
Infrastrutture, il ministro dell’Economia Tria: ‘rilanceremo gli investimenti pubblici’
NORMATIVA
Infrastrutture, il ministro dell’Economia Tria: ‘rilanceremo gli investimenti pubblici’
In arrivo una task force per invertire il trend degli ultimi anni e contrastare gli effetti negativi del Codice Appalti
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del 30/08/2019

05/07/2018 - Inclusione sociale e politiche attive del lavoro, riforma dell’imposta diretta per ridurre il carico fiscale, rilancio degli investimenti pubblici e rimozione degli ostacoli burocratici che li hanno frenati.
Sono questi i tre punti prioritari per l’azione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, per attuare i quali saranno istituite tre task-force: welfare, fisco e investimenti pubblici.
Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, intervenuto in audizione davanti alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato per illustrare le linee programmatiche del suo dicastero.
Tria ha spiegato che il Governo intraprenderà azioni volte a sostenere gli investimenti pubblici e privati e a permettere che la composizione dei bilanci favoriscano crescita e inclusione. L’obiettivo è quello di favorire la crescita inclusiva ed equa, guardando alle generazioni giovani e future. Per questo si propone di puntare sulla crescita endogena, affrontando il tema dell’occupazione, e aumentare, quindi, la produttività.
La task-force sugli investimenti pubblici, in particolare, è necessaria per contrastare le dinamiche degli ultimi anni. Il Ministro ha evidenziato la significativa contrazione degli investimenti degli enti territoriali pari al 50% dal 2008 al 2017.
“Si tratta - ha detto il ministro - di una situazione drammatica per la competitività. I tempi di realizzazione delle opere sono troppo lunghi: dai 2 anni per il completamento di un opera fino ai 15 anni. I ritardi sono spesso dovuti a disfunzione nella fase progettuale: a una scarsa qualità del progetto che rende necessarie varianti progettuali, e quindi la riattivazione di procedure autorizzatorie. Il tutto ulteriormente rallentato dall’attivazione di procedimenti di contenzioso. La scarsa qualità della progettazione è causa di ritardi e dell’inefficacia degli investimenti selezionati”.
L’obiettivo del Governo è quindi quello di invertire il calo degli investimenti pubblici dovuto ai fattori menzionati quali: la perdita di competenze progettuali; la difficile comunicazione tra enti e gli effetti indiretti del Codice Appalti.
10 anni (il 66% del tempo) sono spesi per le fasi che precedono i lavori e dall’affidamento dei contratti, a causa del complesso iter progettuale e autorizzativo; il restante 34% del tempo è assorbito dall’esecuzione dei lavori. Il nuovo Codice Appalti, nato con l’obiettivo di garantire infrastrutture di qualità, attraverso il miglioramento della qualità dei progetti, e certezza di risorse e tempi di realizzazione, non è ancora riuscito ad invertire questo trend.
I ritardi e le lungaggini che rallentano, o addirittura bloccano, la realizzazione delle opere sono state più volte denunciate dalle imprese. Nell’aprile scorso l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) ha lanciato la campagna ‘Sbloccacantieri’ per censire e localizzare le opere che si fermano o non riescono a partire.
Confindustria e Ance hanno chiesto di semplificare il Codice e mettere le amministrazioni nelle condizioni di poterlo attuare, al fine di realizzazione di un grande piano delle infrastrutture, che avrebbe ricadute positive sulla competitività delle imprese e sul turismo.
Secondo le imprese, il piano va realizzato attraverso un’azione coordinata tra settore privato, istituzioni europee, Governo nazionale, Regioni ed Enti locali individuando le priorità di intervento e lavorando, nel rispetto dei principi di sostenibilità, secondo tre linee guida: certezza di risorse pubbliche, semplificazione delle procedure decisionali e rapidità di esecuzione.
Sono questi i tre punti prioritari per l’azione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, per attuare i quali saranno istituite tre task-force: welfare, fisco e investimenti pubblici.
Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, intervenuto in audizione davanti alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato per illustrare le linee programmatiche del suo dicastero.
Tria ha spiegato che il Governo intraprenderà azioni volte a sostenere gli investimenti pubblici e privati e a permettere che la composizione dei bilanci favoriscano crescita e inclusione. L’obiettivo è quello di favorire la crescita inclusiva ed equa, guardando alle generazioni giovani e future. Per questo si propone di puntare sulla crescita endogena, affrontando il tema dell’occupazione, e aumentare, quindi, la produttività.
La task-force sugli investimenti pubblici, in particolare, è necessaria per contrastare le dinamiche degli ultimi anni. Il Ministro ha evidenziato la significativa contrazione degli investimenti degli enti territoriali pari al 50% dal 2008 al 2017.
“Si tratta - ha detto il ministro - di una situazione drammatica per la competitività. I tempi di realizzazione delle opere sono troppo lunghi: dai 2 anni per il completamento di un opera fino ai 15 anni. I ritardi sono spesso dovuti a disfunzione nella fase progettuale: a una scarsa qualità del progetto che rende necessarie varianti progettuali, e quindi la riattivazione di procedure autorizzatorie. Il tutto ulteriormente rallentato dall’attivazione di procedimenti di contenzioso. La scarsa qualità della progettazione è causa di ritardi e dell’inefficacia degli investimenti selezionati”.
L’obiettivo del Governo è quindi quello di invertire il calo degli investimenti pubblici dovuto ai fattori menzionati quali: la perdita di competenze progettuali; la difficile comunicazione tra enti e gli effetti indiretti del Codice Appalti.
Infrastrutture, oltre 15 anni per realizzarle
Dall’Allegato Infrastrutture al Documento di Economia e Finanza DEF 2018, per 20 infrastrutture di trasporto strategiche, considerando l’arco temporale che va dall’avvio della progettazione all’ultimazione dei lavori, sono emersi tempi medi di attuazione superiori a 15 anni.10 anni (il 66% del tempo) sono spesi per le fasi che precedono i lavori e dall’affidamento dei contratti, a causa del complesso iter progettuale e autorizzativo; il restante 34% del tempo è assorbito dall’esecuzione dei lavori. Il nuovo Codice Appalti, nato con l’obiettivo di garantire infrastrutture di qualità, attraverso il miglioramento della qualità dei progetti, e certezza di risorse e tempi di realizzazione, non è ancora riuscito ad invertire questo trend.
I ritardi e le lungaggini che rallentano, o addirittura bloccano, la realizzazione delle opere sono state più volte denunciate dalle imprese. Nell’aprile scorso l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) ha lanciato la campagna ‘Sbloccacantieri’ per censire e localizzare le opere che si fermano o non riescono a partire.
Infrastrutture, le imprese chiedono di rivedere il Codice Appalti
Insieme a Confindustria, Ance ha chiesto al nuovo Governo di rimettere mano al Codice Appalti, per consentire un rapido sviluppo infrastrutturale, e di rendere chiare le competenze legislative Stato-Regioni, per sostenere la crescita senza rallentamenti.Confindustria e Ance hanno chiesto di semplificare il Codice e mettere le amministrazioni nelle condizioni di poterlo attuare, al fine di realizzazione di un grande piano delle infrastrutture, che avrebbe ricadute positive sulla competitività delle imprese e sul turismo.
Secondo le imprese, il piano va realizzato attraverso un’azione coordinata tra settore privato, istituzioni europee, Governo nazionale, Regioni ed Enti locali individuando le priorità di intervento e lavorando, nel rispetto dei principi di sostenibilità, secondo tre linee guida: certezza di risorse pubbliche, semplificazione delle procedure decisionali e rapidità di esecuzione.