
Nuovi parametri e limiti all’appalto integrato, così i progettisti vorrebbero cambiare il Codice
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Nuovi parametri e limiti all’appalto integrato, così i progettisti vorrebbero cambiare il Codice
ALA Assoarchitetti chiede più spazio per concorsi di progettazione e l’affidamento della direzione lavori e dei collaudi ai liberi professionisti
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del 04/09/2023

01/02/2023 - Il nuovo Codice Appalti non è attento alla qualità delle opere perché segue la logica dell’emergenza e, con l’obiettivo di realizzare velocemente i lavori finanziati dal PNRR, non mette al centro la progettazione.
È questo, in sintesi, il parere espresso da ALA Assoarchitetti, associazione degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti italiani, che sottolinea diversi punti critici, dall’appalto integrato alla necessità di elaborare nuovi parametri per i compensi dei professionisti.
Questi aspetti, che ALA Assoarchitetti considera punti deboli, sono l’affidamento della progettazione in house, la reintroduzione dell’appalto integrato senza limiti e condizioni e l’eliminazione del progetto definitivo, con la contemporanea estensione dei contenuti del progetto di fattibilità tecnico economica.
In base al nuovo Codice Appalti, la PA dovrebbe redigere un progetto di fattibilità tecnico economica molto approfondito e l’impresa appaltatrice dovrebbe occuparsi dei successivi livelli di progettazione e dell’esecuzione dei lavori. Si creerebbe un duplice problema: da una parte non si tiene conto che la PA non ha gli strumenti né le professionalità né il tempo per eseguire progettazioni complesse di alta qualità, dall’altra si reintroduce prepotentemente l’appalto integrato.
ALA Assoarchitetti ricorda che l’appalto integrato era vietato dal Codice del 2016 ed è stato reintrodotto, come deroga alla normativa generale, in caso di prevalenza tecnologica o innovativa delle opere da affidare. Il nuovo Codice eliminerà invece queste condizioni e l’appalto integrato sarà sempre consentito. Questo significa “affidarsi al soggetto che, per antonomasia è portatore di un legittimo ma insanabile conflitto d’interessi, sia con la Pubblica Amministrazione appaltante, sia con le richieste di qualità delle opere”.
Il nuovo Codice, spiega ALA Assoarchitetti, “crea un cortocircuito che pone l’architetto e l’ingegnere libero professionista (qualora interpellato dall’Impresa concorrente o aggiudicataria dell’appalto integrato), a servizio dell’imprenditore medesimo e non dell’interesse pubblico. Il Codice infatti non prescrive che in questo caso il compenso del professionista debba corrispondere all’Equo compenso e quindi lo mette alla mercé dell’appaltatore, il cui solo scopo sarà quello di massimizzare l’utile, limando i costi della qualità del progetto e della parcella del professionista”.
In questo nuovo scenario, i parametri vigenti non sono adeguati in quanto il nuovo impegno è ben più pesante e costoso di quello previsto nelle fasi progettuali del passato.
Il Codice dovrebbe quindi prevedere l’emanazione di nuovi parametri entro brevissimo tempo, ma soprattutto l’inderogabilità dei parametri.
ALA Assoarchitetti segnala inoltre che dovrebbero essere indicate in modo preciso le cause eccezionali che consentono alle PA di concludere contratti a titolo gratuito.
ALA Assoarchitetti chiede quindi di prevedere una maggiore autonomia delle scelte progettuali da assumere nella fase esecutiva, con la relativa provvista dei mezzi economici per remunerare le varianti.
Ciò consentirebbe, scrive ALA Assoarchitetti, di affinare le stesse scelte progettuali, parallelamente alla maturazione del progetto, della sua condivisione da parte della popolazione e della crescente consapevolezza delle sue implicazioni.
Secondo ALA Assoarchitetti, la direzione dei lavori e il collaudo delle opere dovrebbero essere svolte dai professionisti esterni alla PA per evitare un sistema in cui il controllore è anche il controllato, a discapito della qualità delle opere e dell’imparzialità.
“Il concorso - conclude ALA Assoarchitetti - pone al centro della procedura il confronto tra scelte progettuali alternative e non i fatturati o le dimensioni dello studio professionale e rimane uno dei modi più efficaci e fecondi per acquisire idee e progetti di qualità per le PA”.
È questo, in sintesi, il parere espresso da ALA Assoarchitetti, associazione degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti italiani, che sottolinea diversi punti critici, dall’appalto integrato alla necessità di elaborare nuovi parametri per i compensi dei professionisti.
Appalto integrato e progettazione in house, ‘progettista a servizio dell’imprenditore’
Come già fatto dagli Ordini professionali dei progettisti, anche ALA Assoarchitetti ha manifestato un parere negativo su diversi aspetti del Codice Appalti che non valorizzano la progettazione e che eleggono l’emergenza a sistema.Questi aspetti, che ALA Assoarchitetti considera punti deboli, sono l’affidamento della progettazione in house, la reintroduzione dell’appalto integrato senza limiti e condizioni e l’eliminazione del progetto definitivo, con la contemporanea estensione dei contenuti del progetto di fattibilità tecnico economica.
In base al nuovo Codice Appalti, la PA dovrebbe redigere un progetto di fattibilità tecnico economica molto approfondito e l’impresa appaltatrice dovrebbe occuparsi dei successivi livelli di progettazione e dell’esecuzione dei lavori. Si creerebbe un duplice problema: da una parte non si tiene conto che la PA non ha gli strumenti né le professionalità né il tempo per eseguire progettazioni complesse di alta qualità, dall’altra si reintroduce prepotentemente l’appalto integrato.
ALA Assoarchitetti ricorda che l’appalto integrato era vietato dal Codice del 2016 ed è stato reintrodotto, come deroga alla normativa generale, in caso di prevalenza tecnologica o innovativa delle opere da affidare. Il nuovo Codice eliminerà invece queste condizioni e l’appalto integrato sarà sempre consentito. Questo significa “affidarsi al soggetto che, per antonomasia è portatore di un legittimo ma insanabile conflitto d’interessi, sia con la Pubblica Amministrazione appaltante, sia con le richieste di qualità delle opere”.
Il nuovo Codice, spiega ALA Assoarchitetti, “crea un cortocircuito che pone l’architetto e l’ingegnere libero professionista (qualora interpellato dall’Impresa concorrente o aggiudicataria dell’appalto integrato), a servizio dell’imprenditore medesimo e non dell’interesse pubblico. Il Codice infatti non prescrive che in questo caso il compenso del professionista debba corrispondere all’Equo compenso e quindi lo mette alla mercé dell’appaltatore, il cui solo scopo sarà quello di massimizzare l’utile, limando i costi della qualità del progetto e della parcella del professionista”.
Progettisti, corrispettivi e nuovi parametri
ALA Assoarchitetti segnala che la riduzione dei livelli di progettazione apparentemente semplifica e accelera i procedimenti, ma nella realtà aumenta gli oneri e i costi a carico dei progettisti. Il nuovo Codice amplia le verifiche da effettuare per la fase del progetto di fattibilità tecnico economica, ma non indica come e da chi verranno valutati i corrispettivi professionali per i progettisti esterni alla PA.In questo nuovo scenario, i parametri vigenti non sono adeguati in quanto il nuovo impegno è ben più pesante e costoso di quello previsto nelle fasi progettuali del passato.
Il Codice dovrebbe quindi prevedere l’emanazione di nuovi parametri entro brevissimo tempo, ma soprattutto l’inderogabilità dei parametri.
ALA Assoarchitetti segnala inoltre che dovrebbero essere indicate in modo preciso le cause eccezionali che consentono alle PA di concludere contratti a titolo gratuito.
Livelli di progettazione e innovazione progettuale
Seondo ALA Assoarchitetti, la riduzione dei livelli di progettazione, “unificando la fase prettamente ideativa, finalizzata ad esprimere con libertà una serie di soluzioni alternative, con la fase precedentemente “definitiva” finalizzata ad ottenere le autorizzazioni previste dalla normativa, comporta un forte rischio di standardizzazione delle proposte e la conseguente riduzione dell’innovazione progettuale, aggravato dal fatto che il progetto è in modo crescente impostato con l’uso del BIM e che la fase esecutiva è intesa essenzialmente come uno coerente sviluppo soprattutto tecnico della fase precedente”.ALA Assoarchitetti chiede quindi di prevedere una maggiore autonomia delle scelte progettuali da assumere nella fase esecutiva, con la relativa provvista dei mezzi economici per remunerare le varianti.
Ciò consentirebbe, scrive ALA Assoarchitetti, di affinare le stesse scelte progettuali, parallelamente alla maturazione del progetto, della sua condivisione da parte della popolazione e della crescente consapevolezza delle sue implicazioni.
Nuovo Codice Appalti, definire ‘chi fa cosa’
ALA Assoarchitetti ritiene necessario stabilire con precisione i compiti dei soggetti coinvolti a diverso titolo nel processo di realizzazione dell’opera pubblica. ALA Assoarchitetti invita a distinguere il ruolo di controllo e programmazione, che compete alla PA, da quello di progettazione, direzione e collaudazione dei lavori, che compete al libero professionista.Secondo ALA Assoarchitetti, la direzione dei lavori e il collaudo delle opere dovrebbero essere svolte dai professionisti esterni alla PA per evitare un sistema in cui il controllore è anche il controllato, a discapito della qualità delle opere e dell’imparzialità.
Nuovo Codice Appalti e concorso di progettazione
ALA Assoarchitetti sottolinea infine che l'istituto del concorso di progettazione, già carente nel precedente ordinamento, viene ulteriormente disincentivato in favore del progetto in house e dell'appalto integrato.“Il concorso - conclude ALA Assoarchitetti - pone al centro della procedura il confronto tra scelte progettuali alternative e non i fatturati o le dimensioni dello studio professionale e rimane uno dei modi più efficaci e fecondi per acquisire idee e progetti di qualità per le PA”.