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Dismissione immobili PA, in vendita carceri inutilizzate e caserme

Dismissione immobili PA, in vendita carceri inutilizzate e caserme

Il Demanio gestisce 350 edifici, con valorizzazione e trasformazione edilizia frutterebbero 4,5 mld

Vedi Aggiornamento del 07/05/2014
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 07/05/2014
20/06/2012 - Vendere gli immobili pubblici per ridurre il debito e mettere in circolo risorse economiche. È uno degli obiettivi portato avanti dal decreto sulle dismissioni del patrimonio pubblico, approvato venerdì scorso durante il Consiglio dei Ministri che ha dato il via libera alle misure per la crescita.
 
La bozza analizzata dal CdM prevede la valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare dello Stato e degli enti pubblici territoriali, tra cui anche carceri inutilizzate e caserme assegnate alla Difesa, ma anche beni trasferiti agli enti locali. Sono invece esclusi gli immobili utilizzati per fini istituzionali.
 
Come si legge nella relazione illustrativa, i beni gestiti dall’Agenzia del Demanio sono 350, per un valore di 1,5 miliardi di euro, che potrebbe raddoppiare dopo la valorizzazione urbanistica operata dai Comuni, ma anche triplicare grazie alle attività di trasformazione edilizia.
 
Il processo di dismissione ipotizzato dal Governo prevede l’implementazione del sistema di fondi immobiliari, cui gli immobili possono essere conferiti dagli enti locali anche in deroga all’obbligo di allegare il piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari al bilancio.
 
Il decreto condiziona l’apporto dei beni ai fondi al completamento delle procedure di valorizzazione e regolarizzazione.
 
Nel caso in cui i contenuti fossero confermati, agli enti pubblici che conferiranno i beni immobiliari ai fondi saranno riconosciute quote per un ammontare pari al 75% del valore di apporto. Compatibilmente alla pianificazione economico finanziaria dei fondi da parte delle Sgr - Società di gestione del risparmio che li gestiscono, il restante 25% verrebbe corrisposto in denaro.

Ricordiamo che durante la stessa seduta del Consiglio dei Ministri sono state varate le misure per la crescita, slittate più volte a causa dei dubbi sulla copertura finanziaria. Il nodo sulla sostenibilità è stato superato grazie a una serie di sistemi per ridurre le spese e allo stesso tempo incamerare nuove entrate. Rientrano in questo obiettivo non solo le dismissioni, ma anche la previsione di razionalizzare e ridurre le spese dei Ministeri.
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