Network
Pubblica i tuoi prodotti
La nuova legislatura adotti un ‘Piano straordinario di sostituzione urbana’

La nuova legislatura adotti un ‘Piano straordinario di sostituzione urbana’

La CDO Edilizia propone incentivi fiscali e volumetrici per chi abbatte e ricostruisce immobili non efficienti

Vedi Aggiornamento del 05/07/2018
La nuova legislatura adotti un ‘Piano straordinario di sostituzione urbana’
di Alessandra Marra
Vedi Aggiornamento del 05/07/2018
20/02/2018 - Dall’Urbe romana ai comuni del Rinascimento, l'Italia è l'unico Paese al mondo che possa vantare una presenza storica, culturale, artistica e paesaggistica diffusa capillarmente in tutto il suo Territorio. Per questo è necessario intervenire per tutelare e valorizzare i numerosi centri urbani italiani, spesso ‘vittime’ del degrado.  
 
Da questa considerazione parte la ricetta per il rilancio dell’edilizia proposta dalla Federazione Edilizia di Compagnia delle Opere (CDO) che, come deciso nell'Assemblea Generale di Milano celebratasi il 6 febbraio, sottopone alle forze politiche, impegnate nella campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento, la richiesta di varare un Piano straordinario di sostituzione urbana dedicato alle città italiane.
 

Piano straordinario di sostituzione urbana, la proposta CDO

Secondo la federazione CDO il Piano straordinario di sostituzione urbana deve consentire di:
- vincere l'odierno degrado di tante città italiane, ed in particolare delle periferie, favorendo nuovi canoni di bellezza;  
- determinare condizioni di sicurezza per la salvaguardia della vita dei cittadini;
- offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo, che dalle città in cui vivono vengono plasmati, un reale benessere;
- evitare lo spopolamento delle piccole città;
- promuovere un nuovo welfare basato sull'integrazione tra politiche attive, attività socio-sanitarie e funzioni abitative.
 
Nel dettaglio la CDO propone che all’attuale politica di incentivi per le ristrutturazioni, basata su detrazioni IRPEF e IRES (certamente da mantenere e perfezionare) si affianchi un grande Piano ispirato alla sostituzione degli edifici per i quali la ristrutturazione si riveli strutturalmente o funzionalmente troppo complessa e che trovi il suo punto di convenienza in significativi incrementi volumetrici ed in incentivi fiscali, in grado di perseguire i legittimi interessi degli stakeholders istituzionali, dei cittadini e degli investitori.
 
Per questo la Federazione richiede l’ideazione un Piano straordinario fondato su:
1. una norma quadro di natura speciale per velocizzare le ordinarie procedure di natura urbanistico-edilizia in materia di abbattimento e ricostruzione;
2. un significativo incremento dei volumi esistenti a beneficio di chi abbatta e ricostruisca un immobile, privo di interesse storico, edificato in data antecedente al 1974 (data di entrata in vigore della prima normativa antisismica);
3. incentivi fiscali anche per gli interventi di demolizione e ricostruzione;
4. realizzazione di interventi anche con la sommatoria di volumi da demolire situati in parti diverse della medesima città;
5. sviluppo degli edifici in altezza, in modo da generare minore consumo di Territorio;
6. adozione di principi costruttivi di sostenibilità ambientale ed energetica nonché di bioedilizia, con spiccato utilizzo di vegetazione in elevazione e sui tetti;
7. massiccia diffusione della domotica e della banda larga;
8. utilizzo del sottosuolo dei nuovi edifici per le funzioni di parcheggio degli autoveicoli, in modo da liberare il livello stradale.
 

Centri urbani: occasione per il rilancio del Paese

Per la Federazione Edilizia di Compagnia delle Opere “se nel confronto globale la dimensione ridotta della nostra Nazione può essere un limite, la straordinaria rete di centri urbani costituisce una ricchezza formidabile e rappresenta una decisiva opportunità di rilancio e di progresso”. Nel mondo la sfida si sposta, infatti, sempre più dalla competizione tra sistemi Paese a quella tra sistemi Città, caratterizzati dall’essere capofila di un distretto e dalla capacità di rappresentare brand riconoscibili a livello internazionale. Gli studi delle Nazioni Unite testimoniano come dal 2007 si sia, del resto, superata la quota del 50% della popolazione mondiale che vive in centri urbani. Allo stato attuale, le città coprono circa il 2% della superficie terrestre, mentre consumano circa il 70% delle risorse globali. Per tutte queste ragioni la base di una grande ripartenza dell’Italia non può che vedere al centro le sue città grandi, medie e piccole, tutte meravigliose.
 
La necessità di intervenire sui centri urbani italiani nasce dall’analisi dello stato di degrado del patrimonio edilizio italiano. Secondo i dati Cresme, nel nostro Paese il 60% degli edifici è stato costruito prima del 1971 (pari a 7 milioni di edifici) mentre 4 milioni di edifici sono stati costruiti nei successivi 30 anni. In particolare, tra il 1972 e 1981 sono stati realizzati 1,9 milioni di edifici, tra il 1982 e il 1991 ne sono stati costruiti 1,3 milioni, tra il 1991 e il 2001 si contano 791 mila edifici. La vetustà del patrimonio non necessariamente implica un cattivo stato di conservazione delle strutture, ma sicuramente è indicativa rispetto alla tecnica costruttiva e all’utilizzo di tecnologie antisismiche, introdotte in Italia solo nel 1974.
 
Le più lette