05/09/2023 - Il ciclo illegale del cemento è la principale tipologia di reato ambientale che opprime le coste italiane. Seguono l’inquinamento del mare - rifiuti e maladepurazione -, la pesca di frodo e le violazioni al Codice della navigazione.
Nel 2022 sono stati accertati 19.530 reati ambientali lungo le coste italiane, in crescita del 3,2% rispetto al 2021, mentre gli illeciti amministrativi, 44.444, sono cresciuti del 13,1%.
I dati sono stati forniti da
Legambiente che, alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione, avvenuta il 5 settembre 2010, del sindaco pescatore di Pollica Angelo Vassallo, per tenere viva la memoria del suo impegno contro speculazioni e illegalità sulla costa del Cilento, ha presentato la nuova edizione di
‘Mare Monstrum’ il report sul mare violato e minacciato in Italia dall’aggressione criminale all’ambiente che raccoglie dati e numeri del 2022.
“Al Governo Meloni - scrive Legambiente - indichiamo 8 proposte per tutelare in maniera più efficace lo straordinario patrimonio ambientale dei nostri mari e delle nostre coste, dalle
demolizioni delle case abusive affidate ai Prefetti agli investimenti sui depuratori fino alla lotta alla pesca illegale”.
Legambiente presenta Mare Monstrum
Tornando al report di Legambiente, per quanto riguarda i reati ambientali lungo le coste, nel 2022 a farla da padrone è il ciclo illegale del cemento (dalle
occupazioni di demanio marittimo alle cave illegali, dagli
illeciti negli appalti per opere pubbliche fino all’abusivismo edilizio) che rappresenta da solo il 52,9% dei reati (10.337), seguito dai diversi fenomeni d’illegalità (dalla mala-depurazione allo smaltimento dei rifiuti) che Legambiente classifica con la voce “mare inquinato” con 4.730 illeciti penali e dalla pesca di frodo, con 3.839 reati.
Infine, ammontano a 624 le violazioni del Codice della navigazione relative alla nautica da diporto, anche in aree protette, un dato in netta crescita rispetto ai 210 del 2021 (+197,1%), con 286 persone denunciate/ arrestate e 329 sequestri. Le diverse filiere delle illegalità ambientali hanno anche un forte impatto economico: il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative è stato nel 2022 di oltre 486 milioni di euro (in calo del -22,3% rispetto al 2021).
Una fotografia, in sintesi, preoccupante su cui per Legambiente è urgente intervenire.
Otto le proposte che l’associazione ambientalista indirizza oggi
al Governo Meloni per tutelare in maniera più efficace uno straordinario patrimonio ambientale del Belpaese:
1. ripristinare, se necessario anche con modifiche normative, l’efficacia dell’art. 10bis della legge 120/2020 che affida ai Prefetti il compito di
demolire le costruzioni abusive oggetto di ordinanze di abbattimento emesse ma non eseguite dai Comuni;
2. rafforzare l’attività di contrasto delle
occupazioni abusive del demanio marittimo;
3. rilanciare a livello nazionale e su scala locale la costruzione e l’adeguamento e/o messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione, migliorando in generale l’intero sistema di gestione, integrando il ciclo idrico (collettamento fognario e depurazione) con quello dei rifiuti (gestione fanghi di depurazione);
4. efficientare la depurazione delle acque reflue, valorizzandole come risorsa e permettendone il completo riutilizzo in settori strategici come l’agricoltura, superando gli ostacoli normativi nazionali (DM 4 185/2003) con l’attuazione del regolamento UE 741/2020;
5. migliorare e rendere più efficienti ed omogenei i controlli delle Agenzie regionali di protezione ambientale messe in rete nel Sistema Nazionale di protezione ambientale coordinato da Ispra (SNPA), approvando i decreti attuativi della legge 132 del 2016;
6. regolamentare in maniera stringente lo scarico in mare dei rifiuti liquidi (acque nere ed acque grigie, acque di sentina, ecc.), istituendo, per esempio, delle zone speciali di divieto di qualsiasi tipo di scarico, anche oltre le 12 miglia dalla costa;
7. promuovere politiche attive per la prevenzione nella produzione di rifiuti e per la migliore tutela del mare e della costa;
8. attuare da parte del governo e del Parlamento adeguati interventi normativi contro la pesca illegale, non dichiarata e non documentata.
Le proposte contro il ciclo illegale del cemento
“Tredici anni fa veniva ucciso Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica da sempre impegnato contro illegalità e speculazioni e che Legambiente ha conosciuto e premiato consegnandoli le cinque vele. Il suo sia un esempio a cui guardare, perché per combattere le illegalità - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - è importante che anche le realtà territoriali facciano la loro parte insieme alle istituzioni. Allo stesso tempo è fondamentale accelerare il passo sulle attività di controllo e quegli interventi normativi non più rimandabili: dalle demolizioni affidate ai Prefetti delle case abusive agli investimenti sui depuratori fino alla lotta alla pesca illegale”.
“L’importante lavoro, testimoniato dai numeri pubblicati da Mare Monstrum, di Capitanerie di porto e forze dell’ordine - aggiunge Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente - deve essere quanto prima accompagnato da un impegno decisamente più significativo da parte di tutte le istituzioni coinvolte, dai singoli comuni alle Regioni, dal parlamento al governo. Per questo Legambiente, che è costantemente impegnata in attività di monitoraggio e di volontariato, come quelle svolte grazie alla Goletta verde, alle indagini Beach litter e alla campagna “Spiagge e fondali puliti”, avanza oggi
otto proposte all’Esecutivo Meloni che mettono in sintesi al centro la lotta all’abusivismo, alla maladepurazione e alle illegalità”.
Il 48,7% dei reati è stato accertato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la
Campania che guida la classifica nazionale con 3.345 reati, pari al 17,1% del totale nazionale, seguita da
Puglia (2.492 reati),
Sicilia (2.184),
Lazio (1.741) e
Calabria (1.490 reati). La
Toscana è in sesta posizione come illeciti penali (1.442) ma è al secondo posto dopo la Campania come illeciti amministrativi (4.392), seguita dalla Sicilia (4.198 illeciti e ben 8.712 sanzioni).
Per quanto riguarda la classifica delle infrazioni per km di costa, la Basilicata si conferma come prima regione come numero di reati e illeciti amministrativi accertati (32,7 per ogni km) seguita quest’anno dall’Emilia Romagna, con 29,1 infrazioni (era al quarto posto nel 2021), dal Molise (28), dall’Abruzzo (27,8) e dal Veneto, con 24 reati e illeciti amministrativi per ogni chilometro.