25/06/2019 - Gli architetti e ingegneri liberi professionisti esprimono il loro più profondo dissenso nei confronti della Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici introdotta dalla Legge di Bilancio 2019, e scendono in campo a difesa dei principi di trasparenza e concorrenza.
Struttura di progettazione, la lettera dei professionisti
“Signor Presidente del Consiglio e Signori Vicepresidenti, è inaccettabile che un unico soggetto possa assumere la veste di progettista di opere pubbliche, stazione appaltante e soggetto di committenza delegata da parte di altre Amministrazioni” dichiarano congiuntamente. Questo gravissimo conflitto di interessi collide frontalmente con i principi stessi del Codice degli Appalti e con la nostra deontologia”.
“Per garantire la qualità delle prestazioni professionali e la trasparenza nel processo di esecuzione delle opere pubbliche - sottolineano - è indispensabile puntare ad una chiara ed evidente distinzione tra controllori e controllati, riservando ai liberi professionisti e alle società la progettazione, ed ai pubblici dipendenti il controllo del processo di esecuzione delle opere, dalla programmazione al collaudo”.
Appello al Governo per la revisione della normativa
Dopo un ampio confronto sulle gravi ed immediate conseguenze che l’approvazione della norma, nella sua versione attuale, produrrebbe, Inarcassa, Fondazione Inarcassa, l’Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti (AIDIA), l’Associazione degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti italiani (ALA Assoarchitetti), l’Associazione nazionale degli architetti e ingegneri liberi professionisti (Federarchitetti) e l’Associazione nazionale d’intesa sindacale ingegneri ed architetti liberi professionisti italiani (INARSIND) hanno lanciato un appello al Governo per avviare l’immediata revisione della normativa.
Struttura di progettazione, le conseguenze
Secondo i promotori dell’appello, la Struttura per la Progettazione, infatti - oltre ad essere di dubbia efficienza ed antieconomica - determinerà una perdita di decine di migliaia di posti di lavoro nelle professioni tecniche. Internalizzare la produzione di progetti - e magari anche la direzione dei lavori delle opere pubbliche - produrrebbe certamente un ‘collo di bottiglia’, con l’effetto di allungare i tempi di messa in campo delle opere anziché di migliorare l’efficienza e semplificare i processi. In tale situazione diventa impossibile dare risposte tempestive e di qualità alle numerose richieste da parte delle pubbliche amministrazioni.
L’interesse di uno Stato moderno - continuano - è quello di avere le migliori progettazioni possibili e quindi professionisti dotati di specifici requisiti da acquisire attraverso il confronto previsto dalla normativa vigente con i vari meccanismi di gara, e non certo acquisendo le professionalità all’interno di una Struttura pubblica che esclude, per sua natura, la possibilità di ottenere l’offerta migliore.
Come liberi professionisti vogliamo stare al passo coi tempi - dichiarano congiuntamente - perché in questi decenni, abbiamo sviluppato professionalità, competenze tecnologiche e know how che non dobbiamo disperdere. Se la Struttura provvedesse alla “programmazione delle opere” e non alla loro progettazione, sarebbe cosa ben diversa. Ma, senza un emendamento che riscriva la norma, gli ingegneri e gli architetti liberi professionisti, che possono portare la loro conoscenza del territorio in cui operano, saranno esclusi. Un colpo basso per le nostre categorie professionali e uno spreco di qualità per il Paese”.
I liberi professionisti, si dichiarano “pronti alla massima collaborazione” per dar corso al più presto ad un “tavolo di lavoro” condiviso, che possa trovare la soluzione migliore nell’interesse della collettività, senza escludere i liberi professionisti dal circuito delle opere pubbliche.
Struttura per la progettazione, la storia
La Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici
è stata introdotta dalla Legge di Bilancio 2019 per favorire lo sviluppo e l’efficienza della progettazione e degli investimenti pubblici, contribuire alla valorizzazione, all’innovazione tecnologica, all’efficientamento energetico e ambientale nella progettazione e nella realizzazione di edifici e beni pubblici, alla progettazione degli interventi di realizzazione e manutenzione di edifici e beni pubblici - comprese edilizia statale, scolastica, universitaria, sanitaria e carceraria -, nonché alla predisposizione di modelli innovativi progettuali ed esecutivi per edifici pubblici o con elevato grado di uniformità e ripetitività.
Le norme di dettaglio relative alla Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici erano attese
entro il 31 gennaio 2019 ma ad oggi il dpcm non è ancora stato emanato. L’ultimo ‘avvistamento’ risale
alla fine di aprile: all’inaugurazione del 58° Salone internazionale del Mobile di Milano, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, annunciava che il decreto era pronto e che di lì a qualche ora lo avrebbe firmato.
Struttura per la progettazione, il personale
La Legge istitutiva prevede l’assunzione a tempo indeterminato, a partire dal 2019, di
300 unità di personale, il 70% dei quali di profilo tecnico, da selezionare con procedura pubblica. Dei 300 addetti, 120 saranno assegnati temporaneamente alle province delle regioni a statuto ordinario per operare nell’ambito delle stazioni uniche appaltanti provinciali. I primi 50 addetti, tuttavia, saranno reclutati in maniera informale attingendo dal personale di ruolo.
Il
Decreto Crescita prevede l’assunzione di 80 unità di alta professionalità tecnica nei settori dell’ingegneria (stradale, strutturale, edile e idraulica), dell’architettura e della geologia, oltre a 20 giuristi, esperti di gare e contratti pubblici, da assegnare ai Provveditorati interregionali alle Opere pubbliche. Potrebbe trattarsi della prima tranche di assunzioni per l’avvio della Struttura.