04/09/2024 - ARERA ha pubblicato a luglio la Relazione annuale 2023 sullo stato dei servizi e sull’Attività svolta dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, un valido strumento per i progettisti per capire come e dove sta andando il mercato energetico italiano, soprattutto in un momento così delicato come questo in cui i primi progetti di
comunità energetiche si stanno avviando.
Servizi energetici, i mercati
Capire l’andamento dei mercati energetici può aiutare i progettisti del mondo dell’edilizia a orientare gli investimenti verso impianti più efficienti e stimare al meglio i consumi post-interventi di retrofit. In fase di
diagnosi energetica, la stima dei costi energetici e la conoscenza delle tipologie di contratti possibili - soprattutto nel settore residenziale domestico - possono supportare le decisioni di efficientamento e orientare al meglio la fase di progettazione.
Lato gas, nel 2023 i mercati internazionali hanno mostrato una grande reattività come conseguenza di una maggiore globalizzazione e dell’aumento della centralità del GNL, per compensare il drastico calo delle importazioni dalla Russia, a seguito della guerra contro l’Ucraina che, unito alla ripresa economica post-pandemia, aveva innescato una
crisi nel 2022 soprattutto nel mondo edilizio e industriale a causa del raddoppio delle bollette energetiche e del costo dei carburanti per i mezzi pesanti e di cantiere.
In Italia, l’attenzione si è focalizzata sulla fine del mercato tutelato per gli utenti domestici gas; infatti, l’andamento dei prezzi è stato influenzato anche dalla diversità degli interventi pubblici realizzati dal Governo a tutela dei consumatori nei settori energetici (come
l’azzeramento degli oneri di sistema), interventi che sono andati via via riducendosi.
Per quanto riguarda il settore elettrico, nonostante la fine tutela gas e le maggiori richieste di informazioni e problematiche, proprio in questo settore sono diminuiti il numero dei venditori di gas e luce ma è migliorato contemporaneamente il livello di concentrazione, soprattutto nel gas in cui il primo operatore storico è stato superato per quote di mercato.
Lato “ambiente”, invece, proseguono gli investimenti programmati nell’idrico, le cui tariffe, come per i rifiuti, aumentano a causa dell’inflazione e dell’aumento del costo dell’energia.
I bonus sociali
Se è vero che sono stati reinseriti gli oneri di sistema, nel corso del 2023 l’innalzamento a 15.000 euro della soglia ISEE ha consentito di beneficiare del meccanismo automatico di sconto a circa 1 milione e mezzo di famiglie, che avevano ottenuto un’attestazione ISEE superiore a 9.530 euro, ma entro la nuova soglia di 15.000.
Quindi sono stati riconosciuti 4,6 milioni di bonus elettrici e 3 milioni di bonus gas a clienti diretti, ossia titolari di forniture individuali di gas naturale: l’importo stimato corrispondente ai bonus riconosciuti è pari a circa 1.427 milioni di euro per i primi e a circa 716 milioni di euro per i secondi. Al 31 dicembre 2023 i nuclei familiari con bonus attivo per disagio fisico erano 64.828 (+24% rispetto al 2022).
A fine 2023 è terminato il sistema di rafforzamento del bonus sociale in vigore negli ultimi 2 anni, che ne aveva esteso la platea dei beneficiari, tornando nel 2024 ai normali valori ISEE per poterne usufruire. È invece proseguito il contributo straordinario crescente con il numero dei componenti familiari e applicato in automatico a chi già riceve il bonus elettrico, come previsto nella Legge di Bilancio 2024.
I reclami su elettrico e fatture
Esiste anche una “misura” del soddisfacimento dei servizi energetici: i reclami. ARERA sottolinea come nel 2023 il 62% dei 526.623 reclami inviati alle imprese è riconducibile a clienti del settore elettrico, il 32% a clienti del settore del gas e il 6% a clienti dual fuel; i principali argomenti riguardano la fatturazione (42%), i contratti (17%), il mercato (14%) e la morosità (9%), mentre le richieste di informazione hanno riguardato principalmente la fatturazione e i contratti.
Le rettifiche di fatturazione sono diminuite rispetto all’anno precedente, mentre si è registrato un incremento delle rettifiche di doppia fatturazione.
La maggior parte dei reclami, delle rettifiche e delle richieste di informazioni proviene dai clienti del mercato libero. Il 61% delle richieste è attribuibile al settore elettrico, il 30% al settore gas e il 9% ai clienti dual fuel. I principali argomenti oggetto di richieste di informazioni dei clienti dei settori energetici riguardano la fatturazione (43%), i contratti (17%), il mercato (9%), le connessioni, i lavori e la qualità tecnica della fornitura (6%).
Il mercato elettrico
Come nel 2022, anche nella prima parte del 2023 i prezzi dell’energia elettrica in Italia e in Europa hanno risentito, seppur senza registrare i picchi dell’anno precedente, delle tensioni internazionali sui mercati all’ingrosso. La tendenza dell’anno è stata quella di un ritorno alla normalità caratterizzata da mercati più reattivi e globalizzati, in cui i prezzi, però, si sono assestati su livelli più alti del passato.
I
prezzi medi dell’energia elettrica per i consumatori domestici nel 2023 fanno registrare aumenti del
+6% in Italia (con prezzi medi finali pari a 38,64 c€/kWh) ben lontani dal +40% dell’anno precedente. L’aumento del prezzo lordo in Italia è dovuto principalmente alla componente oneri e imposte che, rispetto ai 12 mesi precedenti, ha subito sensibili variazioni (+54%) per la progressiva reintroduzione degli oneri generali in bolletta; i prezzi netti, infatti, dati dalla somma del prezzo di energia e vendita e dei costi di rete, hanno registrato una piccola variazione negativa (-2%), passando da 31,74 c€/kWh a 30,98 c€/kWh.
Dal confronto con i prezzi dei Paesi europei paragonabili per dimensione all’Italia emerge che, nel 2023, le famiglie tedesche tornano in prima posizione con i prezzi più elevati (42,03 c€/kWh) seguite da quelle italiane che lo scorso anno le avevano superate (38,64 c€/kWh), francesi (32,65 c€/kWh) e spagnole (26,02 c€/kWh).
I consumi di energia elettrica si sono ridotti di circa il 3%, la flessione ha interessato quasi tutti i settori con cali più rilevanti nell’agricoltura (-6,5%), nell’industria (-4%) e nel terziario (-2,1%), nel domestico (-3%), nonché nel comparto residuale “altro” (-10,5%), mentre trasporti e pesca hanno segnato aumenti, rispettivamente, del 5,6% e 5,2%.
La domanda nazionale è stata soddisfatta per poco meno dell’84% dalla produzione nazionale e per il 16,8% dal saldo con l’estero, ovvero il valore più alto dall’inizio del secolo.
Nel 2023 il gruppo Enel si conferma il primo produttore con una quota del 16,9% (in calo rispetto al 18% del 2022) seguito da Eni al 9,5% (stabile rispetto al 2022), che risulta al primo posto per generazione termoelettrica (16,5% contro il 15,2% di Enel).
Enel si è confermata anche il primo operatore nella produzione da fonti rinnovabili con il 22,4% della generazione lorda, con una quota in calo, ma ancora significativa, nell’idroelettrico (37,8%) e la totalità di quelle nel geotermico. Tra i principali 15 gruppi che hanno contribuito alla produzione da energia rinnovabile restano rilevanti, pur se in diminuzione rispetto al 2022, le quote nell’eolico di Erg (10,6% contro 11,5% del 2022) e di Edison (9,4%, invariata rispetto all’anno precedente) e la quota nelle bioenergie di A2A (14,7% rispetto al 13,3% nel 2022).
Il gruppo Enel rimane comunque l’operatore dominante del mercato elettrico italiano con una quota del 33,8% (36,3% del 2022), che sale al 41,6% per il solo settore domestico, seguito da A2A (8,4%), Hera (5,9%) ed Edison (5,4%).
A fine 2023 il numero di punti di prelievo domestici è risultato pari a 30,2 milioni, di cui poco meno di 8,9 milioni serviti in maggior tutela e circa 21,4 milioni nel mercato libero. I punti domestici serviti nel mercato libero erano saliti a fine 2023 al 70,7% (64,8% nel 2022), rappresentando il 75,5% dell’energia totale acquistata (68,5% nel 2022). Mentre al 1° luglio 2024 la quota del mercato libero risulta pari al 76,5%.
Lo scorso anno, il 66,8% dei clienti domestici ha sottoscritto un contratto nel mercato libero a prezzo fisso mentre il 33,2% ha scelto uno a prezzo variabile, questi ultimi hanno pagato mediamente 227,33 €/MWh per la componente energia, circa 150 €/MWh in meno rispetto al 2022.
Il 33,7% dei clienti domestici ha sottoscritto un contratto che prevede uno sconto, mentre per quanto riguarda la presenza di servizi aggiuntivi si conferma la preferenza per l’acquisto di energia prodotta da fonti rinnovabili (51,7%) e per i servizi energetici accessori come strumenti digitali e collaborativi per il controllo di consumi e costi energetici,
strumenti per aumentare l’efficienza energetica, prestazioni professionali come assistenza telefonica, manutenzione impianti, assicurazione sugli impianti energetici (37,6%).
In tema di prezzi ai clienti domestici si osserva, comunque che dopo la parentesi del 2022, il mercato libero presenta nuovamente valori superiori al servizio di maggior tutela, salvo che per i clienti con i consumi annui più elevati (superiori a 5.000 kWh/anno).
Il mercato del gas
Il settore gas nel 2023 ha visto una contrazione dello 0,69% dei consumi mondiali, ma in Europa il calo è stato più significativo (-7%). In Asia Pacifico e Cina, la domanda è rimbalzata a +2,9% e +7,4%; gli USA, invece, si sono fermati a +1%. Considerando i primi cinque mercati dell’Unione europea, la riduzione dei consumi più importante si è osservata in Francia (-11,7%), in Italia (-11,2%) e in Spagna (-10,2%), mentre per i Paesi Bassi la contrazione è stata del 4,9% e per la Germania del 3,5%.
Nel 2023 la produzione mondiale di gas è tornata ai livelli del 2021, riguadagnando con un +0,36% il modesto calo dell’anno precedente, e al suo interno prosegue la crescita del gas non convenzionale che rappresenta il 32% del totale (31% nel 2022). Al contrario in Europa la produzione di gas naturale ha visto una notevole diminuzione arrivando a quota 215 mld m
3: questo calo è dovuto principalmente alla riduzione della produzione dalla Norvegia, dai Paesi Bassi e il Regno Unito.
Nel 2023 i mercati del gas naturale hanno mostrato segnali di riequilibrio dopo il periodo drammatico del 2022 con la crisi energetica in Europa, anche se si sono attestati a prezzi superiori rispetto alle medie storiche, infatti nel 2023, il prezzo del gas naturale alle frontiere europee è stato 41,2 €/MWh (era 101 €/MWh nel 2022).
Nel 2023 il consumo netto di gas naturale è diminuito di 7 miliardi di metri cubi, attestandosi a 60,3 miliardi di metri cubi (-10,4% rispetto al 2022), principalmente a causa della discesa del settore termoelettrico (-18,5%), oltre che a una diminuzione del settore domestico (-12,9%), mentre i consumi del settore industriale sono scesi del 4,6%. In controtendenza è risultato soltanto il settore del commercio e servizi, i cui consumi in aumento (+18,3%) hanno parzialmente attutito il calo complessivo.
Il livello di dipendenza dall’estero è diminuito: nel 2023 il 96,3% del gas disponibile in Italia è arrivato dall’estero (era il 99% nel 2022). Il gruppo ENI controlla il 62,6% della produzione (66,3% del 2022).
A seguito delle sanzioni imposte dall’Ue, le importazioni di gas dalla Russia si sono quasi azzerate nell’arco degli ultimi due anni: la quota di gas russo nella copertura del fabbisogno nazionale è passata dal 40% del 2021 al 4,7% nel 2023. La sostituzione del gas russo è avvenuta in parte aumentando i quantitativi di gas che giungono in Italia via tubo dagli altri paesi con cui l’Italia è collegata (principalmente quelli dall’Algeria e dall’Azerbaigian) e in parte accrescendo la quota di gas naturale liquido che arriva in Italia attraverso le navi metaniere. Le importazioni di GNL, infatti, sono aumentate quasi del 70% in due anni.
Nel 2023 il numero di venditori attivi nel mercato al dettaglio è diminuito per la prima volta dall’inizio degli anni 2000 in misura consistente (-34 rispetto al 2022) arrivando a un totale di 481 imprese attive. Di queste soltanto 26 hanno venduto oltre 300 milioni di metri cubi, coprendo l’84,1% di tutto il gas acquistato nel mercato al dettaglio.
Considerando solo il settore domestico si può osservare che la quota di volumi acquistati sul mercato libero nel 2023 ha raggiunto il 74,1% per le famiglie e l’89,6% per i condomini (entrambi i valori al netto degli autoconsumi). In termini di punti di prelievo, nel 2023 la quota delle famiglie che hanno acquistato il gas nel mercato libero è salita al 72,1% (66,8% nel 2022).
Il 44% dei clienti domestici ha sottoscritto nel mercato libero un contratto a prezzo fisso, mentre nel caso dei condomini i contratti a prezzo variabile sono di gran lunga i più diffusi (86,8%) che risultano la tipologia preferita anche dai clienti non domestici (76,7%).
Nel 2023 la percentuale di switching è risultata complessivamente pari al 15,2% in termine di clienti e al 17% dei volumi: rispetto al 2022 le percentuali sono in aumento per tutte le tipologie di clienti, complice la fine della tutela.
Al contrario di quanto osservato nel 2022, nel 2023 i prezzi italiani del gas naturale per usi domestici sono divenuti più bassi della media dei prezzi europei. Più precisamente, mentre nel 2022 i consumatori italiani pagavano il 13% in più del consumatore medio europeo, nel 2023 hanno pagato l’8% in meno.
La proroga degli interventi pubblici, i cui effetti sulle bollette del gas si sono quasi interamente esauriti a fine aprile 2023 (ad eccezione dell’Iva agevolata al 5% fino a fine anno), ha praticamente azzerato la voce oneri, imposte e tasse compensando l’aumento dei prezzi lordi in Italia, in media pari al +2,3% (da 11,10 c€/kWh a 11,36 c€/kWh). Questo incremento è riconducibile ai rincari della materia energia (da 7,54 a 8,72 c€/kWh), che incide sul prezzo totale per il 77%, e dei costi di rete (+30%).
L’incidenza fiscale è risultata particolarmente vantaggiosa in Italia nel 2023 e ha concorso alla riduzione dei prezzi finali italiani, anche per i clienti con consumi più elevati; nella classe D1 tale componente è risultata inferiore del -139% rispetto all’Ue, del 105% nella classe D2.
La risorsa acqua
Nel 2023, la spesa media sostenuta da una famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 m
3, risulta a livello nazionale pari a 345 €/anno (2,30 euro per metro cubo consumato). Il dato vede un valore più contenuto nel Nord-Ovest (254,5 €/anno) e più elevato nel Centro (421,8 €/anno). Il valore, invece, si ferma a 367 €/abitante nell’area Sud e Isole.
Se si entra nel merito delle voci che compongono la bolletta degli utenti domestici, risulta che il 38,8% circa della spesa è imputabile al servizio di acquedotto (133,7 €/anno), il 12% è invece attribuibile al servizio di fognatura (41,4 €/anno) e il 29,5% a quello di depurazione (101,9 €/anno). Infine, la quota fissa pesa per il 10,6% (36,6 €/anno) e le imposte per il 9,1% (31,4 €/anno).
Quasi il 60% della popolazione è servito da gestori che hanno garantito una buona continuità del servizio di erogazione, evidenziando una durata delle interruzioni inferiore alle 3 ore/anno per utente, le maggiori difficoltà nel mantenimento di adeguati livelli di continuità del servizio sono localizzabili nell’area meridionale e insulare.
In termini generali di servizio, il quadro nazionale del biennio è maggiormente orientato sugli investimenti pianificati nelle infrastrutture acquedottistiche (48%, considerando anche i due prerequisiti legati esclusivamente a profili della filiera acquedottistica) rispetto a quelli previsti nelle reti fognarie e negli impianti di depurazione (nel complesso il 40,25%).
I rifiuti
A maggio 2024 risultano iscritti all’Anagrafica Operatori dell’Autorità 8.419 soggetti con un incremento rispetto allo scorso anno di 318 nuovi iscritti. Nel 2022 la produzione nazionale dei rifiuti urbani è stata pari a circa 29,1 milioni di tonnellate in calo dell’1,8% rispetto al dato 2021.
Si conferma il
trend di crescita della raccolta differenziata, che aumenta più di un punto percentuale rispetto al 2021, passando dal 64% al 65,2% (in termini quantitativi quasi 19 milioni di tonnellate di rifiuti differenziati).
A livello territoriale, le regioni del Nord-Est e del Nord-Ovest mantengono alti livelli di raccolta differenziata, confermando anche per il 2022 il superamento dell’obiettivo del 65% previsto per il 2012 dal decreto legislativo n. 152/06, con risultati pari rispettivamente al 74,3% e al 69,8% della produzione totale dei rifiuti urbani prodotti, mentre il Centro si attesta al 61,5% e il Sud e le Isole al 57,5%.
Nel corso del 2023 inoltre, sono proseguite le trasmissioni all’Autorità delle predisposizioni tariffarie relative al periodo regolatorio 2022-2025. Si registra un positivo incremento del numero di soggetti adempienti alla regolazione tariffaria: rispetto alle 5.987 proposte tariffarie rilevate nel 2022, ad oggi ne risultano trasmesse 6.202 - di cui 6.175 comunali e 27 pluricomunali - relative a 6.563 Comuni (l’83% dei Comuni italiani), per un totale di 54,5 milioni di abitanti serviti pari al 92% della popolazione nazionale.
Per l’annualità 2023 complessivamente si è registrato un ammontare di costi ammissibili sottesi alle entrate tariffarie pari a circa 11,4 miliardi di euro, da cui deriva un totale entrate tariffarie validate pari a 10,8 miliardi di euro. I costi operativi di gestione e costi comuni pesano circa l’80% dei costi complessivi, mentre i costi di capitale valgono quasi il 10%. La quota restante è costituita prevalentemente dall’IVA indetraibile a carico degli utenti finali.
Teleriscaldamento
Considerato un vettore energetico altamente efficiente, si conferma il trend di crescita del
teleriscaldamento e del
teleraffrescamento, tra il 2000 e il 2022 la volumetria allacciata è aumentata a un tasso medio annuo del 5,7%, passando da 117,3 a 392,7 milioni di metri cubi. Le 5 regioni del nord Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Veneto rappresentano, da sole, oltre il 95% dell’energia termica erogata (Figura 1).
Nel 2022 le centrali termiche al servizio di reti di telecalore hanno prodotto 11.515 GWh termici, 6.535 GWh elettrici e 167 GWh frigoriferi. Il gas naturale si conferma la fonte energetica nettamente prevalente con il 69,8% del consumo energetico complessivo, tra le altre fonti portano un contributo significativo i rifiuti (16,1%) e le bioenergie (biomasse, biogas e bioliquidi, al 10,7%).
Figura 1_ Distribuzione geografica delle reti di teleriscaldamento nel 2021 (numero di reti, estensione ed energia termica erogata in GWh) (Fonte: ARERA, Anagrafiche e raccolte dati)
L’energia distribuita dalle reti è utilizzata principalmente per la
climatizzazione ambientale (riscaldamento e raffrescamento) e la
produzione di acqua calda a uso igienico-sanitario, mentre è marginale l’utilizzo in processi industriali. Una quota significativa del mercato è costituita da utenze di tipo residenziale (64,0%) e terziario (33,2%), la domanda del settore industriale rimane marginale (2,8%).
A seguito del significativo incremento dei prezzi del servizio di registrato a partire dall’ultimo trimestre 2021 (dagli 81 €/MWh del 2020, a 93 €/MWh nel 2021, fino a raggiungere i 155 €/MWh del 2022), ARERA aveva avviato un’indagine conoscitiva che ha portato nel 2023 il Governo a disporre l’estensione a tutte le reti di teleriscaldamento di tariffe regolate da ARERA. L’Autorità ha, quindi, definito un primo quadro di regole transitorie per il 2024, in attesa del completamento del Metodo tariffario definitivo previsto a partire dal 2025.