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Teleriscaldamento e teleraffrescamento, l’Italia conta 300 sistemi

Teleriscaldamento e teleraffrescamento, l’Italia conta 300 sistemi

Ma l’84% della potenza deriva da fonti fossili, il 16% da rinnovabili e rifiuti

Vedi Aggiornamento del 07/01/2022
Aleksandr Smirnov © 123rf.com
Aleksandr Smirnov © 123rf.com
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 07/01/2022
04/10/2019 - In Italia sono attivi circa 300 sistemi di teleriscaldamento, diffusi in 240 Comuni, per un’estensione complessiva delle reti di 4.600 km e oltre 9 GW di potenza installata. Considerando il solo settore residenziale, il TLR soddisfa oggi circa il 2% della domanda complessiva di prodotti energetici per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria del Paese.
 
I dati arrivano dalla prima edizione del rapporto “Teleriscaldamento e teleraffrescamento in Italia” nel quale il GSE fa il punto sulle caratteristiche e sulla diffusione dei sistemi di teleriscaldamento (TLR) e teleraffrescamento in esercizio sul territorio nazionale a fine 2017, con approfondimenti dedicati sia alle peculiarità delle diverse tipologie di reti e di impianti sia alle volumetrie servite.
 
La maggior parte degli impianti a servizio delle reti (84% della potenza) è alimentata da fonti fossili, il restante 16% da rinnovabili (biomassa, geotermia, ecc.) e rifiuti; l’incidenza degli impianti alimentati da rinnovabili diminuisce man mano che cresce la taglia degli impianti.
 
Nel 2017 l’energia complessivamente immessa nelle reti è stata pari a circa 11,3 TWh termici (circa 970 ktep), di cui il 64% prodotta da gas naturale, il 25% da fonti rinnovabili, il restante 11% dalle altre fonti fossili.
 
Le reti di teleriscaldamento sono oggi ancora largamente prevalenti; negli anni si è tuttavia diffusa anche la presenza di reti di teleraffrescamento, sempre associate a quelle di teleriscaldamento. Il 73% dei sistemi di teleriscaldamento e il 69% dei sistemi di teleraffrescamento in esercizio in Italia sono efficienti secondo la definizione della Direttiva 2012/27/CE.
 
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