
Fondo da 45 milioni di euro e tempi rapidi per costruire nuovi stadi
URBANISTICA
Fondo da 45 milioni di euro e tempi rapidi per costruire nuovi stadi
Emendamento al ddl Stabilità: semplificazioni per realizzare impianti sportivi e altre strutture di qualunque tipo
Vedi Aggiornamento
del 10/11/2014
22/11/2013 - Realizzare nuovi impianti sportivi e ristrutturare quelli esistenti, con procedure semplificate e tempi rapidi, grazie a 45 milioni di euro di fondi pubblici e a risorse private.
È questo, in sintesi, il contenuto di un emendamento alla Legge di Stabilità 2014 presentato dal Governo.
L’emendamento prevede uno stanziamento di 45 milioni di euro (10 nel 2014, 15 nel 2015 e 20 nel 2016) per la sicurezza strutturale e funzionale, la fruibilità, lo sviluppo e l’ammodernamento degli impianti sportivi, e delinea una procedura semplificata e modalità di finanziamento innovative.
Tutto parte da un soggetto privato che presenta al Comune uno studio di fattibilità e un piano economico-finanziario del progetto. L’intervento - si legge nell’emendamento - può prevedere “uno o più impianti sportivi nonchè insediamenti edilizi o interventi urbanistici di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi, che risultano funzionali al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell'intervento e concorrenti alla valorizzazione in termini sociali, occupazionali ed economici del territorio di riferimento”.
Poche righe che aprono enormi possibilità per gli investitori. “Insediamenti edilizi e interventi urbanistici di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi” può significare cinema, ristoranti, centri commerciali, ecc. anche in aree vicine ma non adiacenti agli impianti stessi.
L’emendamento prevede tempi di approvazione molto stretti: il soggetto interessato presenta al Comune lo studio di fattibilità e il piano economico-finanziario; nel giro di 3 mesi dalla presentazione della proposta progettuale il Comune ne dichiara il pubblico interesse, dopodichè il proponente presenta il progetto definitivo (e l’accordo con la società sportiva che gestirà la struttura), che il Comune approva entro 4 mesi (più 2 mesi se sono necessari la VIA e l’assenso della Regione). Il provvedimento finale vale come dichiarazione di pubblica utilità.
In caso di inerzia degli Enti locali, per gli impianti sotto i 4.000 posti al coperto e sotto i 20.000 all’aperto, il Presidente del Consiglio dei Ministri nomina un Commissario, mentre per gli impianti oltre i 4.000 posti al coperto e oltre i 20.000 all’aperto, interviene direttamente il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Se l’impianto deve essere realizzato su aree pubbliche o l’intervento riguarda impianti esistenti di proprietà pubblica, si procede con una gara d’appalto alla quale è invitato anche il soggetto proponente, che ha il diritto di prelazione sul progetto.
I commenti
Contro la proposta si è espresso il deputato PD Roberto Morassut, secondo il quale “si delinea in sostanza una procedura specialissima che lede il ruolo autonomo delle Regioni e dei Comuni in materia urbanistica toccando persino aspetti di carattere costituzionale. Una procedura specialissima quasi di emergenza per gli stadi. E perché non per ospedali e carceri? Mi domando come una tale norma possa essere stata concepita”.
“In questi giorni l’ennesimo disastro climatico ambientale ci richiama alla vera emergenza che non sono gli stadi ma una politica di governo del territorio. Questa norma e di fatto una spinta al consumo di nuovo suolo senza nessuna visione organica di sviluppo equilibrato del territorio. Anche per questo l’iniziativa è contraddittoria e inopportuna e andrebbe ritirata” conclude Morassut.
Per l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), “l’emendamento, che dovrebbe regolamentare la costruzione dei nuovi stadi e dei nuovi impianti sportivi in generale, non è solo sbagliato, è pericoloso. Esso segnerebbe un arretramento grave della cultura paesaggistica e un ulteriore attacco alla tutela del territorio nel nostro Paese”. La disposizione - sostiene l’INU - “è talmente vaga e fumosa che darebbe di fatto il via libera a qualsiasi tipo di intervento edilizio sul territorio, aprendo la strada all'annullamento delle condizioni e delle previsioni dei piani urbanistici, preposti alla difesa dei suoli e all'equilibrio insediativo”.
“A volte ritornano: per l’ennesima volta una lobby legata ai costruttori utilizza in modo assai improprio una norma di finanza pubblica per riproporre un emendamento che utilizza la necessità di rinnovare gli impianti sportivi come un cavallo di Troia per interessi speculativi”. È il commento di Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera.
“Con la motivazione condivisibile di ammodernare gli impianti e favorire lo sport prosegue -Realacci - si propongono cubature di tutti i tipi, nuovi appartamenti e possibili aggiramenti delle norme esistenti, inclusi i vincoli ambientali e idrogeologici. E paradossalmente di tale emendamento si parla anche oggi, giornata di lutto nazionale per la tragedia sarda, che deriva anche da un cattivo uso del suolo ed da una sregolata cementificazione del territorio”.
La norma era stata annunciata dal premier Enrico Letta una decina di giorni fa al Consiglio nazionale del Coni. “La forza del nostro Paese - aveva detto Letta - è la diffusione della pratica sportiva, e gli impianti ci servono per essere più competitivi in vista degli impegni del futuro”, anche alla luce della eventuale candidatura italiana a ospitare i Giochi Olimpici del 2024, vista con favore dal Governo.
Non è la prima volta che si tenta di liberalizzare la costruzione di nuovi stadi e di associare a questo tipo di interventi operazioni urbanistiche più ampie e complesse. Nel 2009 è stato presentato un disegno di legge con contenuti analoghi all’emendamento di oggi. Nel 2010 una nuova proposta di legge ha intrapreso l’iter in Parlamento. Dopo uno stop di un anno e mezzo, nel 2012 il testo ha ottenuto il via libera della Camera, per poi arenarsi in Senato.
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È questo, in sintesi, il contenuto di un emendamento alla Legge di Stabilità 2014 presentato dal Governo.
L’emendamento prevede uno stanziamento di 45 milioni di euro (10 nel 2014, 15 nel 2015 e 20 nel 2016) per la sicurezza strutturale e funzionale, la fruibilità, lo sviluppo e l’ammodernamento degli impianti sportivi, e delinea una procedura semplificata e modalità di finanziamento innovative.
Tutto parte da un soggetto privato che presenta al Comune uno studio di fattibilità e un piano economico-finanziario del progetto. L’intervento - si legge nell’emendamento - può prevedere “uno o più impianti sportivi nonchè insediamenti edilizi o interventi urbanistici di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi, che risultano funzionali al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell'intervento e concorrenti alla valorizzazione in termini sociali, occupazionali ed economici del territorio di riferimento”.
Poche righe che aprono enormi possibilità per gli investitori. “Insediamenti edilizi e interventi urbanistici di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi” può significare cinema, ristoranti, centri commerciali, ecc. anche in aree vicine ma non adiacenti agli impianti stessi.
L’emendamento prevede tempi di approvazione molto stretti: il soggetto interessato presenta al Comune lo studio di fattibilità e il piano economico-finanziario; nel giro di 3 mesi dalla presentazione della proposta progettuale il Comune ne dichiara il pubblico interesse, dopodichè il proponente presenta il progetto definitivo (e l’accordo con la società sportiva che gestirà la struttura), che il Comune approva entro 4 mesi (più 2 mesi se sono necessari la VIA e l’assenso della Regione). Il provvedimento finale vale come dichiarazione di pubblica utilità.
In caso di inerzia degli Enti locali, per gli impianti sotto i 4.000 posti al coperto e sotto i 20.000 all’aperto, il Presidente del Consiglio dei Ministri nomina un Commissario, mentre per gli impianti oltre i 4.000 posti al coperto e oltre i 20.000 all’aperto, interviene direttamente il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Se l’impianto deve essere realizzato su aree pubbliche o l’intervento riguarda impianti esistenti di proprietà pubblica, si procede con una gara d’appalto alla quale è invitato anche il soggetto proponente, che ha il diritto di prelazione sul progetto.
I commenti
Contro la proposta si è espresso il deputato PD Roberto Morassut, secondo il quale “si delinea in sostanza una procedura specialissima che lede il ruolo autonomo delle Regioni e dei Comuni in materia urbanistica toccando persino aspetti di carattere costituzionale. Una procedura specialissima quasi di emergenza per gli stadi. E perché non per ospedali e carceri? Mi domando come una tale norma possa essere stata concepita”.
“In questi giorni l’ennesimo disastro climatico ambientale ci richiama alla vera emergenza che non sono gli stadi ma una politica di governo del territorio. Questa norma e di fatto una spinta al consumo di nuovo suolo senza nessuna visione organica di sviluppo equilibrato del territorio. Anche per questo l’iniziativa è contraddittoria e inopportuna e andrebbe ritirata” conclude Morassut.
Per l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), “l’emendamento, che dovrebbe regolamentare la costruzione dei nuovi stadi e dei nuovi impianti sportivi in generale, non è solo sbagliato, è pericoloso. Esso segnerebbe un arretramento grave della cultura paesaggistica e un ulteriore attacco alla tutela del territorio nel nostro Paese”. La disposizione - sostiene l’INU - “è talmente vaga e fumosa che darebbe di fatto il via libera a qualsiasi tipo di intervento edilizio sul territorio, aprendo la strada all'annullamento delle condizioni e delle previsioni dei piani urbanistici, preposti alla difesa dei suoli e all'equilibrio insediativo”.
“A volte ritornano: per l’ennesima volta una lobby legata ai costruttori utilizza in modo assai improprio una norma di finanza pubblica per riproporre un emendamento che utilizza la necessità di rinnovare gli impianti sportivi come un cavallo di Troia per interessi speculativi”. È il commento di Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera.
“Con la motivazione condivisibile di ammodernare gli impianti e favorire lo sport prosegue -Realacci - si propongono cubature di tutti i tipi, nuovi appartamenti e possibili aggiramenti delle norme esistenti, inclusi i vincoli ambientali e idrogeologici. E paradossalmente di tale emendamento si parla anche oggi, giornata di lutto nazionale per la tragedia sarda, che deriva anche da un cattivo uso del suolo ed da una sregolata cementificazione del territorio”.
La norma era stata annunciata dal premier Enrico Letta una decina di giorni fa al Consiglio nazionale del Coni. “La forza del nostro Paese - aveva detto Letta - è la diffusione della pratica sportiva, e gli impianti ci servono per essere più competitivi in vista degli impegni del futuro”, anche alla luce della eventuale candidatura italiana a ospitare i Giochi Olimpici del 2024, vista con favore dal Governo.
Non è la prima volta che si tenta di liberalizzare la costruzione di nuovi stadi e di associare a questo tipo di interventi operazioni urbanistiche più ampie e complesse. Nel 2009 è stato presentato un disegno di legge con contenuti analoghi all’emendamento di oggi. Nel 2010 una nuova proposta di legge ha intrapreso l’iter in Parlamento. Dopo uno stop di un anno e mezzo, nel 2012 il testo ha ottenuto il via libera della Camera, per poi arenarsi in Senato.
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