Network
Pubblica i tuoi prodotti
Piano Casa, nuovo ddl in esame alla Camera

Piano Casa, nuovo ddl in esame alla Camera

La proposta di Pili, ideata per sostituirsi al DL governativo, già superata dalle norme regionali

Vedi Aggiornamento del 10/09/2009
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 10/09/2009
24/07/2009 - E' stato assegnato martedì scorso alla Commissione Ambiente della Camera il disegno di legge 2441/C, recante “Interventi straordinari e strategici per il rilancio dell'economia e la riqualificazione energetico-ambientale del patrimonio edilizio”. Il ddl che era stato presentato dall’onorevole Mauro Pili lo scorso 15 maggio come possibile maxiemendamento al DL governativo sul Piano Casa, è stato calendarizzato per martedì prossimo.
 
Il punto della situazione: Dopo l’accordo raggiunto il primo aprile tra Governo e Regioni, il Piano Casa nazionale si era arenato. Nei dieci giorni successivi all’intesa l’Esecutivo avrebbe dovuto mettere a punto un decreto legge per fornire alle Regioni un quadro normativo di riferimento. L’iter del DL non è stato lineare, scatenando anche un conflitto di competenza tra potere centrale ed Enti Locali, titolari, secondo la Costituzione, di autonomia legislativa in materia di edilizia e urbanistica. Sul blocco del provvedimento ha influito anche la richiesta, avanzata dalle Regioni dopo il terremoto in Abruzzo, di estendere a tutto il territorio le detrazioni del 55% per gli interventi di messa in sicurezza antisismica. Al contrario è andato avanti l’iter delle norme locali, che senza un quadro normativo di riferimento ben definito si sono sviluppate in modo non omogeneo, adattando i contenuti dell’accordo alle esigenze del territorio, prassi che ha suscitato le lamentele degli operatori del settore. Con la presentazione del ddl Pili il 15 maggio scorso si è tornati a parlare di Piano Casa nazionale (leggi tutto).  Il disegno di legge è rimasto però ignorato fino al 21 luglio, giorno in cui è stato assegnato alla Commissione Ambiente  per l’inizio della discussione. Nel frattempo sono state varate sette leggi regionali per il rilancio dell’economia attraverso gli interventi edilizi di ampliamento volumetrico, mentre molte altre sono in fase di approvazione.

Secondo quanto affermato dall'onorevole Pili il provvedimento, che conta su 130 sostenitori, non vuole sostituirsi alle norme regionali, ma rifocalizzare le competenze esclusive dello Stato in materia di ambiente, recepimento della normativa comunitaria e fiscale. Nell'ambito della tutela ambientale finora le Regioni hanno fissato soglie percentuali di efficienza, che partendo da classi energetiche diverse non contribuiscono alla creazione di una situazione omogenea.

Obiettivi: Investimenti nel settore del risparmio energetico, azione diretta sul Pil, riqualificazione del sistema turistico ricettivo e del patrimonio edilizio con ampliamenti volumetrici, interventi di urbanizzazione primaria e secondaria, incremento dei diritti edificatori, sostituzione edilizia e apposite detrazioni fiscali. sono gli argomenti trattati dal ddl per l'attuazione dell’accordo Governo - Regioni del primo aprile scorso a favore del rilancio nel settore edilizio.
 
Lavori ammessi: Il ddl prevede interventi da realizzare attraverso piani e programmi da definire con Regioni e Comuni per il miglioramento della qualità architettonica, entro il 20% della volumetria, di edifici mono e bifamiliari non superiori ai mille metri cubi, non sottoposti a tutela e non dichiarati abusivi. Come da accordo, sono possibili anche ampliamenti del 35% a seguito di demolizione e ricostruzione per la riqualificazione energetica e architettonica.
 
Proposti anche l’incremento dei diritti edificatori fino al 35%, di cui potrà beneficiare anche la rivitalizzazione dei complessi turistici e ricettivi, e il recupero delle volumetrie che provocano situazioni di degrado prolungato. I lavori di rivitalizzazione urbana potranno riguardare anche più immobili non confinanti, purchè appartenenti allo stesso ambito omogeneo e a condizione che siano posti in continuità funzionale.
 
Strutture ricettive: Il ddl riconosce agli Enti Locali la facoltà di includere nelle norme regionali gli interventi per la riqualificazione e il potenziamento delle strutture turistiche. I Comuni possono quindi riconoscere un incremento del diritto edificatorio del 35% nel rispetto della normativa paesaggistico ambientale vigente.
 
Requisiti di efficienza: Gli interventi dovranno essere progettati e gestiti all’insegna della compatibilità ambientale garantendo standard di efficienza energetica pari almeno alla classe C. Gli incrementi dei diritti edificatori saranno direttamente collegati all'efficienza energetica. Saranno infatti consentiti aumenti volumetrici del 20% se viene certificata la classe energetica C, del 30% per la classe B e del 35% per la A. I lavori devono anche tendere a minimizzare consumi e impatto ambientale, promuovere metodologie di costruzione sperimentale che contengano i costi riferiti all’intero ciclo di vita dell’edificio, diffondere la sicurezza antisismica e recuperare le aree industriali dismesse.
 
Competenze decentrate: Alle Regioni, che in molti casi hanno già varato o stanno approvando una legge ad-hoc, la Costituzione garantisce ampia autonomia legislativa in materia di edilizia e urbanistica. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore del ddl, salvo diverse previsioni delle leggi regionali, i Comuni dovranno dotarsi di un documento di prescrizioni generali per limitare o escludere alcune parti del territorio dall’applicazione della legge, ma anche per la riduzione degli oneri di urbanizzazione o l’esenzione da alcuni tributi locali.

Detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica: Secondo il ddl Pili per le spese sostenute dall’entrata in vigore della legge è riconosciuta una detrazione del 55% fino a un massimo di 100 mila euro da ripartire in tre anni. Le detrazioni per le spese sostenute nei 24 mesi successivi all’entrata in vigore della legge ammonteranno invece al 36%.

Per generare lo sperato effetto anticrisi i cantieri dovranno partire a 18 mesi dall'entrata in vigore della legge. Nei quartieri "modello" si cercherà un collegamento diretto tra i diritti edificatori e le opere di urbanizzazione primaria e secondaria. I lavori potranno essere appaltati a terzi, accogliendo la richiesta delle imprese, sensibili all'esigenza di accorciare i tempi per l'assegnazione in gara di appalto.
Le più lette