
Architetti, il 40% pensa di trasferirsi all’estero
PROFESSIONE
Architetti, il 40% pensa di trasferirsi all’estero
Troppi professionisti organizzati in piccoli studi soffrono nonostante il mercato italiano sia al secondo posto in Europa
Vedi Aggiornamento
del 09/12/2013
29/03/2013 - Nel mercato dell'architettura l’Italia si colloca al secondo posto dopo la Germania, con un volume d'affari pari a 2,8 miliardi di euro. Nonostante ciò, la situazione degli architetti appare tutt’altro che rosea. Il motivo è l'alto numero di professionisti, che con 147 mila architetti rappresenta il 27%, quindi più di un quarto del totale europeo.
A causa del numero degli architetti i guadagni medi sono quindi bassi se paragonati al resto dell'Europa. Per questi motivi, se al momento la quasi totalità degli architetti lavora in Italia, è vero anche che il 40% dei professionisti sta seriamente pensando di trasferirsi, complice anche il basso indice di soddisfazione.
Sono questi i dati che emergono dallo studio pubblicato dall’Architects’ Council of Europe. In base ai report elaborati, la soddisfazione dei professionisti non è molto alta per le prospettive di carriera, la qualità della vita e l’ambiente di lavoro, ma scende in modo brusco se si prendono in considerazione i livelli di pagamento, giudicati bassi rispetto all’impegno lavorativo, che spesso supera le 40 ore settimanali.
In Italia il 72% degli architetti lavora full time, ma a causa della crisi e della diminuzione della domanda di lavoro il 19% dei professionisti ha iniziato a lavorare part time.
Il carico di lavoro degli architetti italiani si concentra prevalentemente nel settore delle abitazioni private, seguito da quello pubblico e commerciale.
Dal punto di vista dei servizi offerti, le maggiori opportunità di lavoro riguardano il design delle abitazioni, seguito da servizi e dall’interior design.
L’organizzazione del lavoro degli architetti in Italia appare inoltre molto frastagliata. A prevalere sono gli studi singoli, in cui il professionista opera come socio unico, che rappresentano il 46% del totale. Numerosi anche i team di piccole dimensioni, formati da due a cinque architetti, mentre i gruppi di lavoro composti da trenta o più professionisti rappresentano una realtà rara.
La situazione in Europa
Il dato sui grandi studi e sulla divisione del lavoro si pone in controtendenza rispetto al resto d’Europa, dove nonostante i licenziamenti, resi necessari dalla crisi, sono proprio le realtà con più professionisti a tenere meglio, con un aumento nei livelli di reddito e nei profitti.
In generale, in base allo studio realizzato si può affermare che a partire dal 2008 la crisi ha avuto un impatto negativo sugli architetti in tutta Europa, con conseguenti diminuzioni in termini di ore di lavoro e guadagni.
Al momento sembra che la situazione si stia stabilizzando con prospettive al ribasso. Se, però, nel centro e nel nord Europa il ritmo di realizzazione delle costruzioni sta riprendendo a crescere, la situazione è ancora stagnante nel sud, dove la crisi sta avendo gli effetti peggiori.
A causa del numero degli architetti i guadagni medi sono quindi bassi se paragonati al resto dell'Europa. Per questi motivi, se al momento la quasi totalità degli architetti lavora in Italia, è vero anche che il 40% dei professionisti sta seriamente pensando di trasferirsi, complice anche il basso indice di soddisfazione.
Sono questi i dati che emergono dallo studio pubblicato dall’Architects’ Council of Europe. In base ai report elaborati, la soddisfazione dei professionisti non è molto alta per le prospettive di carriera, la qualità della vita e l’ambiente di lavoro, ma scende in modo brusco se si prendono in considerazione i livelli di pagamento, giudicati bassi rispetto all’impegno lavorativo, che spesso supera le 40 ore settimanali.
In Italia il 72% degli architetti lavora full time, ma a causa della crisi e della diminuzione della domanda di lavoro il 19% dei professionisti ha iniziato a lavorare part time.
Il carico di lavoro degli architetti italiani si concentra prevalentemente nel settore delle abitazioni private, seguito da quello pubblico e commerciale.
Dal punto di vista dei servizi offerti, le maggiori opportunità di lavoro riguardano il design delle abitazioni, seguito da servizi e dall’interior design.
L’organizzazione del lavoro degli architetti in Italia appare inoltre molto frastagliata. A prevalere sono gli studi singoli, in cui il professionista opera come socio unico, che rappresentano il 46% del totale. Numerosi anche i team di piccole dimensioni, formati da due a cinque architetti, mentre i gruppi di lavoro composti da trenta o più professionisti rappresentano una realtà rara.
La situazione in Europa
Il dato sui grandi studi e sulla divisione del lavoro si pone in controtendenza rispetto al resto d’Europa, dove nonostante i licenziamenti, resi necessari dalla crisi, sono proprio le realtà con più professionisti a tenere meglio, con un aumento nei livelli di reddito e nei profitti.
In generale, in base allo studio realizzato si può affermare che a partire dal 2008 la crisi ha avuto un impatto negativo sugli architetti in tutta Europa, con conseguenti diminuzioni in termini di ore di lavoro e guadagni.
Al momento sembra che la situazione si stia stabilizzando con prospettive al ribasso. Se, però, nel centro e nel nord Europa il ritmo di realizzazione delle costruzioni sta riprendendo a crescere, la situazione è ancora stagnante nel sud, dove la crisi sta avendo gli effetti peggiori.