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Bonus facciate, come ci si regola dove i piani non hanno zone A e B?

Bonus facciate, come ci si regola dove i piani non hanno zone A e B?

Il Sottosegretario all’Economia risponde a chi chiede di individuare in maniera ufficiale le equipollenze

Vedi Aggiornamento del 13/01/2021
Foto: vvoennyy © 123rf.com
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di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 13/01/2021
28/02/2020 - Nei Comuni in cui gli strumenti di piano non fanno riferimento a zone A e zone B l’Amministrazione finanziaria valuterà “sulla base delle peculiarità del caso concreto” se il bonus facciate spetta o non spetta.
 
Anche perché “l’emanazione di tavole di raccordo finalizzate ad individuare le equipollenze delle zone A e B a quelle attualmente classificate con sigle differenti da parte degli enti locali esula dalle competenze dell’Amministrazione finanziaria”.
 
Così il sottosegretario di Stato per l’Economia e le finanze, Alessio Mattia Villarosa, ha risposto all’interrogazione posta dai deputati PD Gian Mario Fragomeli e Chiara Braga al question time di mercoledì scorso alla Camera.
 

Bonus Facciate, che si fa dove i piani non hanno zone A e B?

Fragomeli, illustrando il quesito, ha ricordato che il bonus facciate spetta per gli interventi di recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti ubicati in zona A o B, ai sensi del DM 1444/1968. In particolare - ha sottolineato -, la zona A è spesso identificata con l’ambito storico del comune e la zona B è associata agli ambiti residenziali; la legge esclude dall’agevolazione gli immobili situati nelle zone C, le ‘aree di espansione urbanistica’.
 
L’Agenzia delle Entrate - ha proseguito il deputato - “afferma che è possibile riferirsi a zone assimilabili alle categorie A o B, specificando che tale assimilazione ‘dovrà risultare dalle certificazioni urbanistiche rilasciate dagli enti competenti’.
 
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Sembrerebbe tutto chiaro. E invece no, perché “in alcuni piani urbanistici predisposti dalle amministrazioni comunali - spiega Fragomeli - non vi è alcun riferimento alle zone A o B sostituite, invece, da altre sigle. Nella regione Lombardia, ad esempio, i piani delle regole (Pdr) più recenti, utilizzano il concetto di tessuto urbano consolidato (Tuc) del territorio che ha sostituito il lessico originario della zonizzazione; in questo caso si parla di aree P1, considerate non completate e quindi escluse dal bonus facciate e di aree P2 coincidenti con le zone che in altre regioni danno diritto al bonus”.
 
Come uscirne? Secondo il deputato “al fine di applicare il bonus facciate in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, è necessario predisporre una ricognizione urbanistica per individuare in maniera ufficiale le equipollenze”.
 

MEF: l’Amministrazione finanziaria valuterà i casi concreti

Il Sottosegretario Villarosa, nella sua risposta, ha precisato che “l’emanazione di tavole di raccordo finalizzate ad individuare le equipollenze delle zone A e B a quelle attualmente classificate con sigle differenti da parte degli enti locali esula dalle competenze dell’Amministrazione finanziaria. Sarà cura dell’Amministrazione finanziaria valutare la spettanza dell'agevolazione in argomento sulla base delle peculiarità del caso concreto”.
 

Fragomeli: ‘in Lombardia Comuni in difficoltà’

Nella sua replica, Fragomeli, apprezzando l’impegno del Governo e dell’Agenzia delle Entrate a coordinarsi con le amministrazioni locali per definire in modo certo l’equipollenza delle zone A e B a quelle attualmente classificate con sigle differenti, ha sottolineato la difficile situazione determinatasi in Lombardia, dove attualmente i funzionari degli uffici tecnici comunali non sono in grado di fornire le certificazioni necessarie per l’ottenimento dell’agevolazione. Ha preannunciato pertanto che tornerà a sollecitare il Governo sul tema affinché anche i cittadini lombardi possano usufruire correttamente del bonus facciate.
 
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