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Efficienza energetica, UE: la normativa italiana è incompleta

Efficienza energetica, UE: la normativa italiana è incompleta

Rispetto alla Direttiva 2012/27/Ue mancano la definizione di audit energetico e i riferimenti alle informazioni sui consumi individuali desumibili dai contatori

Vedi Aggiornamento del 04/01/2016
Efficienza energetica, UE: la normativa italiana è incompleta
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 04/01/2016
27/03/2015 - La normativa italiana sull’efficienza energetica è incompleta. A denunciarlo è la Commissione Europea, che ha evidenziato in una lettera i punti della Direttiva  2012/27/Ue che non sono stati recepiti con il D.lgs. 102/2014.
 
Nel decreto per il recepimento della Direttiva - spiega la Commissione UE - manca la definizione di “audit energetico”, che invece era contenuto nel Dlgs 115/2008, poi abrogato dalla norma più recente.
 
Si tratta di una procedura sistematica finalizzata a ottenere un'adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico di un edificio o gruppo di edifici per individuare e quantificare le opportunità di risparmio energetico sotto il profilo costi-benefici e a riferire in merito ai risultati.
 
La norma italiana, però, non solo non fornisce una definizione di audit energetico, ma non prevede neanche programmi di sensibilizzazione sui benefici degli audit né percorsi formativi per la qualificazione degli auditor per favorire la disponibilità di un numero sufficiente di esperti.
 
La Commissione Europea ha inoltre sottolineato che nella norma italiana non c’è un sistema che impedisca la doppia contabilizzazione dei risparmi energetici ottenuti nel caso in cui le iniziative di riqualificazione individuali si sovrappongano alle misure politiche, come ad esempio le detrazioni fiscali introdotte con norme ad hoc.
 
La bocciatura dell’Unione Europea entra anche nel merito dei contatori. Secondo Bruxelles, la norma di recepimento non prevede che i contatori installati conformemente alle Direttive 2009/72/Ce e 2009/73/Ce consentano di avere informazioni sulla fatturazione dettagliate e basate sul consumo effettivo.
 
Allo stesso modo, sottolinea la Commissione, non è stato recepito l’obbligo secondo cui la ripartizione de i costi relativi alle informazioni sulla fatturazione per il consumo individuale di riscaldamento e raffreddamento nei condomìni e negli edifici polifunzionali è effettuata a titolo gratuito.
 
Nella norma italiana mancano inoltre i riferimenti alle valutazioni per eliminare gli ostacoli di ordine regolamentare e non regolamentare all’efficienza energetica e alla necessità di agevolare l’istituzione di strumenti finanziari, o il ricorso a quelli esistenti, per misure di miglioramento dell’efficienza energetica volte a massimizzare i vantaggi del finanziamento.
 
L’Italia ha ancora un mese di tempo per trasmettere le sue osservazioni. La lettera, inviata il 26 febbraio scorso, ha concesso infatti un margine di due mesi per elaborare una risposta sull’argomento. La mancata integrazione delle informazioni richieste dalla Commissione Europea potrebbe far scattare una procedura di infrazione.

Secondoil presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, i ritardi e le contraddizioni con cui il Paese ha recepito la Direttiva 2012/27/Ue sull'efficienza energetica rischiano di costare caro agli italiani. Come emerge dagli allarmi lanciati da Legambiente, Kyoto Club e Coordinamento Free, il richiamo tocca una delle politiche prioritarie per contrastare i mutamenti climatici e arriva nell'anno del vertice Onu di Parigi sul clima. I ritardi si scontrano con la grandi potenzialità e strategicità delle politiche di efficienza energetica. Numerosi studi dimostrano infatti che i cittadini e le imprese italiane avrebbero vantaggi enormi se si puntasse in questa direzione perchè si ridurrebbero la spesa energetica, le importazioni di petrolio e le emissioni inquinanti e si creerebbe lavoro grazie all'innovazione. I dati Cresme hanno infatti confermato che le misure di credito di imposta per le ristrutturazioni e l'efficienza energetica nel 2013 hanno prodotto 28 miliardi di investimenti e 340 mila posti di lavoro.


 
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