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Consumo di suolo, arriva il Fondo da 160 milioni di euro

Consumo di suolo, arriva il Fondo da 160 milioni di euro

Ma le nuove risorse non sono sostenute da una legge nazionale sulla rigenerazione urbana

Vedi Aggiornamento del 09/01/2025
kzenon©123RF.com
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di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 09/01/2025
17/01/2023 - Un Fondo da 160 milioni di euro per contrastare il consumo di suolo. La misura è prevista dalla Legge di Bilancio per il 2023 per arginare un fenomeno che, secondo le ultime rilevazioni dell’Ispra, ha raggiunto dimensioni preoccupanti.
 
Grazie alla dotazione del nuovo Fondo, le Regioni potrebbero imbastire una serie di iniziative per la rigenerazione urbana.
 
Manca però un tassello fondamentale: una norma unitaria che detti, a livello nazionale, le regole per raggiungere l’obiettivo. Negli anni si sono susseguite più proposte di legge, ma nessuna ha mai visto la luce.
 

Consumo di suolo, nuovo Fondo da 160 milioni di euro

La Legge di Bilancio ha istituito, presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, un Fondo per il contrasto del consumo di suolo, con la dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2023, di 20 milioni di euro per l’anno 2024, di 30 milioni di euro per l’anno 2025 e di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027.
 
Si tratta di 160 milioni di euro totali, che saranno ripartiti tra Regioni e Province Autonome. I criteri per la ripartizione saranno definiti da un decreto del Ministero dell’Ambiente.
 
La legge di Bilancio elenca, in modo generico, gli obiettivi da raggiungere grazie alle risorse stanziate: interventi per la rinaturalizzazione di suoli degradati o in via di degrado in ambito urbano e periurbano.

 


Consumo di suolo, manca una norma nazionale

Consultando i commi della Legge di Bilancio che dispongono l’istituzione del Fondo, sorge una domanda. Le Regioni, una volta ottenute le risorse, potranno decidere autonomamente come impiegarle?

Vale a dire, ogni Regione potrà fissare i propri obiettivi di riduzione del consumo di suolo e rigenerazione urbana? Oppure si tenterà nuovamente di approvare una legge sulla rigenerazione urbana, che definisca obiettivi e modalità per raggiungerli in modo univoco?
 
Al momento non esiste una norma nazionale che limiti il consumo di suolo perché tutte le proposte di legge presentate non sono andate a buon fine. Lo scorso maggio, l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) ha rilevato che in 26 anni sono falliti 76 tentativi di modificare la legge urbanistica del 1942 e approvare una legge per la rigenerazione urbana.
 
Uno dei motivi che ha fatto arenare l’ultimo ddl sull’argomento è stato lo stop della Ragioneria dello Stato, secondo la quale le misure previste avrebbero causato un impatto economico senza coperture.

La Legge di Bilancio sta quindi preparando il terreno con uno stanziamento di risorse. Parallelamente, dopo l’inizio della nuova legislatura, sono stati presentati nuovi disegni di legge per la rigenerazione urbana e il contrasto al consumo di suolo.
 
Uno di questi (il ddl n. 29), presentato dal Senatore PD Franco Mirabelli, ricalca l’ultimo disegno di legge sulle rigenerazione urbana bloccato dalla Ragioneria. Sempre in Senato, Anna Rossomando - PD, ha presentato il ddl n.42 “Disposizioni per il contrasto al consumo di suolo e per promuovere il riuso e la rigenerazione urbana”.
 
Alla Camera c’è poi il ddl n.171 dell’On. della Lega, Alessandro Manuel Benvenuto, “Disposizioni per la realizzazione di interventi di rigenerazione urbana e ambientale”. Tra gli obiettivi della proposta ci sono il contenimento del consumo di suolo, attraverso misure che incentivino il recupero del patrimonio edilizio esistente, e la modifica della Legge urbanistica del ’42.
 

Consumo di suolo, Ispra: cresce di 19 ettari al giorno

Mentre si discute di impatto economico e iter normativi, il consumo di suolo non si arresta. Lo scorso luglio, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) ha diffuso i dati relativi al 2021, da cui emerge un consumo pari a 19 ettari al giorno e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, sfiorando i 70 chilometri quadrati all'anno.
 
Secondo Ispra, le trasformazioni urbane hanno reso il suolo impermeabile, causando allagamenti, ondate di calore, perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di euro l’anno.
 
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