
Crollo Ponte Morandi, MIT accusa Autostrade: ‘interventi insufficienti e inappropriati’
SICUREZZA
Crollo Ponte Morandi, MIT accusa Autostrade: ‘interventi insufficienti e inappropriati’
La Commissione ispettiva ha registrato un avanzato stato di corrosione e problemi negli elementi strutturali
Vedi Aggiornamento
del 19/12/2018

26/09/2018 - “La causa primaria del crollo del ponte Morandi non va ricercata tanto nella rottura di uno o più stralli, quanto in quella di uno dei restanti elementi strutturali (travi di bordo degli impalcati tampone o impalcati a cassone) la cui sopravvivenza era condizionata dall'avanzato stato di corrosione presente negli elementi strutturali".
Questa la ‘causa più verosimile’ del crollo secondo la Commissione Ispettiva del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha presentato ieri la relazione sul crollo del Ponte di Genova in cui si 'accusa' Autostrade per l’Italia di aver intrapreso misure di prevenzione "inappropriate e insufficienti considerata la gravità del problema".
In base ai rilievi condotti dalla commissione le cause del crollo andrebbero, quindi, individuate nella rottura di elementi strutturali, piuttosto che in quella degli stralli.
La Commissione, evidenziando l’impossibilità di trarre conclusioni definitive sulla causa prima e sulla conseguente dinamica del crollo (anche per l'impossibilità ad eseguire saggi e prelievi) descrive il cinematismo di crollo più verosimile: “il crollo si origina nella parte di impalcato posto ad est della pila 9, nell'impalcato cassone, dal lato sud. L'impalcato tampone Iato est perde l'appoggio ovvero entra in crisi strutturale e rovina al suolo unitamente al mezzo d'opera con motrice rossa, in quel momento in transito e con peso totale pari a 44 tonnellate, che rovina sull'impalcato tampone. Gli effetti, statici e dinamici, indotti sugli simili e sul sistema equilibrato della pila 9, ne causano i collassi; l'impalcato tampone lato ovest, perso l'appoggio, rovina al suolo”.
Nella relazione si legge che Aspi "pur a conoscenza di un accentuato degrado del Viadotto e in particolare delle parti orizzontali con deficit strutturali, non ha ritenuto di provvedere come avrebbe dovuto al loro immediato ripristino e per di più non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela della utenza".
"La procedura di controllo della sicurezza strutturale delle opere d'arte documentata da Aspi, basata sulle ispezioni, è stata in passato ed è tuttora inadatta al fine di prevenire i crolli e del tutto insufficiente per la stima della sicurezza nei confronti del collasso" evidenzia la Commissione.
"La procedura, in altre parole, è utile per quanto concerne gli stati limite di servizio ma di poco significato per quanto concerne gli stati limite ultimi. Tale procedura era applicata al viadotto Polcevera ed è ancora applicata all'intera rete di opere d'arte di Aspi" ha spiegato la Commissione.
Inoltre, sostiene Aspi, “le responsabilità ipotizzate dalla Commissione a carico di Autostrade per l'Italia non possono che ritenersi mere ipotesi ancora integralmente da verificare e da dimostrare, considerando peraltro che il comportamento della Concessionaria è stato sempre pienamente rispettoso della legge e totalmente trasparente nei confronti del Concedente”.
Per quanto riguarda la presunta "minimizzazione" degli interventi di manutenzione contestata alla società, Autostrade per l'Italia ha sottolineato nella nota di “aver speso circa 9 milioni di euro negli ultimi 3 anni e mezzo per aumentare la sicurezza del ponte e che nel periodo 2015-2018 sono stati realizzati sul ponte ben 926 giorni-cantiere, pari ad una media settimanale di 5 giorni-cantiere su 7. Circa la contestata interruzione di interventi strutturali sul viadotto dopo il 1994, a seguito della realizzazione di interventi molto importanti negli anni precedenti, la società ricorda - sulla base delle informazioni fornite dalle strutture tecniche - che gli interventi effettuati prima del 1994 erano essenzialmente correttivi di errori di progettazione e di costruzione del Ponte Morandi, superati appunto con l'intervento del 1994. Da allora la situazione è stata costantemente monitorata dalle strutture tecniche ed ha portato nel 2015 alla decisione di realizzare l'intervento di retrofitting del ponte”.
Aspi, infine, respinge le accuse di “mancata accuratezza del progettista nel valutare lo stato di conservazione degli stralli” e le accuse “sull'inadeguatezza delle procedure di controllo” dichiarando che tutte le operazioni sono state conformi agli obblighi di legge.
Il Governo, però, in una nota ha smentito le notizie sulle presunte carenze di coperture finanziarie che sarebbero all’origine del ritardo nella sua pubblicazione, precisando che gli interventi in conto capitale sono integralmente finanziati.
Inoltre, il Governo ha assicurato che quelli di parte corrente sono integralmente finanziati per il 2018 e, in parte, per gli anni successivi. Per la parte residua, sarà data copertura nella prossima legge di bilancio, che sarà presentata al Parlamento il 20 ottobre.
Infine, il governo ha confermato che il Mef ha terminato le valutazioni di propria competenza e che il decreto legge sta per essere inviato al Quirinale.
Toninelli ha precisato che “il Governo non interviene direttamente nella scelta del contraente, ma si limita a porre al commissario vincoli normativi diretti ad evitare che la scelta determini indebiti vantaggi competitivi nel sistema delle concessioni autostradali. Anche il requisito delle “attestazioni Soa” verrà in concreto esaminato e risolto dal commissario nell'alveo del quadro normativo di riferimento”.
Questa la ‘causa più verosimile’ del crollo secondo la Commissione Ispettiva del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha presentato ieri la relazione sul crollo del Ponte di Genova in cui si 'accusa' Autostrade per l’Italia di aver intrapreso misure di prevenzione "inappropriate e insufficienti considerata la gravità del problema".
Crollo ponte Morandi: le cause strutturali
Le indagini hanno messo in luce “il grave stato di ossidazione dei cavi interni di precompressione: numerosi trefoli erano tranciati o fortemente ossidati, con avanzata riduzione della sezione mentre altri trefoli apparivano visibilmente rilassati, lasciando supporre una significativa perdita di pretensione”.In base ai rilievi condotti dalla commissione le cause del crollo andrebbero, quindi, individuate nella rottura di elementi strutturali, piuttosto che in quella degli stralli.
La Commissione, evidenziando l’impossibilità di trarre conclusioni definitive sulla causa prima e sulla conseguente dinamica del crollo (anche per l'impossibilità ad eseguire saggi e prelievi) descrive il cinematismo di crollo più verosimile: “il crollo si origina nella parte di impalcato posto ad est della pila 9, nell'impalcato cassone, dal lato sud. L'impalcato tampone Iato est perde l'appoggio ovvero entra in crisi strutturale e rovina al suolo unitamente al mezzo d'opera con motrice rossa, in quel momento in transito e con peso totale pari a 44 tonnellate, che rovina sull'impalcato tampone. Gli effetti, statici e dinamici, indotti sugli simili e sul sistema equilibrato della pila 9, ne causano i collassi; l'impalcato tampone lato ovest, perso l'appoggio, rovina al suolo”.
Crollo Ponte Genova: la mancata manutenzione
La Commissione, inoltre, evidenzia come le misure adottate da Autostrade per l’Italia (Aspi) per la prevenzione "erano inappropriate e insufficienti considerata la gravità del problema", sottolineando che Aspi "era in grado di cogliere qualitativamente l'evoluzione temporale dei problemi di ammaloramento, ma con enormi incertezze. Tale evoluzione, ormai già da anni, restituiva un quadro preoccupante, e incognito quantitativamente, per quanto concerne la sicurezza strutturale rispetto al crollo".Nella relazione si legge che Aspi "pur a conoscenza di un accentuato degrado del Viadotto e in particolare delle parti orizzontali con deficit strutturali, non ha ritenuto di provvedere come avrebbe dovuto al loro immediato ripristino e per di più non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela della utenza".
"La procedura di controllo della sicurezza strutturale delle opere d'arte documentata da Aspi, basata sulle ispezioni, è stata in passato ed è tuttora inadatta al fine di prevenire i crolli e del tutto insufficiente per la stima della sicurezza nei confronti del collasso" evidenzia la Commissione.
"La procedura, in altre parole, è utile per quanto concerne gli stati limite di servizio ma di poco significato per quanto concerne gli stati limite ultimi. Tale procedura era applicata al viadotto Polcevera ed è ancora applicata all'intera rete di opere d'arte di Aspi" ha spiegato la Commissione.
Crollo ponte Morandi: la replica di Autostrade
Poche ore dopo la pubblicazione della relazione del Mit arriva la replica di Autostrade per l’Italia che evidenzia come il documento “non tenga in alcun conto gli elementi di chiarimento forniti dai tecnici della Concessionaria nel corso delle Audizioni rese su richiesta della Commissione”.Inoltre, sostiene Aspi, “le responsabilità ipotizzate dalla Commissione a carico di Autostrade per l'Italia non possono che ritenersi mere ipotesi ancora integralmente da verificare e da dimostrare, considerando peraltro che il comportamento della Concessionaria è stato sempre pienamente rispettoso della legge e totalmente trasparente nei confronti del Concedente”.
Per quanto riguarda la presunta "minimizzazione" degli interventi di manutenzione contestata alla società, Autostrade per l'Italia ha sottolineato nella nota di “aver speso circa 9 milioni di euro negli ultimi 3 anni e mezzo per aumentare la sicurezza del ponte e che nel periodo 2015-2018 sono stati realizzati sul ponte ben 926 giorni-cantiere, pari ad una media settimanale di 5 giorni-cantiere su 7. Circa la contestata interruzione di interventi strutturali sul viadotto dopo il 1994, a seguito della realizzazione di interventi molto importanti negli anni precedenti, la società ricorda - sulla base delle informazioni fornite dalle strutture tecniche - che gli interventi effettuati prima del 1994 erano essenzialmente correttivi di errori di progettazione e di costruzione del Ponte Morandi, superati appunto con l'intervento del 1994. Da allora la situazione è stata costantemente monitorata dalle strutture tecniche ed ha portato nel 2015 alla decisione di realizzare l'intervento di retrofitting del ponte”.
Aspi, infine, respinge le accuse di “mancata accuratezza del progettista nel valutare lo stato di conservazione degli stralli” e le accuse “sull'inadeguatezza delle procedure di controllo” dichiarando che tutte le operazioni sono state conformi agli obblighi di legge.
Genova: in arrivo (con ritardo) il DL Emergenze
Il ritardo nel percorso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Emergenze ha fatto pensare che ci fossero problemi sulle coperture finanziarie.Il Governo, però, in una nota ha smentito le notizie sulle presunte carenze di coperture finanziarie che sarebbero all’origine del ritardo nella sua pubblicazione, precisando che gli interventi in conto capitale sono integralmente finanziati.
Inoltre, il Governo ha assicurato che quelli di parte corrente sono integralmente finanziati per il 2018 e, in parte, per gli anni successivi. Per la parte residua, sarà data copertura nella prossima legge di bilancio, che sarà presentata al Parlamento il 20 ottobre.
Infine, il governo ha confermato che il Mef ha terminato le valutazioni di propria competenza e che il decreto legge sta per essere inviato al Quirinale.
Ricostruzione ponte: il commissario straordinario dovrà affidare i lavori
In risposta all’interrogazione del deputato Maurizio Lupi che chiedeva con quali provvedimenti il Governo intendesse scegliere i soggetti a cui affidare la ricostruzione del ponte, il Ministro Toninelli ha spiegato che il “commissario straordinario avrà il compito di porre in essere ogni azione necessaria per affidare i lavori necessari al ripristino del sistema viario colpito dal crollo di quel tratto dell'autostrada A10” dopo il dissequestro dell'area.Toninelli ha precisato che “il Governo non interviene direttamente nella scelta del contraente, ma si limita a porre al commissario vincoli normativi diretti ad evitare che la scelta determini indebiti vantaggi competitivi nel sistema delle concessioni autostradali. Anche il requisito delle “attestazioni Soa” verrà in concreto esaminato e risolto dal commissario nell'alveo del quadro normativo di riferimento”.