25/07/2013 - Credito, investimenti aggiuntivi, casa e qualità e regolarità del lavoro. Sono queste le priorità di intervento individuate dagli operatori dell’edilizia in una riunione tenutasi martedì scorso alla quale hanno partecipato tutti i vertici delle sigle aderenti agli
Stati Generali delle Costruzioni.
“Visto il perdurare della pesantissima crisi che sta travolgendo il settore”, i costruttori chiedono al Governo “un
piano straordinario di misure e investimenti capaci di far riprendere l’edilizia e nello stesso tempo di far ripartire l’economia del Paese”. Quelle varate finora dal Governo e all’esame del Parlamento - secondo gli Stati Generali - sono “misure efficaci in un momento di normalità, ma assolutamente inadeguate a fronteggiare una crisi come quella che sta investendo il settore e che non accenna a diminuire”.
“In gran parte d’Europa, negli Stati Uniti e in Giappone - sostengono - i Governi hanno varato
piani anticrisi dell’ordine di centinaia di miliardi di valuta nazionale come investimenti in opere pubbliche e a sostegno della casa”. Appare dunque ingiustificata “la rinuncia da parte dell’Italia di seguire questo esempio e di investire importanti risorse per far ripartire il settore”.
Quindi “lavoratori, imprese e professionisti delle costruzioni - spiega una nota - hanno deciso di proclamare lo stato di
mobilitazione permanente degli Stati Generali, protagonisti già in questi anni di numerose iniziative di proposta e di denuncia per riaffermare il ruolo anticiclico delle costruzioni, settore strategico sia per la ripresa economica ma anche per il miglioramento delle condizioni lavorative e sociali dei cittadini”.
Ricordiamo la Giornata della Collera lo scorso febbraio a Milano (
leggi tutto), la protesta dei caschetti gialli, svoltasi in diverse città:
Trieste,
Bari, la mobilitazione dei lavoratori dell’edilizia organizzata dai sindacati in numerose città (
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“Il tempo è ormai scaduto - conclude il comunicato -; se non ci saranno segnali in questo senso nel breve periodo, gli Stati Generali decideranno
iniziative eclatanti di protesta”.
Ieri è stato il turno di
Federcostruzioni, che riunisce tutte le maggiori associazioni del sistema industriale del settore. Sconsolante la conclusione: ‘quello della filiera delle costruzioni è un collasso annunciato’.
“Si è inceppato il funzionamento interno alla filiera delle costruzioni - ha detto il
Presidente Paolo Buzzetti. L’acuirsi della stretta creditizia, come emerge anche oggi dagli ultimi dati di Bankitalia, nei confronti dell’edilizia sta determinando un vero e proprio blocco delle forniture di materiali e prodotti verso le imprese di costruzioni.
Senza credito i cantieri si fermano. Diventa essenziale intervenire per restituire affidabilità e credibilità alle imprese, riattivando i flussi finanziari ordinari e rispettando i termini di legge previsti per i pagamenti delle committenze pubbliche”.
Il
Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenendo all’Assemblea, ha affermato che “solo la ripartenza dell’edilizia può far ripartire il paese. Se vogliamo che il settore torni a crescere in tempi rapidi, fungendo così da traino anche per gli altri comparti produttivi,
abbiamo immediato bisogno di interventi specifici che rilancino gli investimenti in infrastrutture, in opere pubbliche, attraverso la riqualificazione del patrimonio abitativo esistente, con un’attenzione all’efficienza energetica e un occhio al dissesto idrogeologico”.
Federcostruzioni chiede un
incontro urgente al Governo e lancia un ultimatum perché si affermi la consapevolezza che se si vuole realmente invertire il ciclo recessivo va allentata la stretta creditizia, puntare su un grande piano di investimento di opere pubbliche e non perdere l’opportunità di riqualificare il patrimonio edilizio e le città.
“Va garantito il lavoro, quello delle imprese e quello dei loro dipendenti e collaboratori. Ogni giorno - ha ricordato il presidente di Federcostruzioni - scompaiono decine di imprese e si perdono posti di lavoro. Ormai, per quanto riguarda la filiera delle costruzioni, ci si sta avvicinando ad un numero sconvolgente:
700.000 persone entro l’anno, dall’inizio della crisi, non lavorano più. Serve un Piano straordinario da destinare a opere essenziali per i cittadini riallineando il nostro Paese agli standard europei, dai quali ci siamo allontanati progressivamente proprio a causa dell’abbandono degli investimenti, soprattutto in manutenzione”.
Foto tratta da: laprovinciadicomo.it