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Decreto Rinnovabili, il Governo incontra imprese e banche

Decreto Rinnovabili, il Governo incontra imprese e banche

Convocato dal Ministro dello Sviluppo Economico Romani un tavolo tecnico per definire l’attuazione del Decreto

Vedi Aggiornamento del 28/03/2011
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 28/03/2011
14/03/2011 - È convocato per domani 15 marzo il tavolo tra Governo e operatori del settore delle rinnovabili per definire i contenuti dei provvedimenti che attueranno il Decreto Rinnovabili.
 
Il Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, e i Ministri dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e dell’Agricoltura Giancarlo Galan incontreranno i principali rappresentanti del settore bancario, delle aziende attive nel comparto dell’energia rinnovabile, dei gestori di rete e delle associazioni dei consumatori.
 
Intanto le competenti commissioni di Camera e Senato hanno presentato interpellanze e interrogazioni in cui si chiede al Governo di a fare salvi gli investimenti avviati sulla base del precedente quadro di incentivazione e di modificare il decreto per evitare di danneggiare uno dei pochissimi settori produttivi non colpiti dalla crisi.
 
 
Gli ultimi eventi
Il 3 marzo scorso il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto legislativo per il recepimento della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione delle fonti rinnovabili. Il testo prevede la definizione di un nuovo sistema di incentivi per gli impianti che entreranno in esercizio dal 1° gennaio 2013 e la fissazione di un tetto massimo di energia da fotovoltaico incentivabile (leggi tutto).
 
Immediate sono arrivate le critiche degli operatori del settore rinnovabili, secondo i quali il decreto blocca improvvisamente l’unico settore economico che in questi anni è cresciuto, mette a rischio migliaia di posti lavoro e milioni di euro di investimenti. Le principali associazioni imprenditoriali del settore hanno lanciato un appello al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedergli di non firmare il decreto (leggi tutto). Appello che è rimasto però inascoltato.
 
Nei giorni successivi APER, Associazione dei Produttori di Energia da Rinnovabili, ha scritto al Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, per segnalargli il rischio di una paralisi per tutto il settore delle rinnovabili, e di una situazione di crisi generalizzata”. Per Luisa Todini, Presidente dei costruttori europei (FIEC) “la scadenza ravvicinata del 31 maggio per gli allacci alla rete e l’incertezza sulle tariffe possono avere conseguenze gravi sul settore” (leggi tutto).


Giovedì 10 marzo le principali associazioni del settore delle rinnovabili (APER, Assosolare, ANEV, AssoEnergie Future, GIFI/ANIE) hanno presentato, al teatro Quirino di Roma, le loro proposte di modifica al Decreto Rinnovabili. Le imprese chiedono di:
- non introdurre norme retroattive in contrasto con il principio di certezza del diritto;
- garantire gli incentivi vigenti per gli impianti in costruzione o autorizzati;
- prevedere periodi di transizione tra i diversi livelli di incentivazione;
- definire un quadro normativo che tenga conto, per tutte le fonti, di una previsione di crescita al 2020 in linea con le potenzialità del settore e del decadimento dei costi;
- dare certezza e velocità ai processi di autorizzazione;
- definire rapidissimamente i Decreti attuativi mediante un confronto costruttivo con le associazioni di categoria;
- riconoscere l’impatto positivo delle rinnovabili in termini ambientali, di occupazione, di rientro fiscale per lo Stato, di riduzione della dipendenza energetica, di crescita del PIL;
- favorire la ricerca nel settore;
- porsi l’obiettivo del raggiungimento della competitività entro i prossimi 10 anni, con conseguente azzeramento degli incentivi;
- supportare lo sviluppo di un’industria nazionale (grande, piccola, media) e stimolarne il ruolo internazionale.


A favore del Decreto si è espresso Franco Manfredini, Presidente di Confindustria Ceramica, secondo cui lo sforzo per il raggiungimento degli obiettivi nazionali per le  rinnovabili “deve essere equo nella ripartizione, certo nell’ammontare ed economicamente  sostenibile”. “Per l’industria ceramica italiana - ha proseguito Manfredini - l’attuale sistema comporta oneri per oltre 30 milioni di euro l’anno, dei quali due terzi prelevati sulla bolletta elettrica. Si tratta con tutta evidenza di un onere particolarmente significativo che, in un momento come quello attuale, appesantisce ulteriormente la marginalità delle aziende e la loro capacità di investimento. Se non venisse confermata l’impostazione del recente decreto legislativo la prospettiva di un ingiustificato raddoppio di tali oneri è assolutamente inaccettabile per la competitività internazionale del settore ceramico che esporta oltre il 70% delle proprie vendite”.
 
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