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Imu, cosa fare in attesa delle delibere sulle aliquote

Imu, cosa fare in attesa delle delibere sulle aliquote

Il margine di manovra dei Comuni nella determinazione dell’imposta e i dubbi dei contribuenti

Vedi Aggiornamento del 23/03/2012
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 23/03/2012
29/02/2012 - Scade il 18 giugno il termine per il pagamento della prima rata dell’Imu. I Comuni hanno invece tempo fino al 30 giugno per l’approvazione delle delibere comunali che definiranno le nuove aliquote. Alle amministrazioni locali è infatti concesso un margine di manovra che può incidere sull’importo dell’imposta.
 
In generale non si prevede un ritocco in aumento per le abitazioni principali, ma solo sulle seconde case. Nell’attesa che il Comune decida sul da farsi, valgono le percentuali indicate dalla Manovra Salva Italia, in base alla quale le prime abitazioni pagano il 4 per mille, mentre per gli altri immobili vale l’imposta base al 7,6 per mille.
Nel caso in cui un soggetto paghi la prima rata dell'imposta secondo le aliquote indicate dalla manovra e il Comune deliberi successivamente un aggiustamento delle aliquote, la situazione sarà probabilmente compensata nel conguaglio. Ad ogni modo, le modalità per assolvere agli adempimenti saranno più chiare a partire dal prossimo anno.
 
In molti Comuni è intanto iniziato il confronto sul da farsi per garantire un aumento del gettito senza però creare sperequazioni nelle imposte.
 
I proventi dell’Imu sulle prime case spettano per intero ai Comuni, mentre quelli su seconde abitazioni e altri immobili vanno divisi con lo Stato. Per aumentare le entrate, la soluzione più facile sarebbe quella di aumentare le aliquote sull’abitazione principale. Un meccanismo che non sarebbe però considerato equo.
 
Dovrebbero quindi essere le seconde case a sopportare gli aumenti maggiori, ma anche in questo caso si studiano sistemi agevolati. A Milano, ad esempio, il Comune starebbe esaminando la possibiità di mettere a punto delle detrazioni sulle seconde case affittate a canone concordato.
 
Cambia il concetto di “prima casa”
Ai sensi delle nuove disposizioni, per abitazione principale si intende l'unico immobile dove il possessore ha la dimora abituale e la sua residenza anagrafica. Per pagare l’imposta agevolata non basta essere proprietari di un solo immobile, ma è necessario che in esso si abbia la dimora abituale. Se, ad esempio, un soggetto proprietario di un solo immobile si trasferisce e per un determinato periodo di tempo vive in un’altra abitazione, dovrà pagare l’imposta ordinaria sulla casa di proprietà. Questa, infatti, non svolge più la funzione di dimora abituale e sarà considerata alla stregua di una seconda casa.
Il Comune può deliberare aliquote agevolate nel caso in cui l'immobile venga affittato ad un inquilino come sua abitazione principale. La decisione peserebbe però sulle casse dell'Amministrazione locale che, trattandosi di seconde case, dovrà comunque versare la quota di gettito spettante allo Stato.
 
Immobili rurali
Gli immobili rurali, che godevano dell’esenzione dall’Ici, dovranno ora pagare l’Imu. Se usati come abitazione principale dell’imprenditore agricolo o del coltivatore corrisponderanno l’aliquota al 4 per mille. Diversamente, pagheranno l’imposta base.
 
Gli immobili, che in alcuni casi sono censiti ancora al Catasto terreni, devono essere dichiarati al catasto edilizio urbano entro il 30 novembre. Nel caso in cui non provvedano entro il 18 giugno, nella tassazione si prenderanno come riferimento le rendite dei fabbricati vicini.

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