Network
Pubblica i tuoi prodotti
Dia, in difficoltà chi impugna il titolo abilitativo

Dia, in difficoltà chi impugna il titolo abilitativo

Provvedimento amministrativo o atto privato, per il CdS è ancora da chiarire la natura giuridica

Vedi Aggiornamento del 27/12/2011
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 27/12/2011
27/01/2011 - In difficoltà chi intende impugnare la Dia. È emerso da una serie di consultazioni del Consiglio di Stato sulla natura giuridica della denuncia di inizio attività, durante le quali sono state prospettate differenti modalità di azione per quanti si ritengono danneggiati dal titolo abilitativo.
 
La Dia può essere infatti considerata un provvedimento amministrativo o un atto privato. Nel primo caso si può ricorrere al Giudice amministrativo. Nel secondo l’istanza deve essere presentata all’amministrazione, impugnando il suo eventuale silenzio - rifiuto.
 
Nel corso della sua attività, il CdS si è pronunciato in entrambi i sensi. Se da una parte ha appoggiato la natura privata del titolo abilitativo, dall’altra ha affermato che chi ritiene di essere danneggiato da una attività edilizia assentita in modo implicito, come accade con la Dia, può rivolgersi al giudice amministrativo per chiederne l’annullamento.
 
Con l’ordinanza 14/2011 del 5 gennaio scorso, il Consiglio di Stato ha ricordato che dal punto di vista normativo la Dia è stata introdotta con la Legge 241/1990. La stessa norma che, dopo le modifiche apportate dalla manovra estiva, disciplina oggi la Scia.
 
Tenendo conto del Dpr 380/2001, Testo unico dell’edilizia, la Dia può essere considerata come un provvedimento amministrativo dal momento che a volte può sostituire il permesso di costruire.
 
Il CdS ha a sua volta affermato che la Dia non è uno strumento di liberalizzazione e privatizzazione delle attività, ma rappresenta una semplificazione procedimentale. Chi si ritiene danneggiato deve quindi rivalersi contro il titolo abilitativo e non contro il silenzio dell’amministrazione.
 
Lo stesso CdS ha però messo in dubbio la natura di provvedimento che non assicurerebbe adeguata tutela a chi, volendosi opporre all’intervento, avrebbe difficoltà a individuare il termine per l’impugnativa. Secondo questa impostazione, la Dia sarebbe quindi un atto privato al quale non possono applicarsi le regole del procedimento amministrativo.
 
Per il Consiglio di Stato, poi, l’evoluzione dell’ordinamento verso un maggiore grado di libertà, confermata con l’introduzione della Scia, enfatizzerebbe la natura privatistica dell’atto. Al tempo stesso non può però essere smentita l’ipotesi opposta.
Le più lette