
Equo compenso, i professionisti difendono la nuova legge
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Equo compenso, i professionisti difendono la nuova legge
CNI chiede un espresso richiamo nel correttivo al Codice. Fondazione Inarcassa invita ad aggiornare quanto prima il Decreto Parametri
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del 22/10/2024

03/10/2023 - Sull’equo compenso il Consiglio Nazionale Ingegneri esclude ritorni al passato pur dichiarandosi disponibile a migliorare la norma chiarendo meglio il rapporto tra la recente Legge e il nuovo Codice Appalti.
Secondo Fondazione Inarcassa, invece, l’applicazione della norma nei lavori pubblici non richiede correttivi.
Nonostante le leggi siano ormai vigenti, il dibattito sull’equo compenso delle prestazioni professionali è ancora piuttosto vivace.
Le norme in questione - ricordiamo - sono la Legge per l’equo compenso 49 del 21 aprile 2023 in vigore dal 20 maggio 2023 e il Codice dei Contratti Dlgs 36 del 31 marzo 2023 in vigore dal 1° luglio 2023.
“Il Codice - proseguono gli Ingegneri - privilegia gli affidamenti con offerta economicamente più vantaggiosa che si basino più su aspetti qualitativi che economici, arrivando a sostenere che questi ultimi possano anche non essere considerati tra i criteri di premialità”.
“Tuttavia - aggiunge il CNI -, notiamo che alcuni interlocutori si appigliano alla posterità della norma sull’equo compenso, come si evince ad esempio dal comunicato ANAC dell’8 agosto 2023, convinti del valore della Legge 49/2023. Per questo motivo - conclude il CNI - suggeriamo l’introduzione di un espresso richiamo all’equo compenso nel correttivo al Codice preannunciato dal Governo e dal Parlamento”.
Ricordiamo che nel comunicato dell’8 agosto, Anac ha avvertito che “sull’equo compenso ci sono disposizioni potenzialmente contrastanti” e ha annunciato di stare lavorando per arrivare “ad una soluzione concordata, e potenzialmente pure ad un intervento normativo, anche per sminare il rischio di contenzioso”.
“Prima - sottolineava ad agosto il Presidente di Anac Giuseppe Busìa -, sulle tariffe di gara si potevano effettuare i ribassi. Mentre ora, con la Legge 49/2023, l’equo compenso diventa il minimo inderogabile, che va a base di gara, di fatto annullando la gara. Questo comporta il rischio di un aumento di costi, svuotando di fatto la concorrenza”.
A difesa della recente normativa sull’equo compenso, ieri è intervenuta anche Fondazione Inarcassa: “la disciplina dell’equo compenso è in vigore da soli 4 mesi, eppure già registriamo il tentativo di indebolire la portata di una norma che nasce per riequilibrare il potere contrattuale dei professionisti rispetto a P.A., banche, assicurazioni e grandi imprese” - ha detto il Presidente Andrea De Maio.
“Abbiamo convintamente chiesto e sostenuto questo provvedimento perché argina lo scempio del lavoro professionale gratuito e delle gare con valore a base d’asta di un euro, consolidando un principio di civiltà giuridica che tutela l’interesse collettivo alla qualità delle prestazioni professionali”.
Anche Fondazione Inarcassa richiama un pronunciamento di Anac, con il quale però è d’accordo: si tratta della “delibera 343 del 20 luglio scorso che contesta l’operato di una Stazione appaltante per non aver tenuto conto delle novità apportate dalla legge 49/2023 sull’equo compenso”.
Una delibera che va nella direzione di tutelare i progettisti perché afferma, appunto, che “in base alla nuova disciplina dell’equo compenso recata dalla legge 49/2023, nei servizi di ingegneria e architettura non è consentita la fissazione di un corrispettivo inferiore rispetto a quello risultante dall’applicazione delle tabelle ministeriali”.
Ma cosa accade nella pratica? “Malgrado alcuni significativi passi in avanti, anche nei bandi pubblicati” Fondazione Inarcassa denuncia “il tentativo, mosso dai contraenti forti, di ridimensionare la portata della nuova norma. Va detto - prosegue la Fondazione - che l’equo compenso è già compatibile con il nuovo codice dei contratti, sia nel sottosoglia che nelle procedure di rilevanza europea. Difatti, negli affidamenti diretti va escluso il confronto competitivo sulla base dei preventivi, né è giustificabile il ribasso sui compensi determinati dall’applicazione dell’allegato I.13 del nuovo Codice, poiché il rispetto dei principi codicistici è garantito dal meccanismo di rotazione”.
“Parimenti, va garantita - spiega Fondazione Inarcassa - l’applicazione dell’equo compenso per i servizi di ingegneria e architettura di importo pari o superiore a 140.000 per i quali la norma prevede l’aggiudicazione con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa; è infatti possibile, ai sensi del comma 5 dell’art. 108 del nuovo Codice, limitare il confronto concorrenziale ai soli profili qualitativi delle offerte, azzerando il peso della componente di prezzo. Scelta quest’ultima che appare la più idonea a garantire sia un adeguato livello qualitativo dei servizi tecnici, sia il rispetto dell’equo compenso per i professionisti”.
“Riteniamo che questa sia l’unica applicazione possibile della norma, tanto più che non stiamo parlando dell’esecuzione di meri servizi standardizzati, ma di prestazioni intellettuali da cui dipende, soprattutto, la sicurezza dei cittadini”.
“Dobbiamo infine ricordare che l’approvazione della legge sull’equo compenso è avvenuta in primavera con il voto unanime del Senato e a larghissima maggioranza alla Camera. La Politica, in modo trasversale, ha intercettato un’esigenza reale di riequilibrio nei rapporti tra Committenti forti e liberi professionisti. Non possiamo più consentire che le pressioni di alcuni poteri forti mettano nuovamente in discussione l’interesse collettivo alla qualità delle prestazioni professionali”.
“Anzi alla Politica chiediamo di compiere un ulteriore passo in avanti per rafforzare il principio dell’equo compenso con l’aggiornamento, quanto prima, dell’attuale decreto parametri, considerato che numerose prestazioni professionali, alcune anche legate al PNRR, non sono neppure in esso contemplate”, conclude il Presidente De Maio.
Secondo Fondazione Inarcassa, invece, l’applicazione della norma nei lavori pubblici non richiede correttivi.
Nonostante le leggi siano ormai vigenti, il dibattito sull’equo compenso delle prestazioni professionali è ancora piuttosto vivace.
CNI: ‘espresso richiamo nel correttivo al Codice’
La posizione degli Ordini è stata ribadita nel corso del 67° Congresso degli Ingegneri svoltosi la scorsa settimana a Catania. “Riteniamo che la norma sull’equo compenso, pur successiva al Codice dei Contratti, sia perfettamente in linea con esso” - ha spiegato Sandro Catta, Consigliere del CNI.Le norme in questione - ricordiamo - sono la Legge per l’equo compenso 49 del 21 aprile 2023 in vigore dal 20 maggio 2023 e il Codice dei Contratti Dlgs 36 del 31 marzo 2023 in vigore dal 1° luglio 2023.
“Il Codice - proseguono gli Ingegneri - privilegia gli affidamenti con offerta economicamente più vantaggiosa che si basino più su aspetti qualitativi che economici, arrivando a sostenere che questi ultimi possano anche non essere considerati tra i criteri di premialità”.
“Tuttavia - aggiunge il CNI -, notiamo che alcuni interlocutori si appigliano alla posterità della norma sull’equo compenso, come si evince ad esempio dal comunicato ANAC dell’8 agosto 2023, convinti del valore della Legge 49/2023. Per questo motivo - conclude il CNI - suggeriamo l’introduzione di un espresso richiamo all’equo compenso nel correttivo al Codice preannunciato dal Governo e dal Parlamento”.
Ricordiamo che nel comunicato dell’8 agosto, Anac ha avvertito che “sull’equo compenso ci sono disposizioni potenzialmente contrastanti” e ha annunciato di stare lavorando per arrivare “ad una soluzione concordata, e potenzialmente pure ad un intervento normativo, anche per sminare il rischio di contenzioso”.
“Prima - sottolineava ad agosto il Presidente di Anac Giuseppe Busìa -, sulle tariffe di gara si potevano effettuare i ribassi. Mentre ora, con la Legge 49/2023, l’equo compenso diventa il minimo inderogabile, che va a base di gara, di fatto annullando la gara. Questo comporta il rischio di un aumento di costi, svuotando di fatto la concorrenza”.
Fondazione Inarcassa: ‘aggiornare il Decreto Parametri’
A difesa della recente normativa sull’equo compenso, ieri è intervenuta anche Fondazione Inarcassa: “la disciplina dell’equo compenso è in vigore da soli 4 mesi, eppure già registriamo il tentativo di indebolire la portata di una norma che nasce per riequilibrare il potere contrattuale dei professionisti rispetto a P.A., banche, assicurazioni e grandi imprese” - ha detto il Presidente Andrea De Maio.“Abbiamo convintamente chiesto e sostenuto questo provvedimento perché argina lo scempio del lavoro professionale gratuito e delle gare con valore a base d’asta di un euro, consolidando un principio di civiltà giuridica che tutela l’interesse collettivo alla qualità delle prestazioni professionali”.
Anche Fondazione Inarcassa richiama un pronunciamento di Anac, con il quale però è d’accordo: si tratta della “delibera 343 del 20 luglio scorso che contesta l’operato di una Stazione appaltante per non aver tenuto conto delle novità apportate dalla legge 49/2023 sull’equo compenso”.
Una delibera che va nella direzione di tutelare i progettisti perché afferma, appunto, che “in base alla nuova disciplina dell’equo compenso recata dalla legge 49/2023, nei servizi di ingegneria e architettura non è consentita la fissazione di un corrispettivo inferiore rispetto a quello risultante dall’applicazione delle tabelle ministeriali”.
Ma cosa accade nella pratica? “Malgrado alcuni significativi passi in avanti, anche nei bandi pubblicati” Fondazione Inarcassa denuncia “il tentativo, mosso dai contraenti forti, di ridimensionare la portata della nuova norma. Va detto - prosegue la Fondazione - che l’equo compenso è già compatibile con il nuovo codice dei contratti, sia nel sottosoglia che nelle procedure di rilevanza europea. Difatti, negli affidamenti diretti va escluso il confronto competitivo sulla base dei preventivi, né è giustificabile il ribasso sui compensi determinati dall’applicazione dell’allegato I.13 del nuovo Codice, poiché il rispetto dei principi codicistici è garantito dal meccanismo di rotazione”.
“Parimenti, va garantita - spiega Fondazione Inarcassa - l’applicazione dell’equo compenso per i servizi di ingegneria e architettura di importo pari o superiore a 140.000 per i quali la norma prevede l’aggiudicazione con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa; è infatti possibile, ai sensi del comma 5 dell’art. 108 del nuovo Codice, limitare il confronto concorrenziale ai soli profili qualitativi delle offerte, azzerando il peso della componente di prezzo. Scelta quest’ultima che appare la più idonea a garantire sia un adeguato livello qualitativo dei servizi tecnici, sia il rispetto dell’equo compenso per i professionisti”.
“Riteniamo che questa sia l’unica applicazione possibile della norma, tanto più che non stiamo parlando dell’esecuzione di meri servizi standardizzati, ma di prestazioni intellettuali da cui dipende, soprattutto, la sicurezza dei cittadini”.
“Dobbiamo infine ricordare che l’approvazione della legge sull’equo compenso è avvenuta in primavera con il voto unanime del Senato e a larghissima maggioranza alla Camera. La Politica, in modo trasversale, ha intercettato un’esigenza reale di riequilibrio nei rapporti tra Committenti forti e liberi professionisti. Non possiamo più consentire che le pressioni di alcuni poteri forti mettano nuovamente in discussione l’interesse collettivo alla qualità delle prestazioni professionali”.
“Anzi alla Politica chiediamo di compiere un ulteriore passo in avanti per rafforzare il principio dell’equo compenso con l’aggiornamento, quanto prima, dell’attuale decreto parametri, considerato che numerose prestazioni professionali, alcune anche legate al PNRR, non sono neppure in esso contemplate”, conclude il Presidente De Maio.