
Piano Casa Piemonte, le modifiche riscuotono successo
NORMATIVA
Piano Casa Piemonte, le modifiche riscuotono successo
Più scambio di informazioni con i Comuni, tutte le novità al tour organizzato da Edilportale
Vedi Aggiornamento
del 23/06/2011
01/10/2010 - È stato alto il riscontro ottenuto alla tappa di Torino del “Piano Casa Tour” organizzato da Edilportale. Circa 250 tecnici, progettisti e privati sono intervenuti per chiarire i propri dubbi sulle possibilità di intervento date dalla L.R. 20/2009, ora in fase di modifica.
La Giunta regionale ha infatti approvato un disegno di legge più permissivo, che potrebbe essere convalidato nei prossimi giorni in Consiglio. Lo ha anticipato il vicepresidente della Regione, nonché Assessore all’urbanistica, programmazione territoriale ed edilizia Ugo Cavallera, secondo il quale gli obblighi e i vincoli normativi vanno calibrati per rendere conveniente un intervento.
Secondo Cavallera la nuova formulazione del testo costituisce un’occasione per risolvere tante brutture edilizie, con particolare attenzione alle zone produttive e alla riqualificazione del patrimonio esistente per evitare il consumo del territorio. La legge, che costituisce un segnale di apertura verso percorsi semplificati, potrà essere considerata un successo se non avrà bisogno di circolari interpretative. E se, auspica il vicepresidente, si attuerà il principio “un popolo una legge”, senza dar luogo ad eccessive differenziazioni sul territorio.
Finora i vincoli impostati nella prima stesura non hanno segnato un grande successo della norma. Secondo i dati esposti da Fulvia Zunino, funzionario tecnico della direzione per la programmazione strategica, politiche territoriali ed edilizia, solo il 50% dei Comuni ha risposto al questionario inviato dalla Regione per il monitoraggio. Le delibere attuative sono state adottate in 73 Comuni, cioè meno del 10%. Si tratta prevalentemente di territori delicati che rientrano in progetti dell’Unesco per la tutela dei beni culturali e che hanno voluto subito sbarrare la strada a interventi troppo impattanti per il territorio. Su 350 domande di ampliamento, è stato assentito il 50%. Sono invece state tutte approvate le 19 istanze di demolizione e ricostruzione con premio volumetrico. Su 18 pratiche inerenti ad edifici produttivi ne sono infine passate 9. Il maggiore disincentivo è stato il rispetto dei requisiti energetici, considerati troppo onerosi per gli edifici degli anni ’70, caratterizzati quasi sempre da basse prestazioni. Il nuovo ddl mira non solo a risolvere questo scoglio, ma anche a semplificare i procedimenti per ottenere il titolo abilitativo.
Si è detto preoccupato dalle semplificazioni il Presedente della Consulta Urbanistica e Casa dell’Anci Elvio Rostagno, che ha sottolineato come le deroghe uniformi non riescano ad entrare nel dettaglio dei diversi territori, dove spesso i tecnici comunali non hanno ben chiaro a quale titolo abilitativo sia soggetto un procedimento. Rostagno ha quindi chiesto un vademecum, ma anche un supporto per le delibere comunali.
Ha chiesto una proroga dei tempi il vicepresidente di Ance Piemonte Nino Boido, che ha evidenziato la necessità di incontri tra tecnici e operatori del settore per una maggiore conoscenza della legge.
Positivo sulle modifiche introdotte dalla Giunta Andrea Gianasso, presidente della Federazione interregionale degli ordini degli ingegneri di Piemonte e Valle d’Aosta, che ha ipotizzato un’estensione delle misure ai condomini e agli edifici oltre i mille metri cubi. Gianasso ha inoltre espresso qualche perplessità sulla libertà decisionale accordata ai Comuni, che potendo limitare l’applicazione della legge regionale, dalla potestà amministrativa assumono un ruolo nel processo legislativo.
Gli interventi dei partecipanti hanno confermato l’interesse per le possibilità offerte dalla legge, ma anche qualche difficoltà comunicativa con gli uffici tecnici, che spesso chiedono pratiche distinte per interventi da eseguire nell’ambito di uno stesso lavoro. A tal proposito la Regione ha annunciato nuovi momenti formativi con gli addetti degli uffici comunali. Il primo anello per la reale velocizzazione delle procedure.
La Giunta regionale ha infatti approvato un disegno di legge più permissivo, che potrebbe essere convalidato nei prossimi giorni in Consiglio. Lo ha anticipato il vicepresidente della Regione, nonché Assessore all’urbanistica, programmazione territoriale ed edilizia Ugo Cavallera, secondo il quale gli obblighi e i vincoli normativi vanno calibrati per rendere conveniente un intervento.
Secondo Cavallera la nuova formulazione del testo costituisce un’occasione per risolvere tante brutture edilizie, con particolare attenzione alle zone produttive e alla riqualificazione del patrimonio esistente per evitare il consumo del territorio. La legge, che costituisce un segnale di apertura verso percorsi semplificati, potrà essere considerata un successo se non avrà bisogno di circolari interpretative. E se, auspica il vicepresidente, si attuerà il principio “un popolo una legge”, senza dar luogo ad eccessive differenziazioni sul territorio.
Finora i vincoli impostati nella prima stesura non hanno segnato un grande successo della norma. Secondo i dati esposti da Fulvia Zunino, funzionario tecnico della direzione per la programmazione strategica, politiche territoriali ed edilizia, solo il 50% dei Comuni ha risposto al questionario inviato dalla Regione per il monitoraggio. Le delibere attuative sono state adottate in 73 Comuni, cioè meno del 10%. Si tratta prevalentemente di territori delicati che rientrano in progetti dell’Unesco per la tutela dei beni culturali e che hanno voluto subito sbarrare la strada a interventi troppo impattanti per il territorio. Su 350 domande di ampliamento, è stato assentito il 50%. Sono invece state tutte approvate le 19 istanze di demolizione e ricostruzione con premio volumetrico. Su 18 pratiche inerenti ad edifici produttivi ne sono infine passate 9. Il maggiore disincentivo è stato il rispetto dei requisiti energetici, considerati troppo onerosi per gli edifici degli anni ’70, caratterizzati quasi sempre da basse prestazioni. Il nuovo ddl mira non solo a risolvere questo scoglio, ma anche a semplificare i procedimenti per ottenere il titolo abilitativo.
Si è detto preoccupato dalle semplificazioni il Presedente della Consulta Urbanistica e Casa dell’Anci Elvio Rostagno, che ha sottolineato come le deroghe uniformi non riescano ad entrare nel dettaglio dei diversi territori, dove spesso i tecnici comunali non hanno ben chiaro a quale titolo abilitativo sia soggetto un procedimento. Rostagno ha quindi chiesto un vademecum, ma anche un supporto per le delibere comunali.
Ha chiesto una proroga dei tempi il vicepresidente di Ance Piemonte Nino Boido, che ha evidenziato la necessità di incontri tra tecnici e operatori del settore per una maggiore conoscenza della legge.
Positivo sulle modifiche introdotte dalla Giunta Andrea Gianasso, presidente della Federazione interregionale degli ordini degli ingegneri di Piemonte e Valle d’Aosta, che ha ipotizzato un’estensione delle misure ai condomini e agli edifici oltre i mille metri cubi. Gianasso ha inoltre espresso qualche perplessità sulla libertà decisionale accordata ai Comuni, che potendo limitare l’applicazione della legge regionale, dalla potestà amministrativa assumono un ruolo nel processo legislativo.
Gli interventi dei partecipanti hanno confermato l’interesse per le possibilità offerte dalla legge, ma anche qualche difficoltà comunicativa con gli uffici tecnici, che spesso chiedono pratiche distinte per interventi da eseguire nell’ambito di uno stesso lavoro. A tal proposito la Regione ha annunciato nuovi momenti formativi con gli addetti degli uffici comunali. Il primo anello per la reale velocizzazione delle procedure.