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Coronavirus, per la cassa integrazione non servono accordi sindacali

Coronavirus, per la cassa integrazione non servono accordi sindacali

Fillea Cgil: ‘si rischia di incentivare i furbetti’

Vedi Aggiornamento del 09/04/2020
Foto: NejroN © 123RF.com
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di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 09/04/2020
31/03/2020 - Per far fronte all’emergenza sanitaria causata dal coronavirus, il Decreto “Cura Italia” ha dato alle aziende la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione. L’Istituto nazionale per la previdenza sociale (Inps) ha chiarito che non è necessario un accordo sindacale preventivo, ma è sufficiente una informativa. Scettica Fillea Cgil, che teme una “pratica furbesca”.
 

Coronavirus e cassa integrazione, il chiarimento dell’Inps

Il Decreto Cura Italia (DL 18/2020) ha dato, ai datori di lavoro che hanno dovuto interrompere la loro attività, la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione. Le domande, spiega l’Inps con una circolare, possono essere trasmesse con la nuova causale denominata “COVID-19 nazionale”, per periodi decorrenti dal 23 febbraio 2020 al 31 agosto 2020 e per una durata massima di 9 settimane.
 
L’Inps, con la circolare 27/2020,  ha spiegato che le aziende che fanno richiesta di accesso alla cassa integrazione non devono raggiungere preventivamente un accordo con i sindacati. Devono invece inviare un’informativa e la valutazione dell’istanza può essere effettuata con procedura telematica nei tre giorni successivi all’invio dell’informativa.
 
L’azienda può anticipare il pagamento della prestazione, ma, data la situazione di emergenza, può chiedere il pagamento diretto senza l’obbligo di comprovare, con idonea documentazione, le difficoltà finanziarie dell’impresa.
 

Coronavirus e cassa integrazione, Fillea Cgil: si scavalcano gli obblighi di legge

Come rilevato da Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, “si stanno moltiplicando i casi di aziende che non vogliono più completare il percorso di confronto sindacale per la messa in cassa integrazione delle proprie maestranze anche stando nei 3 giorni previsti dalla norma. E questo temiamo potrebbe essere solo l’inizio di una pratica furbesca che vedrà centinaia di aziende di fatto scavalcare gli obblighi di legge”.
 
Secondo la Fillea l'interpretazione dell'Inps "esula dalla norma di legge e definisce l’informativa e la consultazione sindacale un mero atto interno, quindi senza obbligo di comunicazione dell’avvenuto confronto con le organizzazioni dei lavoratori. In tal modo, autorizzando cioè la spesa per l'ammortizzatore senza alcuna "pezza d'appoggio" se non la richiesta dell'azienda, si corre il rischio di incentivare l’abuso degli ammortizzatori sociali. Inoltre, questa pratica impedirà ai lavoratori e ai loro rappresentanti di poter verificare la possibilità che le aziende con fatturati positivi possano anticipare l’erogazione della Cassa. Insomma al danno per l'Erario si aggiungerà il danno per migliaia di persone”.
 
Dopo aver esortato l’Inps a tornare sui suoi passi, Genovesi ha concluso “diffidiamo le imprese a fare domanda di cassa integrazione senza consultazione sindacale. Come Fillea Cgil denunceremo alla magistratura ogni azienda che, in base alla circolare, non avrà rispettato le norme di legge con tutte le possibili conseguenze anche per coloro che hanno autorizzato tali pagamenti in violazione dell’obbligo normativo”.


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