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Studi di settore 2017, in Gazzetta i correttivi anticrisi

Studi di settore 2017, in Gazzetta i correttivi anticrisi

Revisionati gli studi inerenti alle attività professionali per tenere conto della riduzione dei margini di redditività

Vedi Aggiornamento del 01/02/2019
Studi di settore 2017, in Gazzetta i correttivi anticrisi
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 01/02/2019
08/05/2018 - Sono stati corretti, per adeguarsi alla situazione di crisi, 193 studi di settore relativi al periodo di imposta 2017. Tra questi, indicati dal DM 23 aprile 2018 pubblicato in Gazzetta Ufficiale, anche gli studi riguardanti le attività professionali. Il decreto rivede inoltre gli studi di settore relativi alle attività economiche delle manifatture, dei servizi e del commercio.
 

Studi di settore 2017, le revisioni

Gli studi tengono conto degli effetti della crisi economica sui mercati, che ha determinato una riduzione dei margini di redditività per professionisti e lavoratori autonomi. Ma non solo, perché la revisione è stata effettuata anche in base ad altri parametri, come il minor grado di utilizzo di impianti e macchinari, la riduzione dell’efficienza produttiva, i ritardati pagamenti a fronte delle prestazioni rese, gli andamenti congiunturali dei diversi settori.
 
Nei trend economici sono analizzate anche le peculiarità del territorio sulla base delle osservazioni inviate dagli osservatori regionali per gli studi di settore.
 

Studi di settore addio, in arrivo gli indici di affidabilità

Ricordiamo che la dichiarazione dei redditi effettuata nel 2018 sarà l’ultima basata sugli studi di settore. I redditi del 2018, da dichiarare nel 2019, saranno “schedati” in base ai nuovi indici di affidabilità fiscale.
 
Gli indici di affidabilità fiscale avrebbero dovuto essere già operativi, ma per motivi organizzativi la Legge di Bilancio 2018 ha posticipato di un anno la loro entrata in vigore.
 
L’obiettivo degli indici di affidabilità fiscale è la semplificazione delle procedure per la dichiarazione dei dati. I modelli hanno infatti una struttura più snella degli studi di settore e non richiedono la dichiarazione di informazioni ritenute superflue o ripetitive.
 
Al contrario degli studi di settore, che prendono in considerazione i presunti ricavi e compensi dei contribuenti, gli indici di affidabilità fiscale consentiranno di valutare tutta la storia del contribuente. 
 
I nuovi modelli di stima consentiranno di cogliere l’andamento del ciclo economico e non sarà più necessario predisporre dei correttivi congiunturali. Dopo l’analisi delle informazioni inserite nei modelli di dichiarazione, ogni contribuente otterrà un indice sintetico di affidabilità (Isa) da 1 a 10.
 
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