaiata in legno. Nel 1784 le ‘Istruzioni per la ricostruzione di Reggio’ emanate da Ferdinando IV di Borbone dopo il terremoto che distrusse Messina e Reggio Calabria nel 1783, confermarono l’uso del
‘sistema baraccato’.
3. Distacco tamponatura in un edificio in cemento armato - Via Ottringolo, Piazza Maio - Casamicciola Terme
immagine post-evento sismico
4. Ribaltamento della sommità della facciata della Chiesa del Purgatorio - Via D’Aloisio Località la Rita - Casamicciola Terme
Google street view pre-evento e immagine post-evento sismico
Report fotografico integrale
A Casamicciola il suolo si è abbassato di 4 centimetri
A seguito del terremoto, i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente (CNR-IREA) di Napoli hanno misurato un abbassamento del suolo di circa 4 centimetri localizzato in un’area a ridosso di Casamicciola Terme, la più colpita dai crolli.
La rilevazione è stata fatta utilizzando i dati radar dei satelliti europei Sentinel-1 (S1), del
programma europeo Copernicus, e quelli della costellazione italiana COSMO-SkyMed (CSK), dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) - centro di competenza per le acquisizioni ed utilizzo dei dati satellitari - e del Ministero della Difesa.
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La sismicità storica dell’isola di Ischia
L’isola d’Ischia, la più grande delle Isole Partenopee che chiude a ovest il Golfo di Napoli, ha una sismicità storica ben conosciuta. Tra i il 2 novembre 1275 e il 23 aprile 1980 sono stati registrati 12 terremoti con magnitudo Mw compresa tra poco meno di 3.0 e poco superiori a 4.0, localizzati nell’isola o a mare negli immediati dintorni.
I terremoti principali sono datati 1275, 1796, 1828, 1881 e 1883. Caratteristica di questi terremoti è che
a stime di magnitudo piuttosto modeste (valori calcolati con procedure specifiche per terremoti di area vulcanica e con valori di incertezza molto forti)
corrispondono effetti di intensità macrosismica molto elevata e distruttiva (X MCS nel 1883 a Casamicciola), che però in genere interessano un’area estremamente limitata, mentre l’area di risentimento è in genere poco estesa.
Questi scenari particolarmente drammatici - riscontrabili nella storia sismica di Casamicciola - sono indubbiamente frutto di un concorso di fattori complesso e da analizzare però caso per caso. Tra le concause che in passato hanno determinato la elevata consistenza degli effetti ci sono gli ipocentri molto superficiali, la geologia dell’isola, la
vulnerabilità del patrimonio edilizio e elevata densità abitativa.
L’antropizzazione è antichissima, con tracce preistoriche dal 1400 a.C. e una colonizzazione greca dall’VIII secolo a.C. La presenza di minerali, la fertilità del suolo vulcanico e la presenza di sorgenti termali hanno favorito la presenza umana in tutto il periodo storico.
Il terremoto del 28 luglio 1883 causò più di 2000 vittime perché capitò nel pieno della stagione turistica, quando gli alberghi erano affollatissimi (la stampa dell’epoca lo ribattezzò
‘il terremoto dei ricchi’). Ma non bisogna dimenticare che solo poco più di due anni prima un altro forte terremoto, il 4 marzo 1881, aveva prodotto danni altrettanto gravi, e il patrimonio edilizio dell’isola era evidentemente in pessime condizioni.
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