18/11/2021 - L’annullamento di un permesso di costruire in autotutela deve avvenire nei tempi previsti. L’Amministrazione deve inoltre condurre l’istruttoria con precisione e non può attribuire la mancanza di elementi fondamentali alle omissioni del privato.
È questo, in sintesi, il contenuto della
sentenza 7315/2021, con cui il Consiglio di Stato ha risolto il contenzioso sorto da un privato e un Comune che, dopo aver rilasciato il permesso di costruire in sanatoria, lo ha annullato in autotutela oltre i termini previsti dalla legge.
Permesso di costruire in sanatoria e annullamento in autotutela, il caso
Un privato ha ottenuto il permesso di costruire in sanatoria nel 2014, ma nel 2018 il Comune annulla in autotutela tale permesso sostenendo che fosse stato rilasciato sulla base di false dichiarazioni e omissioni.
A detta del Comune, il privato non aveva dichiarato che sull’area interessata dai lavori abusivi gravava un vincolo paesaggistico.
Il privato sosteneva che, essendo trascorsi più di 18 mesi (
oggi 12 mesi) dal rilascio del permesso di costruire in sanatoria, potesse ritenersi al sicuro da eventuali ripensamenti dell’Amministrazione.
Alle Amministrazioni è concesso un lasso di tempo per annullare in autotutela i propri atti. Secondo il Comune, tale termine può essere superato se il privato, non rilasciando le dovute informazioni, ha indotto l’Amministrazione all’errore.
Annullamento del permesso di costruire, quando è consentito
Il Tar ha dato ragione al Comune, ma il Consiglio di Stato ha ribaltato la situazione. I giudici del CdS hanno spiegato che, dal permesso di costruire in sanatoria del 2014 si evince che il Comune ha ritenuto di poter adottare l’atto di sanatoria sulla base di un’istruttoria.
Anche se il privato ha omesso la presenza del vincolo paesaggistico, il Comune ha condotto un’istruttoria e delle valutazioni indipendenti, dalle quali non è emersa la presenza del vincolo.
In sostanza, hanno sottolineato i giudici, manca il nesso causale tra l’omissione del privato e la decisione del Comune. Questo dignifica che il Comune ha commesso un errore che non dipende dalle dichiarazioni del privato.
Sulla base di queste considerazioni, il CdS ha accolto il ricorso del privato e revocato l’annullamento del titolo abilitativo in sanatoria.