17/10/2018 - “Entro novembre il famigerato Codice Appalti sarà smontato e riscritto con chi lavora”. Lo ha annunciato ieri il vicepremier Matteo Salvini ai costruttori dell’Ance riuniti in Assemblea Pubblica. “Lavorerò perché l’Italia abbia più infrastrutture, più strade, più ferrovie, più ponti; non credo alla decrescita infelice, credo alla crescita” - ha detto il vicepremier.
Salvini ha anticipato che saranno innalzati alcuni tetti che impediscono agli enti locali di dare appalti con
assegnazione diretta. Il riferimento è al tetto oggi fissato a 40.000 euro, che potrebbe salire a
221.000 euro, ipotesi contro la quale si è espressa l’Oice.
Ance: ‘viviamo in un Paese insicuro’
La relazione del Presidente Ance, Gabriele Buia, si è aperta con i consueti dati negativi del settore edile: gli investimenti in opere pubbliche sono calati di oltre il 50% in 10 anni; il deficit infrastrutturale ammonta a 84 miliardi di euro; la spesa corrente è aumentata di 330 miliardi di euro.
E ancora: gli investimenti delle amministrazioni locali si sono dimezzati: meno manutenzione delle strade, meno messa in sicurezza di scuole, edifici pubblici e infrastrutture.
Viviamo in un Paese insicuro - sintetizza Ance -: infrastrutture fatiscenti, scuole cadenti, territori insicuri, manutenzioni insufficienti, città in declino, periferie abbandonate.
Ance: ‘le risorse non si trasformano in cantieri’
Il problema, rilevano i costruttori, sta nel fatto che “le risorse non si trasformano in cantieri. Le previsioni contenute nel Def indicavano per il 2018 un aumento della spesa per investimenti per 850 milioni di euro. Ma in realtà la spesa è diminuita di 750 milioni di euro. Una forbice di oltre 1,5 miliardi di euro”.
Con le ultime leggi di bilancio - ha detto Buia -, sono stati stanziati circa 150 miliardi di euro per programmi infrastrutturali e di messa in sicurezza del territorio per i prossimi 15 anni, ma dopo due anni è stato
speso solo il 4% di queste risorse. “Clamoroso - secondo Ance - il caso del
Fondo Investimenti: solo 300 milioni spesi su 60 miliardi di euro stanziati (lo 0,5%)”. In particolare, nel biennio 2017-2018 era prevista una spesa di 2,7 miliardi di euro, ma ne sono stati spesi solo 300 milioni.
Il Fondo, ricordiamo, è stato istituito dall’art. 1, comma 140, della Legge di Bilancio 2017 (
Legge 232/2016) e rifinanziato dall’art. 1, comma 1072, della Legge di Bilancio 2018 (
Legge 205/2017) per una dotazione complessiva di
83 miliardi di euro fino al 2032. Nell’aprile 2018 il Fondo Investimenti ha subìto una battuta d’arresto: la norma istitutiva è stata
dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale perché non prevedeva l’intesa con le Regioni; la situazione si è risolta a settembre con il decreto Milleproroghe.
Ance: ‘la madre di tutti i mali è la burocrazia’
Ma la madre di tutti i mali - secondo i costruttori - è la burocrazia: ci vogliono in media oltre 4 anni solo per aprire un cantiere, ma,
per un’opera sopra i 100 milioni, si arriva a 15 anni. “Non esiste altro Paese al mondo in cui occorra tutto questo tempo per avviare un’opera pubblica!”.
“Il
Codice Appalti - ha affermato Buia -
ha contribuito a ingessare ancora di più il settore dei lavori pubblici, con un groviglio di norme e di linee guida spesso confuse e difficilmente applicabili”.
“Ci avevano detto che era un Codice inderogabile. Eppure, il Parlamento, sin dalla sua entrata in vigore, non ha fatto che approvare
deroghe, per riuscire a realizzare in tempo utile opere programmate da tempo. Ci avevano detto che
avrebbe accelerato la realizzazione dei cantieri e invece ha reso impossibile la gestione del contratto, spargendo un clima di sospetto su ogni accordo tra la stazione appaltante e l’impresa”.
Inoltre, denuncia Ance, “
demolire e ricostruire un fabbricato obsoleto e inquinante
è una chimera e le città implodono. Mentre questo accade in Parlamento si discute da anni solo di consumo di suolo. Come arrivare a non consumare suolo senza poter intervenire sulla città costruita con strumenti normativi e fiscali che incentivino la rigenerazione urbana è un vero mistero”.
Le proposte di Ance per il nuovo Codice Appalti
Secondo i costruttori, è urgente rimuovere gli ostacoli che impediscono la realizzazione degli interventi. “Il Governo sembra aver accolto questa necessità: il
Ministro Tria ha dichiarato l’intenzione di attivare entro l’anno
una task force per sbloccare gli investimenti e trasformarli velocemente in cantieri”.
L’Ance ha individuato un
piano d’azione: il Cipe deve solo programmare e assegnare le risorse alle opere; il Consiglio Superiore Lavori Pubblici deve esprimersi obbligatoriamente sui progetti superiori a 200 milioni di euro; la Corte dei Conti si deve concentrare sulla programmazione e successivamente sull’operato delle amministrazioni, come avviene in quasi tutti gli altri Paesi europei.
Il
Codice Appalti, quindi, secondo Ance, deve avere un articolato più semplice, un
Regolamento attuativo dedicato ai lavori pubblici e dotato di forza cogente, in cui far confluire le
Linee Guida Anac.
Nel frattempo, aggiunge Ance, occorre varare un pacchetto di
misure sbloccacantieri che sciolga i nodi più urgenti: i
limiti del subappalto, che non hanno uguali in Europa; una più corretta applicazione dei criteri di aggiudicazione delle gare; introduzione del
divieto del sorteggio delle imprese da invitare alle procedure negoziate; miglioramento della qualificazione SOA; forme agevoli e snelle come
l’accordo bonario per la definizione del contenzioso in corso d’opera; chiarire il
ruolo dell’Anac che deve poter svolgere al meglio la propria funzione di vigilanza, abbandonando qualsiasi ruolo regolatorio che non fa che ingolfarne l’azione.
Le proposte di Ance per la rigenerazione urbana
Sul tema
città, “dobbiamo poter ripensare edifici e aree urbane in funzione delle necessità sociali. Gli stili di vita sono cambiati: esistono nuovi e diversi modelli familiari, un nuovo mercato del lavoro, con maggiore mobilità, che necessitano di nuove soluzioni abitative. Occorre pertanto stabilire che la rigenerazione urbana, indipendentemente che sia demolizione e ricostruzione o altre forme di intervento incisive è di
interesse pubblico e come tale deve essere trattata”.
“
Rottamare vecchi edifici, inutili e inquinanti, intervenire su aree urbane degradate o non più efficienti, dotandole dei servizi e delle infrastrutture che servono alla comunità non solo deve essere possibile, ma anche conveniente, per i cittadini e per le imprese. È necessaria, perciò, una
nuova stagione di politica fiscale”. Vanno in questa direzione le proposte contenute nel ‘Libro bianco della fiscalità immobiliare’
presentato qualche settimana fa.
E infine, secondo Ance, nella stessa direzione deve andare la
riforma del catasto che deve premiare gli immobili più efficienti e gli investimenti in affitti anche da parte di società. Questo tema però
non è una priorità per il Governo.
Ministro Toninelli: ‘rilanceremo investimenti e bonus fiscali’
Ha chiuso i lavori il Ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli che ha assicurato l’impegno di tutto il Governo per far partire gli investimenti pubblici.
“La mia priorità e quella di tutto il Governo a cui stiamo lavorando in questi giorni, anche rispetto alla Legge di Bilancio, è rilanciare gli investimenti e le buone infrastrutture. Stiamo lavorando in modo serio alla
grande riforma del Codice degli Appalti che consenta di sbloccare i lavori, gli investimenti e farlo in legalità”.
Toninelli ha aggiunto che il Governo “intende
rinnovare i bonus fiscali e renderli strutturali”. Su questo punto ricordiamo che il disegno di Legge di Bilancio 2019 prevede la
proroga di un anno per i bonus casa.