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Produttori di rinnovabili: no ai limiti per il fotovoltaico a terra

Produttori di rinnovabili: no ai limiti per il fotovoltaico a terra

Aper e Assotermica chiedono modifiche al Dlgs sulle rinnovabili che recepisce la direttiva 2009/28/CE

Vedi Aggiornamento del 24/01/2012
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 24/01/2012
22/12/2010 - Nuove osservazioni e proposte di modifica al Dlgs sulle rinnovabili arrivano dalle associazioni che si occupano di eco-energie.
 
Dopo i suggerimenti dei produttori del settore fotovoltaico (leggi tutto), anche da Aper (produttori energie rinnovabili) e Assotermica (produttori di impianti termici) arrivano richieste di modificare il decreto che recepisce la direttiva 2009/28/CE e che ha appena iniziato l’iter in Parlamento.
 
In un’audizione presso la Commissione Industria del Senato, Aper apprezza il provvedimento ma suggerisce diverse modifiche; in particolare non condivide le norme sugli impianti fotovoltaici a terra in area agricola: l’articolo 8 comma 5prevede che, decorso un anno dall’entrata in vigore del decreto, per gli impianti fotovoltaici a terra in area agricola, l’accesso agli incentivi è consentito a condizione che (e in aggiunta ai requisiti di cui all’allegato 2) gli impianti siano di potenza non superiore a 1 MW e che il rapporto tra potenza e superficie del terreno nella disponibilità del proponente non sia superiore a 50 kW per ettaro.
 
È “discutibile” - secondo Aper - la tecnica normativa del Governo che, a settembre 2010 ridisegna la disciplina incentivante che dovrà sostenere il mercato della produzione di energia da fonte fotovoltaica per i prossimi tre anni (DM 6 agosto 2010 - Terzo Conto Energia) e, solo tre mesi dopo, inserisce nel decreto legislativo di attuazione della direttiva 2009/28/CE una “disposizione che apertamente e ingiustificatamente scoraggia l’installazione degli impianti fotovoltaici su terreno agricolo sotto 1 MW ed azzera l’incentivazione per quelli sopra 1 MW”.
 
“Qualora si intenda favorire lo sviluppo di tipologie di impianti fotovoltaici differente rispetto a quelle succitate - spiega l’Associazione -, si ritiene opportuno che lo strumento di policy da utilizzare sia l’efficientamento graduale e progressivo della leva tariffaria e non quello dell’azzeramento drastico dell’incentivo”.
 
Per questi motivi Aper propone lo stralcio del comma 5 dell’articolo 8 e l’introduzione di ulteriori scaglioni di tariffe decrescenti per tale tipologia di impianti a partire dall’estinzione del regime di incentivazione di cui al Terzo Conto Energia fotovoltaico. Leggi il documento con tutte le proposte di modifica.
 
 
Anche Assotermica ha avanzato qualche critica al decreto: in particolare ha rilevato “uno sbilanciamento immotivato a favore del teleriscaldamento e a scapito delle tecnologie efficienti che ci vedono leader di settore”. Non si tiene conto - spiegano i produttori di impianti termici - degli altri sistemi alternativi anche più efficienti di generazione diffusa, quali il solare termico, il fotovoltaico e le pompe di calore.
 
Inoltre, “per raggiungere il 17%, come quota di energia da fonti rinnovabili, si deve rafforzare al più presto anche la strategia per l’efficienza energetica”. E “per raggiungere la massima efficienza è sufficiente la riqualificazione del parco edilizio esistente, piuttosto che spingere una manovra così ambiziosa sui nuovi edifici”. “Nella bozza in esame - continua Assotermica - viene meno anche l’obbligo di integrazione con fonti rinnovabili in occasione di nuova installazione di impianti termici in edifici esistenti e di ristrutturazione degli impianti termici esistenti”.
 
Assotermica suggerisce di reintrodurre coefficienti premiali elevati anche per la riqualificazione degli edifici-impianti esistenti, comprendendo negli obblighi anche le riqualificazioni e ristrutturazioni sotto i 1000 mq, senza però decurtare il livello di incentivo.
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