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D-Day, i progettisti: ''180 giorni per essere pagati dalla P.A.''

D-Day, i progettisti: ''180 giorni per essere pagati dalla P.A.''

Architetti e ingegneri chiedono al Governo iniziative immediate per scongiurare il fallimento

Vedi Aggiornamento del 22/04/2013
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 22/04/2013
16/05/2012 - “I ritardi dei pagamenti da parte della P.A., arrivati a 180 giorni, e l’estrema difficoltà, se non impossibilità, di accesso al credito rappresentano per gli architetti italiani il segno tangibile della crisi economica, con un conseguente forte impatto sulla loro situazione finanziaria che, insieme alla contrazione del mercato e alla concorrenza, pesano fortemente soprattutto sui professionisti più giovani. Il problema non è solo perdere il lavoro oppure non trovarlo, ma anche che il lavoro venga  pagato”.
 
Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori nel corso del D Day organizzato ieri dall’Ance.
 
Freyrie ha aggiunto che per gran parte dei 150mila architetti italiani il peso delle insolvenze ha ormai superato il 20% del volume d’affari, mentre il il 45% di essi - soprattutto al Sud - ha debiti con banche, società finanziarie o fornitori. La situazione significativamente peggiorata negli ultimi tempi, provocando una forte contrazione delle spese, la perdita di più di un quarto del fatturato e la riduzione di circa il 25% del reddito annuo. Tutto ciò a causa del crollo del mercato delle nuove costruzioni di quello dei lavori pubblici.
 
Per questi motivi, il Cnappc si rivolge al Governo chiedendo di “mettere fine al cortocircuito creato dai mancati pagamenti da parte della P.A., legati a un Patto di Stabilità che punisce i Comuni virtuosi e non impedisce ai cattivi Amministratori di dare incarichi che poi non onorano, dai ritardi inaccettabili da parte dei privati e dalla chiusura dei rubinetti del credito da parte delle banche. Le crisi fanno morti e feriti - ha detto Freyrie -, ma qui si rischia la strage di intere categorie professionali: ricordiamo infatti che i debiti e i crediti dei professionisti sono garantiti dai beni privati e familiari e se il Governo non prende iniziative immediate, sono le 150 mila famiglie italiane a rischio di fallimento”.
 
“Ci aspettiamo - ha concluso il Presidente Cnappc - un’azione immediata per il pagamento dei crediti delle PA agli architetti, il recepimento della Direttiva Europea sull’obbligo di pagamento per tutti a 60 giorni e una moral (e strong) suasion sulle banche perché anche i professionisti singoli e associati abbiano possibilità di accesso al credito, a tassi ragionevoli. Viceversa 60mila giovani architetti rischiano di essere estromessi dal mercato e con loro un patrimonio di idee che dovrebbe garantire l’habitat dei cittadini italiani nei prossimi anni.”


Anche il Consiglio Nazionale degli Ingegneri punta il dito contro i ritardi con cui le Pubbliche Amministrazioni pagano i progettisti. “Separare l’esercizio del potere dall’adempimento del dovere - ha detto il presidente del CNI, Armando Zambrano ieri al D-Day - può solo produrre degrado sociale, interrompendo quel rapporto di fiducia tra società e politica, indispensabile per riuscire a guardare oltre il drammatico orizzonte attuale”.
 
“Facciamo appello - ha sentenziato Zambrano - affinché il Governo, gli enti locali e tutto il sistema della committenza pubblica, anche attraverso specifiche e mirate modifiche al patto di stabilità interno, modulate sulle diverse realtà territoriali, si impegni ad onorare in tempi certi gli impegni assunti” per dare, secondo Zambrano, nuovamente prospettiva ad un settore fondamentale nonostante le secche di una crisi globale davvero devastante. “Senza l’apporto dei tecnici - ha incalzato il Presidente del CNI - le imprese non possono agire, non possono fare investimenti, non possono tentare, attraverso il lavoro, di uscire dalle difficoltà che oggi viviamo sulla nostra pelle. Tutti. Famiglie, aziende e professionisti”.
 
Zambrano ha poi descritto la realtà delle professioni tecniche in Italia, caratterizzata da un numero elevatissimo di piccole strutture che, a fronte di una totale regolarità in termini di fatturazione, pagamento ed imposte di contributi, sono costrette a sopportare costi diretti ed indiretti sempre più elevati, in un quadro di estrema fragilità del mercato. Il numero uno del CNI ha infine lanciato un messaggio chiaro: “ad una situazione generale, generatrice di preoccupazioni, si aggiunge l'assoluta difficoltà nel ricevere pagamenti dalle Pubbliche Amministrazioni, a valle, però, di servizi resi e di contratti regolarmente sottoscritti”.
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